C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Vibo: Quel Viale della speranza dedicato a Salvatore Riga e Nicholas Green



Il 1 Ottobre 1994 moriva Nicholas Green, dopo le gravi ferite subite nell'agguato, dovuto ad uno scambio di autovetture, accaduto sull'autostrada Salerno-Reggio, nel tratto vicino Vibo Valentia, la famiglia decideva di donare gli organi a giovani italiani in attesa di trapianto, Nel novembre del 1994 invece,un lavoratore delle Ferrovie dello Stato, Salvatore Riga, di 23 anni, nel tentativo di salvare la vita ad una persona che mentre attraversava i binari, stava per essere travolta da un treno merci, verrà investito proprio da quel treno merci nella stazione di Vibo-Pizzo. Il 17 dicembre 1994 nella parte più alta di Vibo Valentia, lì dove tra il cielo ed il verde agreste smarrisci il tuo sguardo oltre ogni possibile confine, veniva inaugurato il viale della speranza con tanto di grezza e possente pietra ove veniva collocata una targa che ricorda ancora oggi i nomi di Green e Riga.

Il viale della speranza continua ancora oggi a presentarsi come un viale dell'immondizia, si scarica di tutto e di più, da pneumatici a frigoriferi a televisori a semplice spazzatura. Il piccolo recinto che circonda la pietra e l'ulivo, è invece circondato a sua volta da erbaccia ed ovviamente da qualche rifiuto.

Se quello doveva essere il viale della speranza, se è l'incuria ed il degrado assoluto il modo di voler ricordare eventi che hanno segnato la vita di diverse persone e di una intera comunità, che dire? Eppure nella targa color verde si legge per non dimenticare l'insegnamento di civiltà ed amore...

Tipica retorica che è lungi, spesso, dalla realtà delle cose.


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