La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

I campi di concentramento fascisti. Un convegno storico ad Udine che farà scuola



Il Comune di Udine, insieme alla Casa Editrice Kappa Vu, in collaborazione con ANPI, IFSML e Fondazione Ferramonti, organizzano il convegno "I campi di concentramento fascisti" che si terrà Mercoledì 29 gennaio presso la Sala Ajace, Piazza della Libertà, Udine.
Nella locandina si legge che “ Durante la seconda guerra mondiale, almeno centomila civili jugoslavi vennero internati dal regime fascista in campi di concentramento, nelle varie regioni italiane e nelle isole della Dalmazia occupate con l’aggressione alla Jugoslavia del 1941. Migliaia di persone - donne, uomini, vecchi, bambini - vi morirono di fame e di malattie. Si tratta di una tragedia di cui si è parlato poco nel nostro paese, ma che è importante conoscere non solo per capire meglio la storia del confine orientale d’Italia, ma anche per riflettere sulla disumanità di tutte le strutture concentrazionarie, sull’oggi e sulle origini del razzismo crescente nella nostra società”.


Come è noto, in Italia almeno,quando si parla delle vicende del confine orientale, il tutto corre e conduce alla vicenda delle Foibe o a quella degli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Ciò perché il 10 febbraio è il giorno del ricordo, come previsto dalla LEGGE 30 marzo 2004, n.92 , la quale all'articolo 1 afferma che la Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della piu' complessa vicenda del confine orientale.  Ad oggi però si omette di parlare compiutamente degli orrori commessi dal fascismo in Jugoslavia , e fino a quando lo Stato Italiano non ricorderà e riconoscerà a dovere le fucilazioni di massa e distruzione di villaggi in Slovenia e Croazia avvenute sulla base di semplici sospetti di collusione con la Resistenza, fino a quando luoghi come il campo di concentramento di Visco (Ud), e le violenze fasciste subite da intere comunità di sloveni, croati ecc, in Italia,continueranno a rimanere nell'oblio, quale verità, quale ricordo, nel giorno del ricordo? Eppure il testo della legge si riferisce espressamente alle vicende del confine orientale e non possono non rientrarvi le questioni appena citate.  In questa società non si nasce liberi, lo si può però diventare. E per essere liberi si deve conoscere la verità. Diffondere la verità attraverso la conoscenza dei fatti. Ed è quello che accadrà, o si tenterà di fare, ad Udine. Forse è il primo convegno che si organizza in tal modo, dove si affrontano in modo complessivo ed articolato vicende sconosciute ai più e rimosse, volutamente, dalla memoria collettiva. Questo si chiama oblio e l'oblio fomenta il negazionismo.

Interverrà lo storico e studioso triestino Piero Purini e la sua relazione riguarderà i campi di concentramento nei progetti di bonifica nazionale e repressione delle minoranze. Carlo Spartaco Capogreco (università della Calabria) si occuperà della memoria e della storiografia dei campi fascisti, Boris Gombač della problematica dei campi attraverso l’analisi della mostra di scritti e di disegni di bambini sopravvissuti.
Interverranno anche Dragutin Drago V. Ivanović sulla repressione italiana in Montenegro ed il calvario degli antifascisti da Bar-Antivari fino a Colfiorito, Sandi Volk parlerà della formazione della Rabska brigada nel campo di concentramento di Rab/Arbe, Andrea Martocchia si occuperà della partecipazione degli ex internati jugoslavi nella Resistenza italiana, Claudia Cernigoi delle deportazioni dalla Venezia Giulia da parte dell’Ispettorato speciale di P.S. di Trieste (1942-43), Genni Fabrizio (associazione Tenda per la Pace e i Diritti) dei campi di concentramento di oggi, ed il pensiero non può che correre ai CIE, Ferruccio Tassin, invece, parlerà del campo di concentramento di Visco, che se ancora oggi resiste al vortice dell'oblio è anche per merito suo, Ivan Cignola parlerà dei luoghi della memoria, Alessandra Piani del campo di concentramento di Gonars (1941-1943) nelle testimonianze orali della popolazione locale, e Dorino Minigutti su come documentare la memoria oltre la storia. Coordinerà i lavori la studiosa e ricercatrice Alessandra Kersevan. Iniziative come queste dovrebbero coinvolgere pienamente le scuole, e speriamo che per il futuro possa essere così, perché se il futuro passa attraverso la formazione che si matura nelle scuole, le scuole devono essere la prima fonte, libera ed incondizionata, della conoscenza, del sapere, della memoria storica. Un Paese senza la giusta memoria, senza la memoria oggettiva, complessiva, sarà solo un Paese complice di quel silenzio che alimenta l'ingiustizia e denigra l'umanità e la dignità.


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