Il primo maggio a Trieste ha un peso ed
un sapore diverso rispetto ad altre località italiane. Vuoi perché qui i lavoratori hanno
spesso ricevuto dure repressioni, dai fuochisti di Piazza della Borsa
sotto l'Impero Austro-Ungarico, fatto rimosso dalla memoria collettiva, ai lavoratori di San Giacomo presi a cannonate dalla Brigata Sassari. Una città che ha conosciuto diverse
sovranità, una città multiculturale ma che nello stesso tempo vive
l'omologazione della crisi sociale. A Trieste vige un silenzio, un silenzio
ammortizzato dal tampone previdenziale, certo, il primo datore di
lavoro è quello pubblico, ma son tanti ad aver perso il lavoro, son
tanti ad aver perso una speranza, son tanti a vivere nella latitanza di un futuro certo e sereno.Si partirà da Campo San Giacomo, come
sempre. Una partenza mattutina che vedrà
insieme sigle sindacali diverse, spesso opposte, migliaia di
individualità. Ma, forse per la prima volta a Trieste,e la prima volta in questo nuovo secolo, il corteo non terminerà più in modo “condiviso” innanzi alla
fontana dei quattro continenti di Piazza dell'Unità.
No.
Così come manca un continente a quella
fontana, mancherà una componente sociale e piazza dell'Unità non sarà più tale. Sarà la piazza disunita ovvietà oggi inevitabile. La goccia che ha fatto traboccare il
vaso della tolleranza è il pessimo accordo sulla rappresentanza
sindacale determinato dalle principali organizzazioni sindacali di questo Paese e rappresentative per Legge. Come rimanere ancora indifferenti verso tutto ciò? Accordo antidemocratico, accordo che
limita l'agibilità sindacale nei luoghi di lavoro, accordo che
riconosce il pieno esercizio della democrazia solo al più forte ed
il più forte è chi ha capitale e risorse economiche a disposizione,
è chi oggi non è più solo sindacato ma soggettività che vende o
sponsorizza prodotti finanziari, come fondi pensioni integrativi,
figli di quella disposizione normativa che consente ai lavoratori di poter
investire il proprio TFR nei fondi pensioni senza poter ritornare
indietro, spesso senza alcuna informazione, mentre se il TFR lo
mantieni nel sistema tradizionale avrai sempre la possibilità di
fare marcia indietro. Sindacato, con la sua non lotta, che ha fatto poco per evitare quella specifica pacificazione sociale che ha facilitato la riduzione drastica dei
diritti dei lavoratori, imposizione di nuovi obblighi, riduzione
degli stipendi, blocco degli scatti di anzianità, blocco del rinnovo
dei contratti, blocco di ogni principio, senza mai alzar veramente la
voce, senza mai protestare contro l'arresto dei diritti dei
lavoratori. Non ci sono più le condizioni per
ultimare il primo maggio nella stessa piazza ed insieme.
Non che prima ci fossero, ma ora,anche qui a Trieste, il limite è stato oltrepassato. A Trieste il gruppo anarcosindacalista,
ha lanciato la piazza alternativa, Piazza della Borsa. Probabilmente lì convergeranno tutte
le realtà di movimento e del sindacalismo non rappresentativo per
Legge, che non vogliono più condividere spazi e luoghi e cerimonie con chi si è reso complice, nel bene o nel male, della
situazione attuale vigente in Italia. Hanno demolito il pensiero critico nato
dal maggio francese. E' arrivato il momento ideale di un nuovo abbraccio
francese, a quella voglia di libertà che si può conseguire solo con
la via della coerenza e dell'umiltà ripudiando ogni complicità con
chi vuole la cogestione delle rappresentanze sindacali nei luoghi di
lavoro con il datore di lavoro, o meglio con i padroni. Questa è la società della frenesia, una frenesia che vuole ignoranza e riduzione della democrazia partecipata e condivisa, nel nome del si deve fare, ora, subito. Ma esiste una lentezza che rispecchia analisi e condivisione critica, una lentezza che vuole ragionamento ed ideale ed anche ideologia, proprio quell'ideologia che oggi è etichettata come un male, come se il capitalismo non fosse ideologia. Infatti, quella che vogliono è l'ideologia unica dominante, unico dogma, una sola verità, quella imposta, quella che consente loro di governare. Ed allora dobbiamo, per amor di consapevolezza e di coscienza sociale, chiamare le cose con i
loro nomi, i padroni son padroni e rimarranno sempre tali, i
lavoratori son lavoratori, e non capitale umano, punto. Né datori di lavoro, né imprenditori,
né padri di famiglia, ma semplicemente padroni. Perché sono padroni del tempo altrui,
sono padroni per otto ore al giorno della libertà altrui, perché
sono padroni delle ricchezze prodotte con la fatica altrui. E questo altrui deve ben emergere da
Campo San Giacomo di Trieste sino a Piazza della Borsa. E chissà che da questo primo maggio 2014 non si pongano, da Trieste, le basi per un nuovo Primo Maggio, un Primo Maggio alternativo, un Primo Maggio che vada oltre i riti seppur importanti, un Primo Maggio che includa tutti quelli che non solo preferiscono ma anche dicono di no, con ferma decisione, a questo sistema.
Divisi per unire contro quel capitalismo che ha massacrato, in questi cinque anni, volutamente, l'Europa del Sud.
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