Come
la verità processuale ha insegnato, il 17 maggio 1972 in via
Cherubini a Milano, il Commissario CALABRESI, uscito dalla sua
abitazione per recarsi in ufficio, mentre si accingeva ad aprire la
portiera della Fiat 500, veniva raggiunto da un uomo che gli sparava
alle spalle due colpi di rivoltella, il quale poi si allontanava a
bordo di una Fiat 125 blu che veniva rinvenuta poco dopo col motore
acceso in Via Guido d’Arezzo-angolo via Alberto da Giussano.
L'auto
in questione risultava essere stata rubata la notte fra il 15 e il
16 maggio 1972 in corso di Porta Vercellina a DE. F. G.
Dunque
l’auto utilizzata dagli
assassini era provento di furto commesso, fra le ore 20.30 del
15.5.72 e le ore 08.00 del giorno successivo, in danno di DE. F.G.,
residente in Milano, viale di Porta Vercellina, che l’aveva
lasciata incustodita, chiusa a chiave, davanti allo stabile della sua
abitazione, come risulta dalla relativa denuncia sporta il 16.5.72
dalla moglie del DE.F, G.A.M. la quale aggiungeva, infine, che la
distanza esistente fra la sua abitazione e via Cherubini fosse meno
di un chilometro.
La
Fiat 125 Blu, dagli atti dell'ispezione successivi al rinvenimento,
risultava munita fra l’altro di antenna
radio e di specchietto retrovisore di forma quadrangolare sito sul
parafango anteriore sinistro, ed all'interno di detta auto
venivano rinvenuti e sequestrati numerosi oggetti fra i quali: un
apparecchio radio-registratore portatile,
marca “Solid State Tobic Sonic”; un ombrello da uomo, tipo
retrattile, con fodero di colore nero, portante sulla punta la
scritta “automatico” con un talloncino di carta bianca sul quale
erano stampati in numeri “2270 - 4.500”; un pezzo
di matita recante la scritta “Empire Pencil Co. Made in USA”;
un paio di occhiali da sole, da donna,
con lenti grigio azzurre e montatura in materiale plastico
trasparente di colore grigio chiaro, recante la scritta “Nilson
Italy”
E'
davvero singolare rubare una macchina e trovare all'interno della
stessa un apparecchio radio registratore portatile, che nella
deposizione processuale il proprietario, il DE F., affermava di aver
ricevuto in regalo da una ditta giapponese; ed ove si constatava
che lo stesso fosse in grado di percepire in
modo chiaro e distinto le trasmissioni che avvenivano sulla lunghezza
d’onda di 77,650 77,950 Mghz (frequenze assegnate alla polizia).
Si
effettuava la perizia tecnica e si accertava che l’apparecchio era
stato intenzionalmente modificato e traslato verso valori di
frequenza più basse e che lo stesso era in grado di ricevere
comunicazioni da impianti di p.s. e da posti fisse di radio taxi e
radio assistenza al volo.
Ma
la mia attenzione cade anche sul pezzo di matita “Empire Pencil Co.
Made in USA”.
In
data 8.6.72 la moglie del proprietario della Fiat 125 blu sentita
nuovamente in sede processuale, dichiarava di aver ospitato sulla sua
autovettura il 14.5.72 (il giorno prima del
furto) due cittadini americani e di non poter
precisare se gli occhiali e la matita appartenessero a questi ultimi.
Il
marito, proprietario dell'auto rubata per commette l'omicidio,
escusso dal procuratore della Repubblica il 4.7.72 dichiarava di
poter escludere che il pezzo di matita potesse appartenere ai due
ospiti americani, e ciò sia perché questi non ebbero alcun bisogno
di prendere appunti sia perché erano persone che non avrebbero
certamente usato una tale matita.
La
moglie, precisava in merito agli oggetti rinvenuti a
bordo della Fiat 125,di non riconoscere come di sua
proprietà: l’ombrello, gli occhiali e il pezzo di matita […].
E
qui sorgono alcuni interrogativi che non hanno trovato risposta,
almeno sino ad oggi.
Dunque
si portano in giro due turisti americani,
quale approfondimento su tale evento? Chi erano i due turisti
americani? Erano realmente americani? Dove è
stato dato il passaggio? Fino a dove? Quella famiglia dava spesso
passaggi alle persone sconosciute? Ciò non è dato sapere. Ma si
nega, con sicurezza ferma e decisa, che quel pezzo di matita, Empire
Pencil Co. Made in USA , potesse non solo appartenere ai due turisti
americani ma che gli stessi non avrebbero certamente usato quella
matita. Perché sostenere ciò con ferma decisione? Ed allora
quella matita di
chi era? Da dove arriva? Dove era diffusa? Era facilmente reperibile
in quel tempo in Italia?
Dal
particolare si può arrivare a comprendere meglio il generale,
qualcuno o qualcuna è ancora impunito od impunita per quel fatto
delittuoso, un fatto delittuoso che, storicamente, deve essere letto
in connessione con altri episodi delittuosi.
Sarà
probabilmente proprio dalle vicende del confine orientale e dallo
strano sopralluogo del deposito di armi di Aurisina, compiuto dal
Commissario Calabresi, che si deve ripartire senza dimenticare ad
esempio l'uccisione di Feltrinelli e del Giudice Alessandrini e del
giornalista Tobagi anche queste vicende collegate alla ricerca di
quel maledetto traffico di armi che avrebbe condotto alla fonte del
luogo di provenienza del danaro utilizzato per l'acquisto delle armi,
e che probabilmente avrà segnato qualche alleanza politica di alto
livello tra forze anche estreme ed opposte, il cui mandante, ignoto
alla base noto ai vertici, sarà stato lo stesso, forze unite
nell'intento della destabilizzazione, chi per motivi di utopia
rivoluzionaria chi semplicemente per stabilizzare quel vento
atlantico che soffia ancora sulle vie della non verità. In
ogni caso il fine era lo stesso, strumenti per il potere violento
nella Strage continua mafiosa di Stato per tutelare quell'illecito
che ruotava e nuotava intorno al danaro ed a qualche realtà, forse
bancaria, protetta dalla non trasparenza che ha svolto un ruolo
decisivo in tutto quel periodo storico conosciuto anche come
strategia della tensione.
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