Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gorizia una tendopoli in città per profughi, tra indifferenza e solidarietà

Dovrebbe essere un caso nazionale, se non oltre, invece è relegato alle semplici cronache locali, al massimo regionale. Quello che è accaduto prima sulle rive dell'Isonzo ed ora a Gorizia città è un qualcosa di semplicemente incredibile. Le prime segnalazioni sono pervenute ai primi di agosto 2014. Diverse persone fuggite dalla guerra, dalle persecuzioni, prevalentemente dall'Afghanistan ma anche dal Pakistan, sono state costrette ad accamparsi sulle rive dell'Isonzo perché non esistevano, o meglio non si è voluto provvedere a trovare soluzioni dignitose per l'accoglienza. Passano le settimane, e quando il caso diventa insostenibile, per ovvie ragioni di sicurezza e di autotutela, vista la pericolosità della situazione, una parte delle Istituzioni, la Provincia di Gorizia, andando contro tutti, contro ogni indifferenza, si mobilita. Non si poteva più continuare a non vedere, nonostante quella situazione fosse sotto gli occhi di tutti per settimane. In pochi giorni, nella città di Gorizia, si realizza una piccola tendopoli. Ed ovviamente le critiche e le infamate non sono mancate. Da chi criticava i profughi richiedenti asilo e non, per il solo fatto che fossero in possesso di un telefono cellulare, e dunque, per tale motivo, ritenuti come benestanti e non meritevoli di aiuto, o peggio ancora perché con il telefono possono chiamare una sorta di esercito di profughi da tutto il pianeta per invadere Gorizia, a chi ha fomentato il caso tubercolosi invocando la quarantena. Sì, è vero, vi è stato un caso, ma, dopo i dovuti controlli e le dovute verifiche, è emerso che è rimasto isolato. Quasi un centinaio di persone, che fuggono dalla guerra, quella guerra che il Papa, in via complessiva, ha definito come una follia, nella sua recente visita a Redipuglia, e comunque non si capisce quale altra definizione si potesse dare della guerra, e dove un migliaio di persone hanno affrontato anche la pioggia per ascoltare questo messaggio. Eppure la follia della guerra, ancora una volta, nel Confine Orientale, è a portata di mano. Persone fuggite dalla guerra, giunte in un Paese che non ha saputo dare accoglienza minima, roba da quinto mondo, altro che Paese civile. Ma a queste provocazioni ed alle risposte reazionarie, si è mobilitata positivamente la Provincia ma soprattutto la gente comune. E' nato un gruppo facebook che ha chiamato quel campo  A me Importa Campo Francesco, per rispondere, provocatoriamente o meno, alle parole del Papa ed all'indifferenza della gente e di buona parte delle Istituzioni. Vi è che propone la creazione di un corso di italiano,chi mette a disposizione la propria professionalità di infermiera per medicazioni, consigli ecc, chi invita ad organizzare attività di volontariato a turni, chi porta cibo, chi indica quali beni sono necessari, fette biscottate- biscotti- the (bustine) - latte , tutto il cibo, tranne maiale ed alimenti con presenza di gelatina, non alcolici, dentifrici,asciugamani, carta igienica, secchi per lavare vestiti, detersivi per lavare vestiti,e soprattutto mutande. Roba da non credere, eppure sta accadendo a pochi passi dal centro di Gorizia. Si dice che questo non è il momento delle polemiche, in parte è vero, ma una cosa del genere non può e non deve rimanere come semplice notizia di cronaca locale. Possibile che non si riesce a dare un tetto a queste persone fuggite dalla guerra? Dalle persecuzioni? Possibile che nel 2014 in Italia ci si trova ancora a dover commentare situazioni del genere? Quante sono, ad esempio, le strutture alberghiere, vuote in questo periodo? Perché non si è registrata la stessa apertura la stessa solidarietà,come accaduto per esempio in Emilia ed in Romagna, per i recenti fatti di terremoto? Forse perché sono non italiani? Forse perché sono poveri e puzzolenti e barbari stranieri fuggiti da una guerra determinata anche dalle politiche occidentali?  Forse perché ci si scandalizza di più per le vicende che possono riguardare un qualsiasi animale che per quella di una persona? Il Governo, la politica nazionale, i media nazionali, perché ignorano ciò che accade a Gorizia? 


fonte foto: A me Importa Campo Francesco

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