Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Trentatré petali di rosa



Le rose, della rosa, alla rosa, la rosa, o rosa, con la rosa . Ho conosciuto nello studio la rosa nella sua declinazione, in quel latino madre imposta della cultura che per storia e tradizione appartiene a queste terre. Ho conosciuto il suo profumo tra le campagne siciliane ed i promontori calabresi sino al confine d'Oriente pur vivendo in Occidente. Rosa che sorge spesso lì ove tramonta il sole dell'umanità, tra terre aride, terre violente, terre di rosa, terre di odio, terre di conquista, terre della contesa disumana. Ma esiste anche la rosa dell'occulto che tramite il codice del triangolo della rosa ti conduce nel culto del mistero. Dovrai manifestare gratitudine, esprimere compiacimento, vivere con il dubbio dopo aver sfiorato uno dei trentatré petali misteriosi e silenziosi della addivenire venerabile rosa. Dovrai  essere presente nelle canzoni, nei libri, nella musica e nel silenzio, sarai presente nei riti, nella religione e nella tradizione, sarai presente nell'arte e nei venti dei venti, ma sempre di parte, una parte che reciti con la maschera dell'umana onnipotenza seduta sul trono dell'apparenza e vuota penitenza.

Rosa bianca come la conoscenza ed il dogma dell'architetto superiore temuto dal debole,voluto dal forte,
nera come quel destino che giostra con la sapienza,
blu come la fedeltà,
rosa come l'unione tra eterno e mortale,
rossa come il sangue della fratellanza,
gialla come quello zolfo razionale che trascende verso il sé per il sé
Trentatré petali di rosa, perché tu possa essere nel non essere, trentatré petali di rosa perché tu possa nel rito secolare osannare
tra spada ed altare
tra il Libro e colonne portanti
quella fatica che ha inizio e non fine
se non il fine della veggenza
disegnato dal compasso senza tempo
e protetto dal grado della squadra
che arde ogni volere
a cui ora appartieni sino al sospiro ultimo per divenire il primo.
Simbolo del falso amore mortale,
simbolo del potere infinito apicale
potrai sempre ed in ogni sempre
accecare la gemma, occhio della rosa,
per l'amen del triangolo nel pugno della rosa.
Ed urlerai con la voce dell'eco della ribellione
né rose, né della rosa, né alla rosa, né la rosa, né con la rosa
perché la vita osa, osa la libertà nella consapevole sapienza
stringendo nel pugno la forbice della verità.


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