Una
festa del circolo canottiere Pietas Julia, in tal 18 agosto del 1946,
centinaia di persone sulla spiaggia e poi la strage di cui ancora
oggi non si conosce la verità.
O
meglio una verità lentamente viene fuori ma non è detto che è
quella corrispondente ai fatti storici ed alle relative
responsabilità e non è detto che sia la verità.
Cercando
su internet informazioni in merito alla strage di Vergarolla, la
quasi totalità dei siti, molti dei quali di destra ed anche estrema
destra, liquidano il tutto come opera dell'OZNA di Tito.
Tesi
che è stata avvalorata grazie, in particolar modo, ad una
informativa, che ha acquisito valore di atto storico esemplare, di
verità esemplare, di unica voce a cui dare credito, contenuta nelle
carte del National Archives di Kew Gardens, nei pressi di Londra
dove emergerebbe che quella che è conosciuta come la
strage di Pola sia stata organizzata dall’OZNA e tra gli esecutori
materiali spunterebbe il nome di un agente di tale organizzazione:
Giuseppe Kovacich, trentenne ex membro della Marina Militare
italiana, allora già noto allo spionaggio alleato come terrorista.
Con nota del 18 dicembre 1946, archiviata “War Office 204/12765
Secret”, in relazione al sabotaggio di Vergarolla a Pola sarebbe
stato segnalato che uno dei sabotatori era Kovacich Giuseppe alto,
magro, capelli castani, naso aquilino, occhi blu.
Tesi, che vuole una diretta responsabilità degli "uomini" di Tito, che è stata anche condivisa dall'attuale Presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.
Dunque
uno dei sabotatori, perché probabilmente, anzi certamente,ve ne
erano di altri, come altri erano i mandanti.
Come
è noto, da quando è stato istituito il giorno del ricordo, si è
verificato un mero accanimento sia verso Tito che verso quella che
era la Jugoslavia.
Se
da un lato si occultano i campi di concentramento italiani, per
esempio, che imprigionavano uomini, donne e bambini di quella che era
la Jugoslavia, e si nasconde anche l'esodo che gli jugoslavi hanno
vissuto in Italia a causa delle violenze fasciste, dall'altro lato
spuntano ovunque foibe, si sparano numeri, senza alcuna e concreta
reale verifica, di migliaia di infoibati, ovviamente manco a dirlo
per mano di quelli che vengono definiti come titini, si assumono
ispettori che devono cercare foibe e si cerca in tutti i modi
possibili ed immaginabili di delegittimare l'immagine di Tito.
Ora
non che io sia un fan
di Tito, io non sono fan
di
nessuno ma solamente della dignità e della verità, ma quando si
realizza un simile accanimento e quando le voci convergono
soprattutto in certi ambiti nazionalistici e di destra, qualcosa
ovviamente non torna.
La dignità e la verità è fondamentale per rispettare le vittime, i morti, i civili che rischiano di essere strumentalizzati per deprecabili scopi politici.
Ed
in questo quadro si inserisce pienamente la strage di Vergarolla,
sconosciuta ai più, ed il rischio è che nelle scuole si insegnerà
agli studenti una verità che verità ancora non è e forse mai tale
sarà.
Vi
erano sulla spiaggia di Vergarolla accatastate ventotto mine
marittime con nove tonnellate di tritolo, prive di detonatori ma non
vuotate dell’esplosivo in esse contenuto. Quelle mine, dalle varie
informazione recuperate in rete e dalle varie testimonianze diffuse
sembra che siano state disinnescate da tre squadre di artificieri e
che dunque non sarebbero mai potute scoppiare senza detonatori.
Alcune
testimonianze, proprio per evidenziare la convivenza che sussisteva
con quelle mine, evidenziavano che i bambini ci giocavano con quelle
mine, a cavalcioni sopra i cilindri metallici, che tutti sapevano
essere degli oggetti di origine militare ma inoffensivi e lasciati
incustoditi sulla spiaggia dai militari alleati verso cui, gli
italiani di Pola, riponevano una immensa fiducia.
Poi
quello che è accaduto è solo ora fatto notorio, una prima
esplosione che ha scatenato l'inferno facendo esplodere le mine che
inoffensive, a quanto pare, proprio non erano.
Le
studiose Claudia Cernigoi e Alessandra Kersevan, hanno presentato
l'inizio di quello che sarà un dossier proprio sulla strage di
Vergarolla dal titolo molto forte ed eloquente che riporta a tecniche
e modalità ben conosciute in Italia, ovvero, STRATEGIA DELLA TENSIONE IN ISTRIA: LA STRAGE DI VERGAROLLA , disponibile sul
sito dieci febbraio.
E'
interessante notare come emergerebbero dei forti sospetti sulla
Decima MAS, è interessante ed importante comprendere come la
Jugoslavia non avrebbe avuto alcun tipo di interesse a realizzare
una simile mostruosità disumana anche perché, come evidenziano in
tale scritto che invito a leggere, “era impegnata a Parigi a
difendere e far valere le proprie ragioni in merito ai crimini
commessi durante l'occupazione nazifascista delle loro terre non
avrebbero tratto politicamente alcun profitto per aver messo in atto
un'azione abietta come una strage di civili”
E
probabilmente è in questa ottica che deve essere letto anche
l'omicidio commesso da quella che da molti viene definita come
eroina d'Italia o “paladina
di una Giustizia che trascende quella umana”, Maria Pasquinelli,
che
il 10 febbraio del 1947 uccise, sparandolo alle spalle, il
Generale
inglese Robert W. De Winton, comandante la guarnigione "alleata"
di Trieste.
Quell'assassinio
è passato come atto di protesta eroico contro il Trattato di Pace e
la cessione alla Jugoslavia dei territori contesi.
Ma alle spalle, di norma, si spara e colpisce chi tradisce.
E
da ciò maturo alcune riflessioni.
E'
singolare evidenziare che i servizi segreti degli Alleati, ben erano
a conoscenza delle intenzioni della Pasquinelli, e se questa non è
stata fermata è perché quel gesto probabilmente veniva ritenuto
utile, forse per eliminare un personaggio scomodo che sapeva qualcosa
che non si doveva diffondere proprio all'atto della definizione del
Trattato di Pace?
Il
fatto che gli inglesi non abbiano mai fatto veramente luce su quanto
accaduto a Vergarolla, il fatto che non hanno fatto di tutto e di più
per giungere alla verità reale, pur avendo le competenze e gli
strumenti per consegnare alla giustizia gli esecutori ed i
mandanti, sopratutto gli ultimi, mi lascia pensare che una
responsabilità etica e morale e forse anche materiale sussiste.
Potrebbe
essere l'attentato di Vergarolla nato non per favorire l'esodo,cosa
che a detta di molti sarebbe accaduta, ma per colpire la Jugoslavia?
Potrebbe essere che quella che forse doveva essere una strage minore,
d'altronde la storia ha sempre insegnato che esiste un numero di
persone sacrificabili per una causa maggiore rispetto al valore ed al rispetto della vita umana, sia sfuggita di mano e
si è deciso di voltare le spalle al proprio alleato per la gravità
e la non sostenibilità del gesto compiuto?
D'altronde
se si voleva accusare la Jugoslavia di Tito perché ciò non è stato
fatto sin da subito?
Potrebbe
essere che le indagini non hanno portato a nulla semplicemente perché
chi doveva indagare doveva essere anche giudice di se stesso?
Ora
gli archivi sono aperti e disponibili.
Ma
probabilmente non tutto verrà alla luce, perché ciò che deve
rimanere occulto lo rimarrà per sempre, forse.
Ed
è in questo forse che confido prima di ogni cosa per rispetto delle vittime e dei loro parenti, per una strage, vile, che necessita non di una verità ma della verità.
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