Mentre scrivo il cielo di Trieste è appena stato sorvolato da un aereo da guerra.
Quel rumore invasivo, quella velocità incredibile, quella potenzialità distruttiva volante, quella violenza reale che sorvola anche questo cielo, rischia di diventare l'ennesima normalità tra qualche giorno ma sul quel cielo ignorato da molti per lungo tempo, il cielo siriano.
Non
abbiamo bisogno di bombe per la democrazia, di bombe per l'umanità,
di bombe per la libertà.
In
Siria sono due anni che continua un massacro, oltre 70 mila morti,
quasi due milioni di profughi, ed il tutto nella tolleranza di
quell'Occidente che osa dire quando una morte è tollerabile e quando
una morte non è tollerabile.
Come
se il massacro, le sofferenze che vive la popolazione di quel pezzo
di terra, ignorato da molti, da due anni a questa parte fosse meno
grave e meno rilevante od un qualcosa di accettabile rispetto alle presunti uccisioni accadute con
le armi chimiche.
Chi
arma i così detti ribelli siriani?
Chi
lucra in tutto ciò?
Guerra
alla guerra, certamente, ma non con le bombe.
Ma
qualcosa è mutato rispetto al passato.
L'arroganza
anglo-franco-americana è stata fermata, per ora.
Attacchi
durissimi sono giunti anche dal patriarca locale che ha definito come
criminale un possibile attacco americano.
Siamo
tutti responsabili dello stato di indifferenza con cui si è
tollerata la situazione siriana.
Con
questa consapevolezza, con un forte senso critico e di riflessione,
Trieste, una delle prime, se non la prima città italiana, questo
venerdì 30 agosto 2013 si mobiliterà.
Un
presidio in Piazza dell'Unità alle 17.30 contro ogni guerra, sia
interna che esterna, sia umanitaria che democratica.
Esiste
la diplomazia, esistono mille ed infiniti modi per intervenire, ma si
preferisce l'arroganza volta a giustificare da un lato il continuo
incremento per le spesi militari e dall'altro a determinare il
controllo e l'equilibrio strategico in zone territoriali
particolarmente importanti nella complessità dell'economia mondiale.
Nessuna
demagogia e retorica, ma una riflessione è dovuta ed è essenziale.
La
guerra nella guerra doveva iniziare questo giovedì. Il tutto deciso
a colpi di telefonate.
Mondo
miserevole, verrebbe da urlare.
Sembra
che sarà solo questione di giorni, muoviamoci insieme, tutti e
tutte, in quel silenzio assordante che deve semplicemente dire no
alla guerra ora e sempre.
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