Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Scuola: se un docente è transessuale, il caso di Trieste


A Trieste farà certamente discutere il caso di una supplente che si è presentata a scuola, vestita da donna. Ciò perché, purtroppo, siamo ancora indietro con l'accettazione della diversificata identità di genere. Uso il lei, perché la persona in questione pur non avendo modificato l'anagrafe, che risulta essere ancora oggi al maschile, come comunicato nell'articolo del Piccolo del 29 maggio 2014, si definisce transessuale. Transessuale è la persona che sente in modo persistente di appartenere al sesso opposto e, per questo, compie un percorso di transizione che generalmente, ma ciò non è mica obbligatorio, si conclude con la riassegnazione chirurgica del sesso. Il termine si declina al femminile (“la” transessuale) per indicare persone di sesso biologico maschile che sentono di essere donne (MtF - Male to Female) e al maschile (“il” transessuale) per indicare persone di sesso biologico femminile che sentono di essere uomini (FtM - Female to Male). Per travestito, invece, si indica la persona che abitualmente indossa abiti del sesso opposto, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale o identità di genere. Essendosi, per come emerso, la persona in questione, definita transessuale, il lei, è d'obbligo, come segno di rispetto per l'identità di genere ivi considerata. Ovviamente, le reazioni negative non sono venute meno. Le critiche principali andavano dallo stupore degli studenti, da chi si è messo a ridere a chi avrebbe affermato che in ambito scolastico è inopportuno vestirsi da donna se si è uomini. In controtendenza, è andata invece la dirigente scolastica della scuola in questione. Inopportuno è il fatto che in Italia non si applichi in modo concreto e deciso la Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, predisposta e coordinata dall’UNAR, in collaborazione con le diverse realtà istituzionali, le Associazioni LGBT e le parti sociali. Eppure, a quanto pare, vi sono Paesi che sono più avanzati rispetto all'Italia. Penso all'India, ove recentemente la Corte Suprema indiana ha riconosciuto il diritto dei transessuali a essere considerati come «terzo sesso».  In Italia, invece, vige e domina spesso ignoranza  e cultura  reazionaria che favorisce l'odio e l'omotransfobia, spesso con la complicità anche delle istituzioni. La Raccomandazione CM/Rec(2010)5, più volte richiamata nella citata Strategia, ignorata in molte scuole, il Comitato dei Ministri ha rimarcato che le persone LGBT sono state vittime per secoli di intolleranza e di discriminazione, anche all’interno delle loro famiglie, ivi compreso sotto forma di criminalizzazione, marginalizzazione, esclusione sociale e violenza. Di particolare importanza è il richiamo al principio secondo il quale non può essere invocato nessun valore culturale, tradizionale o religioso, né qualsivoglia precetto derivante da una “cultura dominante” per giustificare il discorso dell’odio o qualsiasi altra forma di discriminazione, ivi comprese quelle fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Per quanto attiene alle discriminazioni nei confronti delle persone transessuali e transgender, è il caso di ricordare, a chi invoca la non opportunità di essere se stessi, che la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, con sentenza C-13/94 del 30 aprile 1996 ha riconosciuto che si applicano le disposizioni introdotte dalla Direttiva 1976/207/CE relativa alla parità tra uomo e donna (recepita in Italia con la Legge 9  dicembre 1977, n. 903, in seguito modificata e integrata dalla Legge 125 del 10 aprile 1991). Pertanto il campo d'applicazione del principio della parità di trattamento tra uomini e donne deve considerarsi esteso anche alle discriminazioni nei confronti delle persone transessuali e transgender. Insomma, in una Europa che svolta letteralmente a destra, anche in modo reazionario, che addirittura vedrà tra i seggi parlamentari un filonazista,che al Parlamento europeo, nato come processo unitario dopo la caduta del fascismo e nazismo, non dovrebbe proprio metterci piede, certamente non sarà un momento facile per i diritti civili in questione, ma nonostante il tutto questi vanno difesi e conquistati e respinti i pregiudizi e tutti i sentimenti che partoriscono, a causa di ignoranza e razzismo, semplicemente odio ed intolleranza.


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