Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Gli omaggi della Camera dei deputati al Presidente Josip Broz Tito

Seduta del 6 maggio 1980, la Presidente Iotti si leva in piedi e con lei i deputati ed i membri del Governo. Debutterà con queste parole: “Onorevoli colleghi, la morte del Presidente Tito riempie il nostro animo di commozione e di profondo rammarico .Credo che questi siano i sentimenti comuni alla nostra Assemblea e agli uomini di pace e di progresso dinnanzi al compiersi di una esemplare vicenda umana e politica. Di questi sentimenti vogliamo rinnovare, ora e qui, la testimonianza all'amico popolo di Iugoslavia .Tito rientra nella storia del mondo moderno non solo come il capo di un popolo in lotta per la sua liberazione e indipendenza, ma anche come la guida di un paese che afferma, fra difficoltà e asprezze, la propria identità nazionale e cerca una strada originale per il proprio progresso”. Continuerà ricordando il ruolo di Tito, quale il suo essere “rivoluzionario e statista, Tito è stato il protagonista del travagliato ma ricco processo di affermazione di un'autonoma esperienza di socialismo fondata sui princìpi dell'autogestione”. Concluderà affermando che “nel rinnovare il nostro commosso cordoglio all'Assemblea della Repubblica federativa di Iugoslavia, auspichiamo che il popolo iugoslavo possa proseguire, in piena autonomia ed indipendenza, nel solco aperto dall'opera e dall'intelligenza del presidente Tito, il cammino sulla strada di progresso economico e civile ; e continui ad essere un grande punto di riferimento nell'interesse della pace in Europa e nel mondo”. Nel resoconto stenografico si leggerà: “Segni di generale consentimento. In questo momento di grande tristezza”. Prenderà, poi, la parola il democristiano Gaspari, ministro senza portafoglio, il quale ricorderà che “l'Italia si sente vicina ai popoli iugoslavi per la grave perdita che li ha colpiti e che li ha resi orfani di un uomo che aveva saputo condurre il suo paese lungo una direzione originale, sempre teso alla salvaguardia della sua indipendenza e alla ricerca del suo benessere. 
Gli va in parte riconosciuto il merito di aver attribuito una importanza prioritaria al superamento delle conseguenze di un passato drammatico e di essersi adoperato con tutto il peso della sua autorità per l'instaurazione di un nuovo clima tra le due sponde dell' Adriatico, non solo sul piano delle relazioni politiche, ma anche su quello dei contatti umani.
 I risultati di questa azione, cui collaborarono uomini eminenti di entrambi i paesi sono ora dinanzi ai nostri occhi. Sulla base dei princìpi dell'atto che ad Helsinki concluse la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione europea, princìpi ribaditi, per quanto più direttamente ci riguarda, nel preambolo del trattato di Osimo, Italia e Iugoslavia hanno felicemente stabilito un modello esemplare di pacifiche e costruttive relazioni fra paesi governati da differenti sistemi socio-politici . Consolidare e sviluppare tale modello costituisce il migliore tributo che possiamo rendere alla memoria di Tito”. 
Poi, come è noto, la storia ha preso una piega diversa con il tracollo della Jugoslavia e con le immani responsabilità occidentali come emerse in tal senso.



fonte foto CNJ

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