La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

Immagine
Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

75 anni d'acciaio, la targa sulle leggi razziali a Trieste




Mikeze e Jakeze battono il mezzogiorno del ricordo.
Soffia una leggero vento di inizio autunno.
Duecento persone lì ove il 18 settembre 1938 Mussolini innanzi a duecentomila persone annunciava le infami leggi Razziali, lì accanto alla fontana dei Quattro continenti, che in quel nefasto anno venne rimossa per liberare la piazza da ogni fisico e materiale ostacolo alla proclamazione dell'infamia del Regime.
Alle 12 e 15 il telo blu che coprirà la targa d'acciaio verrà sollevato dall'urlo silente della dignità e della libertà.
Un gesto lungo 75 anni.
Un gesto che vale ogni emozione.
Corre quella targa in diagonale perdendosi e confondendosi con le pietre di Piazza dell'Unità, rischia di essere invisibile ed inosservata, così come invisibili ed inosservate furono milioni di persone.
Sarebbe bastato svelare l'indifferenza dal mantello dell'omertà, sarebbe bastato osservare per conoscere la disumanità che giorno dopo giorno ora dopo ora attimo dopo attimo invadeva ogni strada e contrada di quell'Italia conquistata dal diabolico male per salvare la vita a milioni di essere umani.
Corre in diagonale riflettendo le nuvole del cielo, il sole triestino, emozioni e pensieri che scivoleranno via non più verso l'indifferenza ma verso il cuore delle persone per ricordar loro che di male ed odio si può perire.
Acciaio duro e rigido come la violenza che si è abbattuta contro milioni di esseri umani, e che conduce verso le mura di quel  nefasto forno crematorio della Risiera di San Sabba.
Ma le parole incise su quell'acciaio scalfiscono ogni viltà e durezza dell'odio disumano, perché nessuna violenza razziale abbia più luogo, perché nessun odio razziale abbia più luogo, perché ogni perché sia tale in quella via ove cercar un senso alla vita.
75 anni d'acciaio corrono sul manto in arenaria di Piazza dell'Unità, una targa che non dovrà essere recintata nell'esclusività dell'odio che ha colpito il popolo ebraico, ma dovrà includere nei suoi incisi anche se non scritti ogni odio ogni persecuzione ogni vessazione ogni intolleranza che prima e dopo quel 18 settembre 1938 hanno colpito e continuano a colpire violentemente popoli e comunità intere.



Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot