La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Perché è importante aprire lo sportello amianto anche a Cattinara




L'amianto è un minerale naturale che ha procurato per incuria, per profitto, per disprezzo assoluto verso la vita umana, immani sofferenze.
I dati diffusi e ben noti dell'istituto superiore della Sanità stimano che in Italia il picco di mortalità per malattie legate all’amianto si avrà, ahimè, tra il 2015 e il 2020.
Monfalcone e Trieste hanno il primato negativo di amianto nel nord est e certamente quello più rilevante di tutta Italia ed a tal proposito è certamente suggeribile la lettura del libro di Roberto Covaz, dal titolo inequivocabile, Amianto.
Da un lato troverai la burocrazia alimentare beffe a chi è stato esposto a tale sostanza altamente nociva e mortale, e dall'altro arrivare anche sentenze e condanne penali, certamente importanti, ma che mai riporteranno in vita chi è stato ucciso dal senso del profitto spregiudicato, chi è stato ucciso dal lavoro senza sicurezza alcuna. Sentenze che mai restituiranno sorrisi a chi il proprio sorriso ha perso per sempre per colpa di un sistema malefico che ancora oggi continua a prendere in giro migliaia di lavoratori e famiglie.
Migliaia sono le pratiche ancora ferme o sospese presso gli istituti previdenziali, i benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto trovano la loro fonte normativa originaria nella L. 257/1992. La norma, nata per dettare disposizioni per la cessazione dell'impiego dell'amianto, prevedeva misure diversificate di sostegno per i lavoratori del settore. Nel corso del tempo sono intervenute diverse modifiche, e la condicio sine qua non per avere il risarcimento era l'aver maturato almeno un periodo di esposizione non inferiore ai dieci anni. A ciò poi anche la giurisprudenza ha dato il suo contributo, spesso negativo, per esempio la Cassazione civile , sez. lavoro, sentenza 15.05.2002 n° 7048 affermava che l'art. 13, comma 8, della l. 27 marzo 1992, n. 257, come sostituito dall'art. 1 del d.l. 5 giugno 1993, n. 169, a sua volta modificato dalla legge di conversione 4 agosto 1993, n. 271, che stabilisce il beneficio previdenziale ai lavoratori che siano stati esposti all'amianto per un periodo superiore a dieci anni, va interpretato nel senso che il riconoscendo diritto alla ultravalutazione del periodo lavorativo spetta a tutti coloro che, per essere stati a contatto con polveri di amianto in una concentrazione significativa (in quanto superiore alla soglia minima indicata dalla legislazione prevenzionale), siano stati soggetti, in relazione alle mansioni svolte ed al tempo di esposizione, al rischio effettivo, e non meramente ipotetico, di contrarre le malattie che la sostanza è capace di generare.
Ed ecco partire perizie contro perizie, consulenze tecniche e d'ufficio e nella eterogeneità della situazione, voluta dallo Stato, per far cassa, si è ridotta sensibilmente la platea degli aventi diritto al risarcimento danno, molti lavoratori sono incorsi per esempio nella decadenza.
Ma come si può ragionare in termini di prescrizione, di decadenza, di dieci anni o meno di dieci anni, di rischio ipotetico od effettivo? Chi è stato esposto all'amianto, che vive buona parte della sua vita con il terrore di essersi ammalato, chi è stato esposto anche al solo rischio di morire in modo a dir poco indicibile, ha diritto al risarcimento danno solo anche per il mero rischio ipotetico. Questa si chiama dignità e la dignità non ha prezzo.
Ma un prezzo, per questo Stato, la dignità lo ha. E questo prezzo lo pagano i diretti interessati, ogni giorno, ogni maledetto giorno da quando sono venuti a conoscenza di essere stati esposti al rischio di amianto.
Trovi situazioni paradossali dove pur essendo il periodo di esposizione certificato dall'I.N.A.I.L ma pari a 9 anni ed alcuni mesi,  dunque  di poco inferiore   ai dieci anni imposti dalla legge, ecco vederti negato un diritto che lo Stato dovrebbe riconoscere a prescindere, anche come sola forma di risarcimento di danno morale.
Ma, come detto, le situazioni variano da regione a regione, ma anche da città a città.
A Pavia è in fase di elaborazione un progetto che prevede l’apertura di uno sportello amianto che fornisca consulenza sanitaria e amministrativa a pazienti e familiari e l’ambulatorio, secondo le intenzioni, dovrebbe sorgere all’interno dell’ospedale di Broni, a Monfalcone presso l’Ospedale Civile S.Polo esiste uno sportello al servizio dei cittadini e funziona due volte alla settimana, a Bari anche, e probabilmente in tante altre realtà cittadine italiane. In Friuli Venezia Giulia è recentemente emerso il caso che nel Registro degli Esposti all’Amianto sono stati iscritti un numero elevato di dipendenti ed ex della Guardia di Finanza, insomma il rischio amianto è forte, attuale e non certamente superato e viste anche le nefaste previsioni dell'Istituto superiore della Sanità, non vi sono motivi comprensibili perché a Trieste, presso l'Ospedale di Cattinara, non possa aprire uno sportello, a diretto contatto con la popolazione, sull'amianto.
Sarebbe una risposta importante e minima ed anche dovuta da parte delle istituzioni locali.
Certo pensando alla situazione di stallo ma anche di rigidità che riguarda la questione della riapertura o meno del Centro prelievi a Cattinara, ciò potrebbe lasciare perplessi sull'apertura o meno di uno sportello sull'amianto a Cattinara, forse perché si vuole concentrare tutto presso il presidio ospedaliero di Monfalcone, perché prevale la logica della concentrazione. D'altronde nessuno pretende di avere l'ospedale sotto casa, ma si deve ben tenere conto della particolarità di Trieste, della composizione della sua popolazione e se buona sanità vuol significare la centralità della persona ed in relazione alla capacità del sistema di mantenere o recuperare lo stato di salute del paziente per garantire una risposta assistenziale di elevato livello tecnico e professionale in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini, lo sportello sull'amianto non può che aprire così come dovrebbe riaprire anche il centro prelievi a Cattinara come richiesto da centinaia di cittadini.
Utopia minimalista?
Questione di volontà e di rispetto della collettività.










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