La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Omicidio Calabresi, il mistero della matita e dei turisti americani



Come la verità processuale ha insegnato, il 17 maggio 1972 in via Cherubini a Milano, il Commissario CALABRESI, uscito dalla sua abitazione per recarsi in ufficio, mentre si accingeva ad aprire la portiera della Fiat 500, veniva raggiunto da un uomo che gli sparava alle spalle due colpi di rivoltella, il quale poi si allontanava a bordo di una Fiat 125 blu che veniva rinvenuta poco dopo col motore acceso in Via Guido d’Arezzo-angolo via Alberto da Giussano.
L'auto in questione risultava essere stata rubata la notte fra il 15 e il 16 maggio 1972 in corso di Porta Vercellina a DE. F. G.
Dunque l’auto utilizzata dagli assassini era provento di furto commesso, fra le ore 20.30 del 15.5.72 e le ore 08.00 del giorno successivo, in danno di DE. F.G., residente in Milano, viale di Porta Vercellina, che l’aveva lasciata incustodita, chiusa a chiave, davanti allo stabile della sua abitazione, come risulta dalla relativa denuncia sporta il 16.5.72 dalla moglie del DE.F, G.A.M. la quale aggiungeva, infine, che la distanza esistente fra la sua abitazione e via Cherubini fosse meno di un chilometro.


La Fiat 125 Blu, dagli atti dell'ispezione successivi al rinvenimento, risultava munita fra l’altro di antenna radio e di specchietto retrovisore di forma quadrangolare sito sul parafango anteriore sinistro, ed all'interno di detta auto venivano rinvenuti e sequestrati numerosi oggetti fra i quali: un apparecchio radio-registratore portatile, marca “Solid State Tobic Sonic”; un ombrello da uomo, tipo retrattile, con fodero di colore nero, portante sulla punta la scritta “automatico” con un talloncino di carta bianca sul quale erano stampati in numeri “2270 - 4.500”; un pezzo di matita recante la scritta “Empire Pencil Co. Made in USA”; un paio di occhiali da sole, da donna, con lenti grigio azzurre e montatura in materiale plastico trasparente di colore grigio chiaro, recante la scritta “Nilson Italy”

E' davvero singolare rubare una macchina e trovare all'interno della stessa un apparecchio radio registratore portatile, che nella deposizione processuale il proprietario, il DE F., affermava di aver ricevuto in regalo da una ditta giapponese; ed ove si constatava che lo stesso fosse in grado di percepire in modo chiaro e distinto le trasmissioni che avvenivano sulla lunghezza d’onda di 77,650 77,950 Mghz (frequenze assegnate alla polizia).
Si effettuava la perizia tecnica e si accertava che l’apparecchio era stato intenzionalmente modificato e traslato verso valori di frequenza più basse e che lo stesso era in grado di ricevere comunicazioni da impianti di p.s. e da posti fisse di radio taxi e radio assistenza al volo.

Ma la mia attenzione cade anche sul pezzo di matita “Empire Pencil Co. Made in USA”.

In data 8.6.72 la moglie del proprietario della Fiat 125 blu sentita nuovamente in sede processuale, dichiarava di aver ospitato sulla sua autovettura il 14.5.72 (il giorno prima del furto) due cittadini americani e di non poter precisare se gli occhiali e la matita appartenessero a questi ultimi.
Il marito, proprietario dell'auto rubata per commette l'omicidio, escusso dal procuratore della Repubblica il 4.7.72 dichiarava di poter escludere che il pezzo di matita potesse appartenere ai due ospiti americani, e ciò sia perché questi non ebbero alcun bisogno di prendere appunti sia perché erano persone che non avrebbero certamente usato una tale matita.
La moglie, precisava in merito agli oggetti rinvenuti a bordo della Fiat 125,di non riconoscere come di sua proprietà: l’ombrello, gli occhiali e il pezzo di matita […].

E qui sorgono alcuni interrogativi che non hanno trovato risposta, almeno sino ad oggi.
Dunque si portano in giro due turisti americani, quale approfondimento su tale evento? Chi erano i due turisti americani? Erano realmente americani? Dove è stato dato il passaggio? Fino a dove? Quella famiglia dava spesso passaggi alle persone sconosciute? Ciò non è dato sapere. Ma si nega, con sicurezza ferma e decisa, che quel pezzo di matita, Empire Pencil Co. Made in USA , potesse non solo appartenere ai due turisti americani ma che gli stessi non avrebbero certamente usato quella matita. Perché sostenere ciò con ferma decisione? Ed allora quella matita di chi era? Da dove arriva? Dove era diffusa? Era facilmente reperibile in quel tempo in Italia?

Dal particolare si può arrivare a comprendere meglio il generale, qualcuno o qualcuna è ancora impunito od impunita per quel fatto delittuoso, un fatto delittuoso che, storicamente, deve essere letto in connessione con altri episodi delittuosi.
Sarà probabilmente proprio dalle vicende del confine orientale e dallo strano sopralluogo del deposito di armi di Aurisina, compiuto dal Commissario Calabresi, che si deve ripartire senza dimenticare ad esempio l'uccisione di Feltrinelli e del Giudice Alessandrini e del giornalista Tobagi anche queste vicende collegate alla ricerca di quel maledetto traffico di armi che avrebbe condotto alla fonte del luogo di provenienza del danaro utilizzato per l'acquisto delle armi, e che probabilmente avrà segnato qualche alleanza politica di alto livello tra forze anche estreme ed opposte, il cui mandante, ignoto alla base noto ai vertici, sarà stato lo stesso, forze unite nell'intento della destabilizzazione, chi per motivi di utopia rivoluzionaria chi semplicemente per stabilizzare quel vento atlantico che soffia ancora sulle vie della non verità. In ogni caso il fine era lo stesso, strumenti per il potere violento nella Strage continua mafiosa di Stato per tutelare quell'illecito che ruotava e nuotava intorno al danaro ed a qualche realtà, forse bancaria, protetta dalla non trasparenza che ha svolto un ruolo decisivo in tutto quel periodo storico conosciuto anche come strategia della tensione.



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