Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

1924/26: D'Annunzio e Mussolini, tra reciproci elogi,onori e cortesie ed abbracci

Erano gli anni dell'omicidio Matteotti, della annessione di Fiume all'Italia,delle prime leggi fascistissime, delle cittadinanze onorarie riconosciute a Mussolini, dell'inizio di diversi processi di italianizzazione, si parlava molto delle violenze del fascismo e dei fascisti, si scriveva e si denunciava che non si poteva non vedere quello che stava accadendo, ci si interrogava sul ruolo della opposizione, sul ruolo degli intellettuali, dell'ambiguità di alcuni e della complicità di altri. Molti confidavano nel silenzio, speravano che il silenzio di alcuni intellettuali fosse sinonimo di antifascismo, ma così non sarà per D'Annunzio, per esempio.

Il viaggio di Mussolini a Gardone, scriverà l'Unità di quel tempo, “non ha solamente il significato di omaggio a D'Annunzio,ma ha soprattutto significato politico”. Ed emergerà tutta le delusione sia dei costituzionalisti che degli antifascisti, che a quanto pare ancora si rifiutavano,probabilmente per ragioni di opportunismo, di inquadrare D'Annunzio nella sua reale veste, si leggerà che il silenzio di D'Annunzio dopo la marcia su Roma, nonostante alcuni suoi gesti per nulla ambigui, “ aveva riaperto il cuore dell'antifascismo. L'incontro odierno toglie ai costituzionalisti definitivamente la speranza di un D'Annunzio antifascista”. Il Giornale d'Italia scriverà, a tal proposito: “mentre Mussolini rappresenta il fascismo al governo, D'Annunzio rappresenta il popolo dei combattenti.(...) D'Annunzio non ha mai compiuto atti di ostilità contro il governo fascista”.

Verrà poi pubblicata anche una nota di D'Annunzio, per Mussolini, sull'Unità per ringraziarlo della nomina a Principe di Montenevoso, accompagnandola con doni, e si concluderà con un “ti abbraccio”.

Il 23 aprile 1924 , in merito alla morte di Eleonora Duse D'Annunzio invierà un telegramma pubblico, pubblicato sull'Unità ove si evincerà la richiesta del poeta guerrafondaio a Mussolini affinché sia lo Stato italiano a sue spese, a curare la restituzione della salma e Mussolini risponderà tempestivamente accogliendo le richieste di D'Annunzio ed anche questa nota si concluderà con un “ti abbraccio” pubblico ma questa volta da parte di Mussolini verso D'Annunzio.

Si pubblicherà, una lettera, datata 14 febbraio, ove si ricorderà che l'avvocato Gianturco ha tenuto al gruppo fascista Oberdan una conferenza intorno a Fiume si scriverà che l'oratore ha dimostrato la “perfetta concordanza dell'opera del poeta prima e di Mussolini dopo per Fiume “e si annoterà che “nel 1921 le prime squadre fasciste cantavano per D'Annunzio e Mussolini eja eja alala”.

E' interessante notare come, tra le diverse informative che riportava l'Unità, in merito all'attività dei fascisti, si segnalava il 28 ottobre 1925 l' inaugurazione della sede di un gruppo fascista dedicata a “D'Annunzio”, nel milanese.

Oppure si segnalerà un comunicato del governo fascista, del 22 giugno 1926, il quale deciderà di procedere alla costituzione dell'Istituto nazionale per la pubblicazione dell'Opera Omnia di D'Annunzio sotto l'alto patronato di Mussolini. Per la pubblicazione dell'opera omnia si è costituita una società con un capitale pari a sei milioni, cifra enorme per l'epoca, e D'Annunzio salutò, ovviamente, positivamente il tutto, con cinque colpi di cannone inviando telegrammi di ringraziamento al Re ed a Mussolini. D’Annunzio verrà rappresentato, nel Consiglio di amministrazione, dal figlio Gabriellino.



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