Da qualche giorno
circolano delle anticipazioni ma il silenzio
è continuato sino ad oggi, sino a quando una parte di stampa
nazionale e qualche organizzazione sindacale, si è accorta di ciò
che in via silente accade nei Palazzi del Governo. Un disegno di
legge recante delega al Governo in materia di istruzione, università
e ricerca (ddl collegato alla legge di stabilità per il 2014) .
(ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA ) del 7 novembre 2013, e ribadisco
del 7 novembre 2013, si prefigge lo scopo di entrare con prepotenza
ed in modo complessivo ed organico nel settore dell'istruzione, sia
essa scolastica che universitaria. Non comprendo come i Sindacati rappresentativi siano stati tenuti all'oscuro di tutto ciò, come sia possibile che
nessuna informazione neanche preventiva sulla volontà di procedere
in tal senso e su tale campo minato sia stata comunicata.
Eppure i Sindacati
rappresentativi, alcuni in particolare, avrebbero gli strumenti ed i collegamenti per
conoscere certe e date situazioni.
Ma a quanto pare sembrano
tutti cadere dalle nuvole.
Una delega legislativa
per il riordino e la semplificazione della disciplina in materia di
istruzione, università e ricerca . I princìpi e i criteri direttivi
della delega sono in parte quelli usuali per simili operazioni di
riordino e contenuti principalmente nella legge n. 59 del 1997 (prima
legge di semplificazione), in parte specifici ai tre settori indicati
,definendo per ciascuno di essi alcuni oggetti di delega e i relativi
criteri di riordino . Tra i criteri generali si evidenziano, in
particolare, l'organizzazione ed il coordinamento delle disposizioni
vigenti, il loro adeguamento alla giurisprudenza, l'indicazione
esplicita delle norme abrogate e l'aggiornamento delle norme relative
ai procedimenti amministrativi . Tra le materie oggetto della delega,
sono contemplate, in particolare, per il settore dell'istruzione, il
reclutamento del personale docente, gli organi collegiali della
scuola, le reti di scuole, i procedimenti amministrativi relativi
allo status giuridico e al trattamento economico del personale
scolastico, la contabilità delle istituzioni scolastiche, la
disciplina giuridica di altri soggetti riconosciuti dall'ordinamento
vigente in materia di istruzione e
formazione e
l'organizzazione delle istituzioni dell'AFAM.
Insomma un decreto
legislativo complesso, articolato, che se da un lato avrebbe il
merito di porre una volta per tutte un sano riordino normativo nel
caos esistente nel settore della Scuola, ove la certezza del diritto
è inesistente, ove spesso le circolari o le note, per prassi
illegittima hanno un peso rilevante ed anche prevalente rispetto
alla legge ordinaria, dall'altro il fatto che vi sia la volontà
meramente amministrativa di porre un formale riordino al caos
normativo, non può certamente legittimare interventi sostanziali che
stravolgono il quadro giuridico e sistemico vigente nella scuola.
Quale consultazione
democratica e partecipata?
Nessuna.
L'esempio degli esempi è
a parer mio la volontà, come espressa nel teso della legge delega,
di stravolgere gli organi collegiali. Questi perderebbero ogni
funzione deliberativa, ma manterrebbero solo funzioni consultive e
nessuna su quelle attinenti allo stato giuridico del personale, detto
in breve sparirebbero le competenze deliberative sulle attività
aggiuntive e sul FIS. Ciò si pone in linea con gli ultimi interventi
legislativi in materia, vedi l'Invalsi, la formazione, le ferie, gli
inidonei, gli scatti. Le attività aggiuntive diventano obbligatorie,
funzionali, ed il Collegio docenti altro non potrà fare che
ratificare il tutto. Aumentano gli obblighi contrattuali, senza
contrattazione, ma per mera imposizione arbitraria e legislativa,
come denuncio da mesi, mentre i diritti si riducono ed il contratto?
E' andato in fumo con il
silenzio e la passività di chi in primis è chiamato a difenderlo,
non a parole ma con i fatti, ovvero chi per legge ha il potere di
contrattare. Ed attenzione difendere la contrattazione non vuol
significare la legittimazione in via contrattuale di quelle normative
nefaste che lo Stato impone o vuole imporre in via legislativa, e che
dunque potrebbero trovare via libera tramite la contrattazione, che
ciò sia ben chiaro. Perché i prossimi ad essere contestati dai
lavoratori della scuola saranno proprio coloro che contratteranno
certe situazioni non accettabili nel settore scolastico e vi garantisco che nella scuola questa volontà sussiste.
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