Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Numero Zero, un piccolo libro che schiaffeggia il giornalismo italiano a partire dal metodo Boffo

Il 6 giugno del 1992 moriva Martin Goodman editore americano che ha curato una miriade di riviste, libri tascabili,fumetti, e noto al grande pubblico per aver lanciato la madre della Marvel Comics. No, numero zero non è un fumetto, ma neanche il tipico romanzo al quale ci ha abituato nel corso della sua lunga attività culturale Eco. Breve, semplice, e di facile ed immediata lettura, un romanzo che inizia il 6 giugno del 1992, anno drammatico per la storia d'Italia, che pare aver già rimosso dalla propria memoria, salvo qualche foto e ritualità sussistente. Romanzo che è stato recensito diverse volte, forse senza neanche averlo letto, che prende letteralmente a schiaffi il modo di fare giornalismo in Italia,  giornalismo che non ha reagito ma applaudito questo romanzo, similmente per come accaduto con l'oramai ex Presidente della Repubblica all'atto del suo discorso di insediamento, un discorso con il quale schiaffeggiava i parlamentari e questi reagivano applaudendo. Certo, si dirà, si denuncia quello che è accaduto in quel periodo temporale, ma siamo certi che le cose sono cambiate? Che è mutato il modo di fare informazione? Eppure il noto metodo Boffo risale al 2009 d'altronde se il giornale intorno al quale ruoterà tutta la vicenda si chiamerà il "Domani" un motivo ci sarà.
Si rimpiange la Milano d'altri tempi, dai canali non più visibili, dalle balconate che ricordavano Napoli pur non essendo Napoli, ma la trasformazione del dopoguerra ha profondamente cambiato la fisionomia di Milano. Si criticheranno scrittori che in Italia sono stati elevati sull'altare della massima gloria, come D'Annunzio, definito, giustamente a parer mio, come “cattivo scrittore” e ci sarà un cinismo che non può lasciare indifferenti. Si decide di reclutare una squadra di perdenti ed illusi, precari che sperano di aver trovato finalmente la via giusta per il loro sogno o lavoro, per un giornale che non dovrà mai uscire, ma questo loro non lo sapranno mai, salvo il protagonista del libro e la ragazza di cui si innamorerà alla quale svelerà questo segreto, ma per i soldi si decide di stare al gioco per poi partire e mollare tutto, salvo imprevisti, imprevisto che arriverà, in modo anche fugace, forse perché Eco non vedeva l'ora di finire questo libro. Giocare con le illusioni altrui, i sogni altrui, reclutare perdenti, etica inesistente, è la realtà che sussiste oggi giorno. In un giornalismo, salvo le dovute eccezioni, che crea la notizia perché così ha deciso il finanziatore ed il finanziatore lo ha deciso per tutelare i propri interessi, decidendo cosa o non cosa debba essere pubblicato, ma il giornale si trova a doversi confrontare con una sorta di partita di ping pong, perché fino a quando i lettori decidono di partecipare al gioco della notizia che notizia non è, ad essere condizionati dai media senza usare il proprio cervello, ebbene la partita può continuare, ma quando il lettore raggiungerà lo stato di consapevolezza ponendosi semplicemente delle domande,forse tutto questo verrà meno. D'altronde non è un mistero che esiste una chiara regia nell'informazione del sistema, con una puntualità degna del miglior  orologio svizzero,  decidono quale deve essere la notizia delle notizie, quale invece la notizia che notizia non è diventata che deve semplicemente sparire. Sincronismo del potere mediatico. 
Ma il giornalismo è fatto anche di dossier, dossier per ricattare perché tutti i potenti e meno potenti hanno sempre qualche scheletro nell'armadio, e se questo non sussiste lo si può sempre creare fomentando dubbi e sospetti determinanti per la via del ricatto. Vi sarà molto di reale, ma molto anche di mera finzione letteraria. 
Come l'oramai noto caso, per chi ha letto il libro, del sosia di Mussolini, perché a piazzale Loreto sarebbe stato esposto il falso Mussolini, all'insaputa dei partigiani, quello vero invece era riuscito a fuggire in Argentina o nel Vaticano per poi dover essere esposto come simbolo del rinascente fascismo che nel '69 è fallito per un soffio con quella strategia della tensione che verrà sfiorata nel libro, senza nulla aggiungere a quanto già noto incluso il caso di Peteano, evento fondamentale nella strategia della tensione perché segna una rottura importante che nel libro viene presentata come un fatto tipico della strategia della tensione per dare la colpa alla solita sinistra. 
In realtà, a parer mio,  la bomba di Peteano è stata una guerra all'interno dello Stato tra apparati dello stesso Stato, ed i carabinieri sono stati colpiti proprio perché carabinieri, a partire dalla scoperta non casuale del deposito di Aurisina,usato principalmente da forze fasciste. 
Comunque sia va dato il merito ad Eco di essere riuscito in poche pagine ad inculcare piccole ma importanti informazioni sulla strategia della tensione, Gladio, servizi ecc, che possono raggiungere la massa con estrema facilità. Insomma un piccolo libro, un piccolo romanzo che offre diverse riflessioni e che se fosse stato scritto probabilmente da qualche altro scrittore, meno noto rispetto ad Eco, forse sarebbe stato anche ignorato se non fortemente criticato proprio da quella stampa, o meglio sistema di stampa, che il libro attacca. Probabilmente siamo al punto zero della libertà d'informazione in Italia,  pur essendo un libro ambientato nel 1992, nonostante gli appelli retorici successivi ai fatti di Parigi, internet certamente può essere un vero terremoto in tal senso, cosa che è stata compresa e per questo è finito e continuerà a finire nella rete della censura a partire dall'oblio...

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