Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Togliatti scrisse il 30 aprile del 1945: “il vostro dovere è accogliere le truppe di Tito come liberatrici”

Il 30 aprile 1945 la direzione del Partito Comunista d'Italia, inviava un comunicato ai lavoratori ed alle lavoratrici di Trieste dopo che era giunta voce, come ribadita anche da radio Belgrado, che Trieste, come poi accadrà, stava per essere liberata dai partigiani Jugoslavi. Palmiro Togliatti così scriverà il 30 aprile del 1945: “il vostro dovere è di accogliere le truppe di Tito come truppe liberatrici e di collaborare con esse nel modo più stretto per schiacciare ogni resistenza tedesca o fascista o condurre a termine al più presto la liberazione della vostra città.
Evitate ad ogni costo di essere vittime di elementi provocatori interessati a seminare discordia tra il popolo italiano e la Jugoslavia democratica. 
Italiani e Jugoslavi hanno oggi un compito comune: quello di schiacciare le ultime resistenze tedesche e farla finita per sempre con il fascismo.
Se sapremo lavorare e combattere insieme per questo, se sapremo punire noi stessi i responsabili dei delitti commessi dal fascismo contro la Jugoslavia, riusciremo senza dubbio a risolvere in comune tutte le questioni che interessano i due popoli nel reciproco rispetto delle due nazionalità”.
Un documento prezioso, che riconosce ai partigiani Jugoslavi il ruolo determinante di liberatori ed invitava gli italiani a mobilitarsi per punire e reprimere e sanzionare tutte quelle violenze compiute per quell'italianità forzata che ha comportato una vera e propria pulizia etnica contro serbi,sloveni, croati e montenegrini e non solo in tutto il Friuli Venezia Giulia e zone limitrofe.

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