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CIE GRADISCA sabato 17 agosto 2013 |
La
legge 6 marzo 1998, n. 40, nota come Turco-Napolitano, ha aperto la
via prima ai CPT e poi con le modifiche avvenute nel tempo agli
attuali CIE. E' da una certa sinistra, appunto sinistra in questo
caso, quelli che oramai sono conosciuti come Lager di Stato. E sarà
proprio il Ministro Bianco, sotto il Governo Amato II, dove l'Ulivo
di allora, ora PD, aveva ben 22 ministri e 53 sottosegretari, con una
visita a Gorizia nel 2000 a lanciare la realizzazione del CPT,
attuale CIE. La destra berlusconiana ha trovato il campo fertile e
non ha fatto altro che attuare quanto già determinato dall'Ulivo di
allora. Il progetto della realizzazione del polo accademico
internazionale da edificare proprio nell'ex caserma Polonio salterà. Oggi 2013, il PD, piange, scopre gli aspetti non umanitari
ed assolutamente degradanti di quei luoghi. Ma vogliamo veramente
credere che le ragioni politiche che porteranno alla chiusura di quel
luogo saranno di carattere umanitario? Si poteva intervenire in
qualsiasi momento per sanare, almeno in via temporanea, certe
situazioni a dir poco disumane. Quante denunce sono state realizzate
da parte di organizzazioni umanitarie?
Perché,
per esempio, non è stata creata la figura del garante nazionale
per i diritti dei detenuti da estendere anche a questi luoghi? In
Italia esistono solo garanti locali, che non hanno strumenti idonei
per operare. La politica e la
sinistra al governo poteva creare, per rendere più aperti quei
luoghi, nell'attesa della loro chiusura, subito tale figura
nazionale, conferendo pieni poteri reali , come poter accedere a
tutti gli istituti penitenziari ed ai CIE senza preavviso alcuno ed
autorizzazione, effettuare colloqui con tutti i reclusi. Poteva
essere creato un numero verde d'emergenza funzionante 24 ore su 24 ed
avere figure di riferimento specializzate in ogni provincia, una
sorta di team per i diritti umani come medici, avvocati, psicologi,
soggettività indipendenti, non come quello speciale di
sorveglianza esistente oggi a Barcellona che si occupassero
esclusivamente delle segnalazioni e denunce dei migranti trattenuti
nei detti centri. Oppure semplicemente chiudere quelle strutture e
pensare ad altre soluzioni. Invece nulla. Ne chiusura, né soluzione
intermedia. Una sinistra complice e responsabile della situazione
esistente.
Quanto
sono credibili quelle lacrime? No, io non ci credo. E' da anni che i
migranti lì reclusi si ribellano, sono anni che si effettuano
manifestazioni e presidi, ma il CPT, ora CIE, è sempre là, fermo ed
immobile. Cosa è cambiato in questo lungo arco di tempo? Quali
interessi economici sono in gioco? Cosa si vuole costruire in
quell'area? Ben venga la chiusura di
quel lager, ma per questione di intelligenza umana, non raccontateci
frottole. I motivi reali, se mai quel lager verrà chiuso, saranno
altri e questo altro si chiama in via prevalente profitto.
Intanto a Gradisca si è svolto un buon presidio
nella giornata di sabato 17 agosto. Sono giorni che i
fari mediatici sono puntati sul CIE di Gradisca , servizi nei
telegiornali, articoli sulla principale stampa regionale ma anche su
qualche giornale nazionale, oltre che su importanti siti internet sia
locali che nazionali.
I presupposti per un buon presidio per la giornata
di sabato 17 agosto vi erano tutti e più o meno le aspettative sono
state confermate. Più di un centinaio di manifestanti, la quasi
totalità legata a strutture politiche sociali organizzate, alcuni
venuti anche dal vicino Veneto, la maggior parte invece da Trieste e
Gorizia e provincia. Si è fatta vedere anche la politica
rappresentativa istituzionale, vi erano bandiere di SEL e del
Movimento Cinque Stelle , e sulla questione cinque stelle è il caso
di annotare che probabilmente sussistono dei problemi di
comunicazione o di visione della problematica immigrazione al loro
interno, poiché le recenti e gravissime parole della consigliera
regionale Dal Zovo, lì ove afferma,sul Piccolo di Trieste del 17
agosto, in merito al Centro di accoglienza di Gradisca che sussiste
«il rischio che in regione arrivino almeno 500 immigrati al mese,
destinati ad aumentare a dismisura il numero dei clandestini presenti
in Fvg», sono una chiara dimostrazione che qualcosa non va, poiché
tali dichiarazioni sono degne del miglior leghista e difficilmente un
leghista scenderebbe in piazza in una manifestazione ove sono
presenti centri sociali per dire no ai CIE.
Tra opportunismi
evidenti, per la grande attenzione mediatica, che hanno creato
diversi malumori fra diversi manifestanti, tra visite all'interno del
CIE bloccate dalla burocrazia, tra cortei non autorizzati, i
migranti reclusi all'interno del CIE hanno risposto con passione al
presidio. Sono saliti sui tetti ed alcuni di loro son lì rimasti
fino al giorno seguente. Alcune scritte sui muri, chiudere i CIE o
libertà, diversi striscioni dei centri sociali del nord est, e
bandiere, molte quelle anarchiche, da sempre presenti con costanza
ad ogni iniziativa contro i CIE, qualcuna di rifondazione comunista,
una della pace e poi quelle dei citati partiti. Ma alla gente reclusa
nei CIE poco può interessare degli eventuali problemi politici che
sussistono all'esterno di quelle mura, ed i problemi e le divisioni
sussistono, ma certamente deve loro interessare la non presenza di
immigrati e della cittadinanza di Gradisca e dei comuni limitrofi, i
così detti cittadini comuni, non legati alle organizzazioni
politiche e sociali che si occupano della questione CIE. Tutti devono
chiedersi il perché dell'assenza, ancora una volta, dei cittadini .
Non è solo una questione di estate. E' già accaduto altre volte,
eppure per una questione di civiltà e senso di libertà, viste le
sofferenze che hanno martoriato nel corso della storia quel pezzo di
territorio, ciò dovrebbe incitare la cittadinanza complessiva ad
attivarsi concretamente contro quel centro di gravità anti-libertà
lì presente.
Ma così non è. Si delega, spesso per comodità o
non assunzione diretta di responsabilità, il tutto alla politica
rappresentativa istituzionale, ma è una parte importante della politica ad essere
responsabile della edificazione di quei muri e se verrà quello di
Gradisca chiuso, cosa in ogni caso auspicabile, si deve capire,
nell'ottica del sistema vigente, che sarà per ragioni non
esclusivamente umanitarie.
Marco Barone
alcune foto dal presidio di Sabato 17 agosto 2013
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