Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Diciamo no alla provocazione della Lega Nord al CIE di Gradisca il 17 novembre




Il Piccolo di Trieste rende noto che la Lega Nord ha annunciato una manifestazione per domenica 17 novembre al Cie di Gradisca d’Isonzo. Lo scopo sarebbe quello di cancellare le scritte che inneggiano alla libertà, in diverse lingue, realizzate sui muri del CIE nel corso della manifestazione del 17 agosto che aveva lo scopo di chiedere la chiusura di quel luogo.

Quella manifestazione del 17 novembre è una provocazione pericolosa che rischia di scatenare anche il putiferio non solo all'interno del CIE ma anche all'esterno.
Quanto è accettabile una manifestazione fatta innanzi al CIE per chiedere il mantenimento del CIE con i migranti lì rinchiusi?
D'altronde cosa pensa del CIE la lega nord è fatto notorio, per esempio nel gennaio del 2013 Fedriga dichiarava che il centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo (Go) è una struttura «confortevole, con camerate amplissime, spazi che consentono piena libertà di movimento, garante dell’igiene e dotata di piccoli comfort come la tv a colori». Peccato che i giudizi di chi ha visitato quel luogo convergono nel definire il CIE di Gradisca gravemente critico rispetto alla tutela dei diritti umani.

Dunque dopo tre mesi quelle scritte che inneggiano alla libertà, che hanno reso meno tristi quei muri di prigionia, che hanno impresso un senso di speranza a chi lì è rinchiuso, rischiano di essere cancellate da una forza politica che vuole l'indipendenza della Padania, in barba all'articolo 5 della Costituzione italiana, e che insulta continuamente la dignità di migliaia di persone solo per il fatto di essere migranti o non italiani.
La politica nel corso di questi mesi, come ben prevedibile, si è persa nelle solite chiacchiere, illudendo chi lì è prigioniero della burocrazia antidemocrazia di poter respirare, camminare, liberamente su quella terra ove dovrebbe regnare il principio dell'umanità.
Muri grigi, freddi, possenti ed invadenti, muri che a colpi di pennello e vernice rossa si ribellano contro quel silenzio e quella omertà che ha determinato la complicità di un sistema perverso e disumano e non certamente malato.
Non è malato il sistema che imprigiona i migranti in cerca di dignità, non è malato il sistema che attacca i diritti civili, è semplicemente disumano.
Che la cittadinanza tutta prenda posizione, ma soprattutto che le istituzioni facciano il loro dovere, che blocchino la manifestazione della lega nord presso il CIE di Gradisca, e che si diano una seria mossa per chiudere quel luogo semplicemente indegno.
Ed in tal caso è inutile appellarsi alla democrazia.
Anche i fascisti si appellano alla democrazia per diffondere le loro idee fasciste.
Ma la democrazia non è pensata per legittimare la diffusione di pensieri ed idee nefaste per l'umanità,anzi.







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