La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Dopo il giorno del ricordo arriverà quello della "restituzione" delle terre?




La nota Legge 30 marzo 2004, n. 92 che prevede, da dieci anni a questa parte, l'istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, oltre ad essere complessa, è anche pericolosa. Recentemente è stata presentata, dal M5S, una interrogazione scritta al Governo, ove si evidenzia, tra le varie cose quanto segue : "il “Giorno del Ricordo” può avere un senso se sono reperibili e disponibili i nomi e i cognomi delle vittime infoibate, le identità degli infoibatori e le identità dei profughi, oltre a dati su flussi e dispersione di questi ultimi, unici elementi in grado di raccontarci le loro singole storie e dare, così, un senso compiuto ad un concetto di Memoria che richiede impegno e risorse per poter essere trasmessa come valore nella società civile”. Lo scopo dell'interpellanza è quello di sapere se l’esecutivo intenda verificare la disponibilità pubblica di tutti i documenti sulle foibe, procedendo alla eventuale desecretazione di quelli che risultino ancora coperti da segreto di Stato con particolare riferimento alla Repubblica di Serbia. Un Paese che specula e spara cifre enormi, trattando i numeri, che dovrebbero esprimere l'identità di ogni singola esistenza, come noccioline, senza alcuna certezza, ed il tutto nel nome della presunta pacificazione sociale che dovrebbe aprire la via alla "memoria condivisa", dunque all'omologazione ed accettazione forzata del dogma imposto dal sistema. 
Un Paese normale prima di istituire qualsiasi giorno del ricordo dovrebbe, come minimo, vagliare con attenzione tutte le fonti e non solamente quelle di parte. Ma ciò non è accaduto e non accadrà. Insomma si è verificato un processo al contrario. Prima si istituisce una legge quale quella che istituisce il giorno del ricordo, nei cui passaggi parlamentari le cifre,con riferimento all'esodo, ruotavano intorno alle 350 mila unità, però poi si chiede di sapere se quella cifra corrisponda al vero o meno. Questione di serietà, cosa che l'Italia non conosce. Ma quella Legge nasce anche con un chiaro spirito irredentista. Spirito che è stato strumentalizzato e manovrato per legittimare l'entrata in guerra dell'Italia e la contestuale invasione di terre ove le pietre certamente non parlavano italiano. Lo scopo era esercitare l'egemonia in buona parte dell'Adriatico, uno scopo che doveva trovare legittimazione e da qui è partita tutta l'epopea culturale ed intellettuale,come cavalcata dai circoli di potere, che sotto il principio dell'Italia fisica, della superiorità della “razza italica” rispetto a quella “selvaggia dei barbari” ha determinato processi di violenza inaudita e neanche puniti. Durante il processo parlamentare che ha condotto all'approvazione della citata legge, vi sono stati alcuni interventi che devono essere segnalati e letti.

Il primo è quello del Senatore Servello di An : “Tornando al significato complessivo del «Giorno del ricordo», l'elemento decisivo mi sembra consistere nel fatto che la data prescelta sia il 10 febbraio, giorno del Trattato di Parigi che impose all'Italia la mutilazione delle terre adriatiche. Se invece, come avevano inizialmente proposto i vertici DS, fosse stata scelta la data del 20 marzo, giorno in cui partì da Pola l'ultimo piroscafo con la nostra gente, gran parte del significato storico-politico del «Giorno del ricordo» sarebbe probabilmente andato perduto”. Il secondo è quello del Senatore Pedrizzi sempre di AN : “Non si può nemmeno dimenticare, per carità di Patria, nemmeno per opportunità o meglio opportunismo politico la grave responsabilità della classe politica dirigente italiana nella rinuncia alla Zona B del mai nato territorio di Trieste. Questione che nel 1974 l'allora Presidente della Repubblica sbrigò con questa battuta: «Non faremo la guerra certamente per cinquecento metri di terreno» laddove si trattava di oltre cinquecento chilometri quadrati di terra italiana. Senza il Trattato di Osimo del 1975, infatti, oggi quelle terre sarebbero automaticamente italiane. Sarebbe bastato solamente che la nostra diplomazia di Governo avesse avuto il senso della Nazione oltre ad un minimo di lungimiranza politica in grado di farle intuire che qualcosa sarebbe cambiato…”. Interventi effettuati nel giorno 11 marzo 2004. 

Come ha avuto modo di rilevare il Senatore Basso, dei DS, che poi alla fine comunque voterà a favore di questa legge“ Si parte, magari come fa il senatore Servello, dalla richiesta della restituzione dei beni agli esuli, per poi magari pretendere la restituzione dei territori”.  Cosa è accaduto dall'approvazione di quella Legge ad oggi? Quali sono stati gli effetti? Equiparazione del comunismo o meglio del “titismo” a qualsiasi dittatura fascista o nazista o stalinista, superamento dell'ideologia, decontestualizzazione della storia, trasformazione della resistenza in banditismo, la liberazione di Trieste dal nazifascismo da parte dei partigiani jugoslavi in occupazione, ma soprattutto, l'aver usato la vicenda degli esuli più che quella delle foibe, per inculcare,nel corso degli anni, il convincimento che quelle terre”contese” erano italiane, per diritto falsamente naturale e storico. Che quelle terre istriane, dalmate e fiumane appartenevano agli italiani, i quali sarebbero stati cacciati, come animali, violentemente, da quella che è stata definita come “la loro casa”.  Pensieri ed informazioni sempre più omologati ed indirizzati verso questo indirizzo. Ciò è altamente pericoloso e nello stesso tempo rivela anche uno scopo possibile della legge del ricordo, ovvero fomentare e legittimare l'idea che l'Italia, fatta da brava gente, e povere vittime, ha subito una grave ingiustizia, che si pone in continuità con il concetto della vittoria mutilata, ed il passo successivo non potrà che essere, ovviamente, che quello della pretesa della restituzione delle citate terre, perché, come ancora oggi si continua, in modo falso, a ripetere, anche " le pietre parlavano italiano". Questi sono processi lunghi, occorrono anni per coltivarli, Il seme è stato gettato da tantissimo tempo, questa legge altro non ha fatto che favorire la diffusione di questa semina nazionalista, con tutti i mezzi a disposizione, dai media allo spettacolo, che un giorno potrà ritornare sempre utile.  Questo secolo, a dir poco turbolento, soprattutto per la rinascita di fuochi di carattere nazionalistico, non lascia ben certo sperare. Ed il tutto speculando sulla vita e la morte. Un Paese serio, che si professa come cultore della pace e garante del rispetto dei rapporti internazionali, abrogherebbe senza pensarci due volte una simile legge. 

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