Binari
conquistati dalla vegetazione incolta, gabbiani volare tra macerie di
una società conflittuale, acqua del mare scagliarsi ora con dolcezza
ora con fermezza lungo quella recinzione di massi instabili che
confinano e separano, così come il cancello in ferro ed alabardato,
il tempo dell'epoca vissuta dall'epoca che attende una risposta nel
dubbio del che fare. Macerie,
tanti magazzini decadenti e fatiscenti che attendono solo una
dignitosa sepoltura, degrado e silenzio.
Tutto
questo tra il lungo mare di Barcola ed il centro di Trieste.
Un
punto lungo e sospeso, tra l'isola ove il sole non tramonta mai,
Grado, l'Est Europa, il Carso selvaggio e mai domato, ed il golfo
irrequieto di Trieste.
E ti
chiedi, potrebbero quei binari ospitare il tram storico di Trieste,
ora dormiente, per congiungere Opicina con Trieste. Trieste
una città per il Tram, dalle dieci e più linee al nulla.
Eppure
il tram a Trieste dovrebbe tornare, con prepotenza, con eleganza.
Non
la sola linea storica, ora sospesa ma un giorno di qualche tempo
indeciso destinato a correre ancora, ma per tutta la città dovrebbe
scorrere e correre il vecchio e caro Tram. Perché
Trieste è una città da Tram. Camminando
lungo quella silente via, comprendi che tale area abbandonata
volutamente dalla politica che guarda lontano fermando il presente,
difficilmente potrà ritornar ad essere luogo adibito esclusivamente
ad attività portuale. E'
mutata la società, è mutata la volontà dominante, è incrementato
senza misura alcuna il degrado. Attraversare
macerie di un passato destinato a rimaner stilizzato in qualche libro
di storia, è come respirare l'aria di quel tempo che è ancora
imprigionato dentro ogni tegola, mattone e pilastro che ha reso
unico, nella sua unicità, il porto vecchio ed ora decadente di
Trieste. Ma
che nessuna speculazione abbia mai luogo, che l'amore ed il rispetto
per Trieste possa trionfare ed essere colto dal fascio di luce di
quel faro ancora vivente. Quel
punto lungo e sospeso deve ritornar in vita e congiungersi con il
resto del corpo,perché quell'area sia essa off limits che non,
ebbene non è oltre e neanche esterna a Trieste ma è parte
essenziale ed ancora pulsante della nostra città. Quello
schiaffo violento ed ingiusto che ha origine in qualche stanza di
potere deve mutare in dolcezza ed armonia partecipata e condivisa
con la gente di Trieste.
Un
corpo, quello di Trieste, privato del suo intestino, e quell'area ove
desideri, passioni, conflitti e sensazioni contrastano con il non
fare è l'intestino di Trieste, complesso, lungo ed articolato,che
aspetta solo di ritornar lì dove deve stare e per essere ciò che
deve essere. Che
le intuizioni e le nuove prospettive e talenti dei giovani,
attraversando magazzini e parchi delle idee possano conciliarsi nella
concordia dell'esperienza con la saggezza di chi ha mano e talento
per disegnare il futuro.
Che
questo futuro non arrivi da oltre confine, che questo futuro nasca
tra le porte della nostra terra. Ora è
il momento di fare, fare per Trieste. Lampi
notturni e tuoni diurni schiaffeggiano la perenne bella addormentata. Un
set per il cinema e l'arte, musa per la malinconia, che deve ritornar
in vita ora per evitar che tutto vada semplicemente ed
inevitabilmente in malora.
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