La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Primo Maggio a Trieste, in piazza della Borsa fischia il vento delle tre A


A come anticapitalista, A come antifascista, A come anarcosindacalista. Era stato annunciato il Primo Maggio diviso a Trieste  e così è stato. Si parte da Campo San Giacomo, ed i pensieri non possono che correre alle cannonate contro gli operai di quel rione operaio che, nonostante il tutto, continua a rimanere anche in questo secolo fermo punto di partenza del Primo Maggio triestino.
Un Primo Maggio che ha registrato in Italia il nefasto suono dei manganelli. No, no siamo più al primo maggio del 1891 dove ai tre squilli di tromba seguivano le cavalcate della repressione ma anche la resistenza forte e tenace degli operai. Erano anni, si è perso il conto, che non si registravano in Italia scontri e repressione al corteo del Primo Maggio e non a caso accade a Torino, città che più di altre è il simbolo della nuova resistenza che si oppone all'arresto della lotta che corre contro ogni intimidazione e provocazione. Sono giunti anche a Trieste i rumori dell'eco del manganello e delle teste spaccate.
Hanno caricato il corteo a Torino diranno delle voci.
Sangue rosso in questo Primo Maggio, penserai in modo silenzioso. 
Superata Piazza della (dis)unità d'Italia lo spezzone conflittuale e che rivendica la dignità sociale pura va oltre.
Va oltre chi vuole il ritorno della tessera unica per l'esercizio della non democrazia sindacale.




Va oltre chi legittima il nefasto esistente. E saranno in tanti, in tanti con bandiere rosso e nere, no tav e no muos e Usi e Cobas e con cartelli di protesta a conquistare Piazza della Borsa tra chi faceva compere, in un giorno ove i negozi dovrebbero essere chiusi.
Tac.
Suono della mano che stampa sulle vetrine il senso dell'indignazione. 


Come quel suono accompagnato dal pennello e vernice bianca che ha cancellato una scritta fascista sui muri della città durante il corteo.
Primo Maggio è e non può essere che antifascismo, Primo Maggio è e non può essere che anticapitalista ed in questa giornata è stato, più di ogni altra cosa, a Trieste, anarcosindacalista.
Si è realizzato oggi un pezzo di storia nella vita del movimento triestino.
Non più banchetti in Piazza dell'Unità, ma megafono ed una riuscita assemblea pubblica in Piazza della Borsa che ha visto la partecipazione di diverse soggettività ed individualità.


Non più orecchie tappate od urla a chi tratta questo Primo Maggio come una sterile festa, ma voce urlante dignità e voglia di lotta in quella Piazza della Borsa ove anche il vento ha fischiato, fischiato voglia di libertà. Non era scontato che si riuscisse a presidiare e mantenere fermo un punto alternativo alla tradizionale Piazza dell'Unità.

Questo è un dato di fatto.
Questa è la realtà.
Erano più di cento, ed erano in tanti con mani nude e senza guanti, senza censure e celebrazioni, ma semplicemente con la determinazione di edificare a Trieste un nuovo Primo Maggio.


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