Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

San Dorligo della Valle o Dolina?



Ho da poco pubblicato un post per il sito curato dal collettivo Wu Ming dal seguente titolo: DaRonchi «dei Legionari» a Ronchi dei Partigiani. Di cos’è il nome un nome?
Partendo dalla Calabria raggiungeremo Fiume per poi fermarci a Ronchi dei Legionari, provincia di Gorizia. Attraverso una lettura critica dell’impresa di occupazione fiumana e del personaggio D’Annunzio, metteremo in discussione la denominazione «dei Legionari», cercando di restituire la giusta dignità a un luogo, a una comunità, a una cittadina che ha lottato contro il fascismo, per quella libertà che va difesa anche attraverso i simboli, proprio quello che ci accingiamo a fare. In uno dei commenti apparsi, lo storico e studioso triestino, Piero Purini,
autore, tra le tante cose di “metamorfosi etniche I cambiamenti di popolazione a Trieste, Gorizia, Fiume e in Istria. 1914-1975” così scrive: “A quanto ne so, per cambiare la denominazione di un paese non basta nemmeno il referendum della popolazione residente: ci vuole uno specifico provvedimento del parlamento. Ad esempio Dolina in provincia di Trieste, una decina di anni fa ha modificato la propria denominazione imposta dal fascismo (San Dorligo della Valle) imposta dopo il 1918 attraverso un referendum a cui la popolazione locale partecipò e votò con percentuali “bulgare” a favore del cambio. Ora, nel paese, ci sono tutti i cartelli che riportano il nome “Dolina”, ma sia in autostrada che nelle carte geografiche resta il nome “San Dorligo” perchè non c’è una legge del parlamento che sancisca la decisione popolare. Dunque temo che una decisione analoga per quanto riguarda Ronchi risulti alquanto difficile”. Facendo una breve ricerca emerge che nel nel XVI secolo si inizia ad affermare, per questa località, il nome di San Dorligo, pur essendo sempre noto con il nome sloveno Dolina che significa valle. Ma nel 1923 assunse ufficialmente la denominazione di San Dorligo della Valle. Però il 3 luglio 2002, dopo un referendum popolare, al centro abitato veniva restituita la denominazione di Dolina, ma a livello nazionale rimarrebbe la denominazione San Dorligo della Valle.
Nel sito del Ministero dell'Interno, ad esempio, più volte emerge la sola indicazione San Dorligo della Valle.
Ed è logico che nell'immaginario collettivo, anche per semplificazione comunicativa, specialmente per chi non è di queste parti, quel comune verrà chiamato semplicemente San Dorligo della Valle ed identificato come tale.
Eppure con la consultazione referendaria i cittadini elettori del Comune esprimono la loro volontà ed i loro orientamenti in merito a temi, iniziative, programmi e progetti di interesse generale della comunità. E la Corte Costituzionale , con la sentenza 19.07.2004 n° 237 ricorda e ribadisce che per modificare la denominazione del comune occorre sentire le popolazioni interessate, con l'obbligo quindi, di procedere a tal fine mediante referendum. Ora, sappiamo bene che i referendum in Italia vengono spesso raggirati. Ad oggi la popolazione, in Dolina, è in maggioranza di madrelingua slovena. Il Cambio della denominazione è avvenuto, più che, come accaduto per Ronchi nell'ottica della romanizzazione dell'Italia fascista, probabilmente primo comune a mutare nome anche per tale spirito, per sanzionare la comunità slovena e ribadire il carattere dell'italianità di quel luogo in armonia con la pseudo tradizione religiosa essendo san Dorligo una sorta di storpiatura di Sant'Ulderico patrono del paese . Nello Statuto del Comune, però, la denominazione sarà la seguente: Il Comune di San Dorligo della Valle – Občina Dolina. E pensare che uno dei motivi che ha determinato l'impresa di Fiume, come sostenuta dall'irredentismo, dalla massoneria che vedeva l'ultimazione del Risorgimento, e dal chiaro spirito nazionalistico, razzista, e più o meno imperialista precursore del fascismo, è stato il fatto che a Fiume la maggioranza della popolazione lì residente fosse italiana.



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