Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Se Venditti scrive “ onore ai martiri delle foibe”


Sono cresciuto con le canzoni di Venditti,non per scelta,ma perché mio padre era un fan di Venditti. Ricordo i lunghi viaggi in macchina, dalla Calabria, già quella Calabria che Venditti ha in passato offeso, verso la Sicilia con le sue canzoni. Mio padre non è mai stato certamente uno di sinistra, figuriamoci comunista, ma Venditti era molto amato a sinistra, penso alla sua canzone dedicata a Berlinguer od alla condanna a sei mesi con la condizionale per vilipendio alla religione di Stato. Però poi fu tutto un piccolo equivoco. Lui non criticò Gesù, ma gli fece anzi un complimento nel definirlo fico. Ma il Tribunale non volle sapere nulla ed apriti cielo, diventato anche mito nel mondo dei laici di sinistra. Passano gli anni, cresci, maturi e Venditti non lo ascolterai più, questione di gusti musicali? Non solo.
«Ho votato per Rutelli, ma una cosa va detta chiaramente: stavolta è stata punita l’estetica della sinistra (...) Non ho pregiudizi ideologici di alcun tipo e voglio ricordare che Alemanno quando era Ministro dell’Agricoltura era più a sinistra di molto dirigenti del centrosinistra». Antonello Venditti senza peli sulla lingua. Il cantautore romano, un po' a sorpresa, elogia il neo sindaco della Capitale, esponente del Pdl: «Molte persone di sinistra - spiega Venditti - hanno votato per Alemanno perché era una delle poche persone votabili, è stata premiata la sua cifra umana e la sua persona».


Nell'86 ho scritto: "C'è un cuore che batte nel cuore di Roma". Serviva un candidato simbolo di Roma e che vivesse a Roma. I romani conoscono poco Marino. Ma forse sono io che conosco poco il Pd. Perchè appoggiando a livello di governo Berlusconi, il Pd appoggia anche Alemanno. E allora, non capisco per quale motivo devo votare un candidato di un partito che sul piano nazionale convive con Alemanno». 

Ma veniamo al dunque di quella frase, onore ai martiri delle foibe(sic erat scriptum) .
Foibe e Trieste. "Lasciamo stare le Foibe, che sarete stufi di sentirle nominare". "Sono cresciuto a Roma nel quartiere Trieste, quartiere fascista. C'è qualche fascista in sala? Speriamo di no." Questi furono alcuni passaggi di Antonello Venditti espressi durante lo spettacolo al Politeama Rossetti di Trieste.
Critiche e contro-critiche e qualche giorno dopo ecco arrivare la replica che riporto integralmente come pubblicata il 12 febbraio 2014 sulla sua pagina facebook “Noto con disgusto che il fascismo mediatico non è morto, al contrario è vivo e vegeto e detta le sue luride leggi. Il Comunismo invece è morto da tempo, perché nelle sue forme più aberranti è diventato puro fascismo. Io sono un uomo libero e penso di essere molto lontano dall’uno e dall’altro: il mio concerto ne è la mia testimonianza più pura. Credo che sia assurdo il solo pensare che una persona come me possa negare il dramma delle Foibe che sono il risultato e l’effetto di un modo di pensare vigliacco e assassino. Non mi sono soffermato su questo dramma perché il mio concerto è ricco di parole, di concetti di libertà e solo per parlare delle Foibe avrei dovuto spendere certamente più delle quattro ore di concerto che ho dato al mio pubblico. Dando per scontato l’assoluto disgusto verso quel dramma vissuto da tutto il popolo Istriano, il solo pensare che io possa essere dalla parte dei carnefici mi fa sentire parte di un paese ancora molto distante da qualsiasi forma di pacificazione. Io porto la pace e la libertà nel mio cuore, libertà per la quale ho lottato, in nome della quale vi chiedo di chiudere questa stupida e strumentale polemica. Onore ai Martiri delle Foibe e un abbraccio forte alla città di Trieste. Un Italiano libero Antonello”
Per la cronaca questo suo commento ha avuto più di 2.611 mi piace,240 condivisioni e 517 commenti, quasi tutti positivi.

Cresciuto nel quartiere Trieste di Roma, certo , in via Zara,certo, quartiere fascista, certo, ma quella sua frase, onore ai martiri delle foibe è tipica dell'area fascista.
Queste alcune foto che si possono trovare in internet di gruppi, certamente non di sinistra, che utilizzano quella frase:




Questo è quello che ha scritto l' Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Parma e l' Ass. Naz. Perseguitati Politici Italiani Antifascisti di Parma il 20 dicembre 2010 a proposito dell'utilizzo maritiri delle foibe: 
Martiri delle foibe” è un’espressione che mistifica la storia di quanto accaduto, segnatamente nel settembre-ottobre 1943 e nel maggio 1945, al confine nordorientale dell’Italia con l’allora Jugoslavia, che tende a rivalutare elementi ed esponenti, alcuni dei quali colpevoli anche di gravi crimini di guerra, delle forze armate e dell’amministrazione dell’Italia fascista che aveva aggredito la Jugoslavia e occupato militarmente suoi territori, che rischia di ravvivare pericolosi sentimenti nazionalistici, che non rende giustizia neanche alle vittime innocenti. Vi furono, nel contesto della guerra, italiani vittime innocenti, buona parte dei morti delle foibe sono stati però militari, capi fascisti, dirigenti e funzionari dell’amministrazione italiana occupante la Jugoslavia, collaborazionisti. Militari italiani che nelle zone di confine e del litorale adriatico dopo l’8 settembre ’43 combatterono in realtà alle dipendenze nemmeno della Repubblica Sociale di Salò ma direttamente della Germania nazista. E’ sbagliato e grave definire “martiri” questi morti e accomunarli alle vittime innocenti. La legge 92 del 2004 istitutiva del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe non conferisce loro il titolo di “martiri”, in alcun passaggio, né nel testo, né nel titolo; nel titolo fa semmai un riferimento più generale alle «vicende del confine orientale». Vicende e tragedie, come quella delle foibe, la cui causa prima è stata il fascismo. Che prima scatenò la violenza squadrista contro le popolazioni slave delle zone di confine, poi procedette alla “italianizzazione” forzata delle stesse, infine aggredì militarmente la Jugoslavia occupandone vasti territori. Parma, culla e simbolo dell’antifascismo, città delle Barricate del ’22 e medaglia d’oro della Resistenza, non può onorare con la dedica di una sua via quella parte non trascurabile dei morti delle foibe che comprende fascisti dichiarati, alcuni dei quali responsabili di gravi atti criminali. Parma città gemellata con la città della ex Jugoslavia Lubiana, attuale capitale della Slovenia, che dal fascismo fu occupata e fatta provincia d’Italia, dev’essere esempio di comprensione e incontro fra popoli di nazionalità diverse ed evitare ogni atto che possa indurre ripresa dei sentimenti nazionalistici e razzisti che sono minaccia alla pacifica convivenza fra i popoli diversi. Per questi motivi riteniamo che il ricordo dei tragici fatti delle foibe non possa avvenire in termini di celebrazione delle vittime e pertanto chiediamo di non ricordare i morti delle foibe col nome «martiri»".
Figuriamoci ad usare il concetto onore.


Questa riflessione nasce all'interno del dibattito che si è aperto nell'articolo  Quello che Cristicchi dimentica. Magazzino 18, gli «italiani brava gente» e le vere larghe intese di Piero Purini (guest blogger), su GIAPcon una postilla di Wu Ming e una breve linkografia ragionata





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