Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Trieste lo stato d'assedio del 1902 e lo sciopero anarchico e dei fuochisti

Non comprendo perché a Trieste, e non è la prima volta che scrivo su questo argomento, non esiste una targa, non esiste nulla, nel luogo fisico dove hanno trovato la morte i lavoratori, che ricordi i fatti del febbraio del 1902. Facendo una ricerca negli archivi storici di alcuni giornali disponibili in rete sono emerse delle questioni interessanti. Quello che è passato alla storia come il noto sciopero dei trecento fuochisti delle navi del Lloyd, del febbraio 1902, in realtà è stato un fenomeno molto più complesso ed articolato. E' vero che si protestava e scioperava in particolar modo per il pagamento dello straordinario, per una diversa regolamentazione dell’orario di lavoro, per la riduzione dei turni di guardia notturna durante le soste dei piroscafi nel porto. La tensione saliva, i cittadini abbracciarono la causa dei lavoratori ma i colpi di fucile della 55^ brigata di fanteria, lo stato d’assedio proclamato, la conseguente legge marziale, il timore di un’insurrezione aperta contro il potere imperiale e la volontà di Vienna di conferire l’esempio, mutò quello sciopero, quella protesta, in una tragedia. Decine di morti. Decine di morti contro lo sfruttamento nel lavoro ma che si concluse in parte con la vittoria, pagata a caro prezzo, per i lavoratori. In quel periodo, che corre tra il 10 febbraio ed il 17 febbraio del 1902, a Trieste si abbatteva una tempesta quasi perfetta. Morì anche un operaio che si scontrò contro una trave per le forti raffiche di bora, addirittura si riportava la notizia di un rovesciamento di una locomotiva e da tre giorni l'intera vita commerciale della città era sospesa. Il 14 febbraio del 1902 vi sarà lo sciopero dei gassisti si parla di 16 mila scioperanti con bandiere rosso o nere, ai quali si aggiunsero macellai, fornai,impiegati delle tranvie. Nessun giornale veniva pubblicato, l'illuminazione elettrica era sospesa, anche le scuole erano in fermento, ma le fucilate delle truppe austriache avvennero in piazza della Borsa, in piazza Verdi; in piazza della Borsa sarebbero state causate da un lancio di un sasso in piazza Verdi dalla piena di curiosi che non fecero nessuna provocazione.


I negozi erano chiusi per lutto ,anche a Gradisca si scioperava per solidarietà con gli operai di Trieste. Vennero ferite anche delle donne durante il violento stato d'assedio in cui si trovava Trieste, dove come riporta la cronaca di quel tempo, dominavano per le strade le bandiere dell'anarchismo ma non si comprendeva da dove nascesse questo fermento,  si escludeva l'ipotesi di Vienna, ma veniva denunciato più volte però il fatto che Trieste era il focolare delle aspirazioni sovversive e che le agitazioni di quel febbraio fossero anarchiche.  Solo 17 febbraio la città ritornerà alla normalità anche se continuava lo stato di assedio con l'invio di navi da guerra che veniva minacciato sino al mese di maggio. Il Piccolo poteva anche ora uscire, dopo una forte censura esercitata da parte delle autorità austriache e si riportava la notizia, il 18 febbraio del 1902, che una copia del Piccolo doveva essere consegnata alla polizia austriaca altrimenti rischiava una pesantissima multa. Piccolo che denunciava l'assoluta inesistenza della libertà di stampa, di riunione ed associazione ed il respingimento di assembramenti al cimitero da parte delle truppe austriache nei confronti degli operai che portavano l'ultimo saluto ai loro compagni ed ai caduti per mano militare e repressiva ricordando anche che alcuni individui sospettati di anarchismo venivo denunciati ed arrestati senza sosta, si segnalava anche l'arresto dell'anarchico Giuseppe Bronzi di Ascoli Piceno, ma anche di altri anarchici di Trieste e di Gorizia o simpatizzanti con l'anarchia solo per aver invocato questa pubblicamente a sostegno delle lotte operaie. Il consiglio comunale di Firenze il 20 febbraio del 1919 approvava all'unanimità un documento di solidarietà per Trieste contro la brutalità austriaca, conferendo l'assegno di mille lire la cui rendita annuale veniva data in premio agli alunni delle scuole elementari di Trieste che “farà miglior prova nella lingua italiana”. Anche gli studenti universitari di Genova inviano un comunicato di solidarietà alla città di Trieste, a cui si aggiunsero anche altri comunicati provenienti da Milano e da diverse parti d'Italia. Insomma uno sciopero anarchico,uno sciopero che ha coinvolto migliaia di lavoratori, che ha coinvolto e travolto, con la partecipazione attiva, l'intera città e represso brutalmente dall'esercito austriaco. Forse sarebbe il caso, di ricordare, a dovere, quell'evento, e quell'azione barbara e violenta repressiva contro i triestini, contro i lavoratori e contro gli anarchici che lottavano per l'umanità e contro ogni brutalità.


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