C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

La galleria del bacio ed i lucchetti dell'amore


Percorrendo la Costiera, una delle strade più belle d'Italia, tra Carso e golfo triestino, tra colori in continuo mutamento e pensieri sospesi in quella infinità che avvolge ogni ragione umana, giungerai presso la galleria di Dante, o di Pinocchio, o di Mussolini o semplicemente del bacio, come io voglio chiamarla.
I nomi variano in base alla tradizione, ciò perché a colpi di dinamite e scavi impegnativi, sulla perpendicolare della volta ecco apparire un profilo di un volto umano.
In molti hanno visto in quel profilo il volto immortalato nella dura roccia carsica di Dante Alighieri, altri invece dicono di vedere la sagoma di Pinocchio, altri ancora invece il volto di Mussolini ed in base a ciò emerge anche una tradizione costiera a dir poco singolare.
Nell'atto di attraversare quella splendida galleria, alla velocità consentita di 8o km/h, dovrai suonare tre volte il clacson. Uno strumento, il clacson, inventato nei primi del 1900 e commercializzato intorno al 1914 e si dice che gli operai mentre costruivano la costiera, attraversando quella galleria salutavano con tre colpi di clacson, all'inizio lavori e fine lavori, la sagoma di Pinocchio.
Altri ancora invece suonavano tre volte il clacson per rendere omaggio al volto presunto di Mussolini, altri ancora semplicemente a Dante ed i tre colpi di clacson, ricordando i canti danteschi, erano una sorta di buon auspicio affinché il viaggio intrapreso giungesse a buona fine.
Oppure si doveva semplicemente ripetere tre volte viva Dante ed esprimere un desiderio.
Ma esiste anche la tradizione che vuole ai tre colpi di clacson la condivisione del bacio con il proprio amato o la propria amata da vivere proprio nel momento in cui si esce della galleria.
I tre colpi di clacson verranno suonati all'interno della galleria a cui si affida la protezione del proprio amore e non appena usciti dalla galleria si dovrà scambiare un bacio volante e vibrante.
Un bacio ove rischio ed amore ed amore e rischio si fondono in quella immortalità e tradizione che consente all'essere umano di sentirsi semplicemente più folle ma anche umano.
Ed è per questo motivo che io quella galleria non la chiamerò né di Dante, né di Pinocchio o di Mussolini, ma semplicemente la galleria del bacio, perché il bacio è la massima espressione di quella emozione che ha la capacità di trasformare anche una strada, per quanto bella, nella via dell'eterno sospirato amore.
Dunque anche Trieste ha il suo simbolo dell'amore, come Verona o come Terni, ovvero la galleria del bacio. Un bacio che qualcuno ha voluto chiudere con un lucchetto, in quella tradizione che Parigi, Roma, Firenze, Londra e tante città ancora, hanno conosciuto e forse conoscono ancora ovvero i lucchetti dell'amore. 


Tra polemiche e lucchetti gettati via, ora a Trieste, dopo qualche tempo di silenzio, ecco rispuntar lentamente sulla riva tre novembre che sovrasta il canal grande i lucchetti dell'amore.
Uno dopo l'altro conquistano un piccolo spazio.
Due nome, quelli degli innamorati, che hanno incatenato la promessa del loro umano amore, perdendosi sullo specchio dell'acqua del canale e magari con un bacio guardando il sole tramontare sull'infinità che offre il golfo di Trieste.
Per quanto tempo rimarranno lì non è dato sapere, qualcuno si indignerà, qualcuno sorriderà, per ora i lucchetti dell'amore sono lì.









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