Ricordate
quel 15 settembre 1996 quando dal palco di Venezia venne proclamata
l'indipendenza della Padania?
Nel
corso di questi anni il principale partito secessionista, la Lega
Nord, è stato caratterizzato da diverse turbolenze.
Ma
non è finita la voglia di secessione né di indipendenza.
Si
è passati dall'idea astratta della Padania a situazioni locali, di
stampo nazionalistico, che certamente sono più sentite, più vissute
e più partecipate dalle persone. In questo tempo dalla perdurante
crisi economica e sociale l'idea di chiudersi in un recinto più
piccolo, ove maggiore è il senso di protezione, alletta, alletta
talmente tanto, che concetti trasversali, che ben possono unire una
moltitudine di soggettività, fungono da catena, una catena che vuol
liberare queste persone dalla Sovranità dello Stato italiano ma
legarle alla Sovranità di una piccola nazione che dovrà, a detta
loro, venire. I diritti civili i temi etici non sono all'ordine del
giorno, non si capisce cosa pensano sull'immigrazione,
sull'omosessualità , sull'aborto, sul divorzio, sulla laicità,
sull'eutanasia, sul matrimonio, nulla di tutto ciò viene affrontato,
ma si parla esclusivamente di burocrazia e tasse e lavoro.
A
Trieste il 15 settembre si è svolta la manifestazione più
rilevante,ad oggi, di questo nuovo secolo. Circa 5000 persone, numeri
impressionanti per una realtà come Trieste, sono scesi in piazza per
rivendicare l'applicazione parziale del Trattato di Pace del 1947 che
vuole la realizzazione piena ed incondizionata del Territorio libero
di Trieste. Tantissimi giovani, anche studenti, famiglie hanno
sfilato per le strade triestine all'urlo di Trieste libera.
Ma
l'Italia continua ad ignorare quello che non è un fenomeno tutto
triestino, ma una situazione che deve essere necessariamente
collegata a quello che accade in altre realtà.
A Venezia il 17 settembre si è svolta una importante manifestazione per “invitare” il Consiglio Regionale a votare positivamente l'indizione del Plebiscito per l'indipendenza del Veneto. Su 60 consiglieri, 55 erano presenti in aula e dei presenti, 29 hanno votato per rimandare il progetto di legge referendario in Commissione Affari Istituzionali ed essere rivalutato, 25 hanno votato per prendere una decisione pro o contro subito, e solo uno si è astenuto.
E' il caso di ricordare che una iniziativa simile in Sardegna non è andata a buon fine perché ovviamente l'articolo 5 della Costituzione blocca iniziative secessioniste.
Esiste
un sito internet
ed una pagina facebook con oltre 14 mila piace Ason
fiero de esar Veneto che
semplicemente vuole il Veneto indipendente, benestante come l'Austria
e la Svizzera.
Riferimenti
casuali?
Sarà
la storia e forse altro a spiegarlo.
Anzi
a tal proposito sarebbe interessante capire come i capitali austriaci
o svizzeri, per esempio, guardano a queste vicende interne italiane.
Il movimento Veneto si richiama al principio di autodeterminazione dei
popoli , una norma di diritto internazionale generale ed inderogabile
che produce effetti giuridici (diritti ed obblighi) per tutta la
Comunità degli Stati. Scrivono, sulla loro pagina che “Esso è
entrato in vigore da noi con Legge statale n. 881 del 25 ottobre 1977
(ratifica ed esecuzione del patto di New York), secondo cui “Tutti
i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo
diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e
perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e
culturale”. Il Popolo Veneto trova poi definizione legale secondo
l’art. 2 della Legge statale n. 340 del 22 maggio 1971, che recita
“L’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti
alle caratteristiche e tradizioni della sua storia”.
Decine
e decine di Comune veneti hanno approvato l'ordine del giorno a
favore dell'indipendenza veneta, come Castellavazzo (BL), Segusino
(TV), Gallio (VI), Trissino (VI), Cassola (VI), Longare (VI), Abano
Terme (PD), (VR) Verona,
Noale
(VE), Rosà (VI), Rivoli Veronese (VR), Nogarole Vicentino (VI),
Altavilla Vicentina (VI), Concamarise (VR), Isola Rizza (VR) ecc.
Un
movimento simile è nato in Lombardia che, come quello veneto, si
richiama integralmente al principio dell'autodeterminazione dei
popoli, ed attua le medesime strategie, Color
44 ma è da segnalare anche il fronte indipendentista Lombardia o
pro Lombardia Indipendenza ed anche il fatto che i simboli di queste
realtà indipendentiste venete e lombarde erano presenti durante il
corteo del 15 settembre a Trieste.
Ed
in Friuli Venezia Giulia, oltre al Movimento Trieste Libera, si deve
segnalare anche il “FRONTE
PER L’INDIPENDENZA”, nato dalla fusione di tre movimenti
Indipendentisti (Fronte Giuliano, Fronte Friuli Indipendente e
Volontari Verdi-Le ronde padane di Trieste) che ha come scopo, quello
di avanzare una
proposta di legge, come in Veneto ed in Lombardia, per l'indizione
di un referendum sui seguenti quesiti:
1) costituzione dello Stato
libero del Friuli;
2) costituzione Città-Stato del territorio
libero di Trieste;
3) costituire, in entrambi i territori, la
forma di governo, Federalista, su modello Svizzero;
4) la
confederazione degli Stati Uniti d'Europa.
Insomma
se la Lega Nord è morta, nascono, guarda caso proprio nel momento
della fine politica di quel partito, una serie di movimenti o realtà
che mirano alla realizzazione di varie indipendenze territoriali.
Nascerà
un coordinamento tra queste realtà neo-indipendentiste?
Quando
non conseguiranno alcuna risposta positiva dalla politica
istituzionale, dalle aule dei tribunali, sia nazionali che
internazionali, cosa pensano di fare queste realtà? Come pensano di
portare avanti le loro istanze?
Il
vecchio leghismo a parer mio si è riciclato in queste situazioni, ha
cambiato forma, ma la sostanza no.
E'
mutata la strategia d'attacco, certamente fertile in questa fase
storica, ma lo scopo sarà sempre quello, arrivare alla Padania
libera, salvaguardando specifiche particolarità, tipo quella di
Trieste.
Il
tempo mi darà ragione o torto, una cosa è certa, a livello
nazionale non si può non vedere quello che accade, queste realtà
devono essere assolutamente lette in connessione, da Trieste a
Venezia alla Lombardia. Cresce la voglia di indipendentismo anche
nell'Italia meridionale. Ciò riporta a vecchie strategie, che nei
primi anni 90 hanno segnato in modo negativo la situazione politica e
sociale italiana.
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