La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Trieste, tra debito pubblico, patto di stabilità e sogni traditi

scala al Belvedere Trieste
Come è noto, vi è stata recentemente una importante sentenza della Corte Costituzionale , la n°. 219 del 19 luglio 2013,con la quale si è dichiarato illegittima la disciplina che norma le sanzioni per la violazione del patto di stabilità da parte delle Regioni a Statuto Speciale. In particolare, la Corte ha ritenuto che l'applicazione diretta di queste sanzioni anche alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome sia illegittima per eccesso dei limiti della delega in tema di federalismo fiscale (legge n. 42 del 2009). Infatti, detta legge riserva la determinazione di tali sanzioni ai singoli accordi che lo Stato deve definire con le Regioni speciali in materia di patto di stabilità, dunque, per la Corte Costituzionale, il legislatore delegato ha ecceduto dai limiti impostigli dalla delega, incorrendo nella denunciata violazione dell’art. 76 Cost. Insomma le Regioni a Statuto Speciale non hanno certamente ora il via libera per “violare ” deliberatamente il Patto di Stabilità, ma certamente fino a quando nessuna regolamentazione delle sanzioni tra le dette Regioni e Stato avverrà, queste non possono avere luogo. Certo, molte sanzioni, per aver sforato il patto di stabilità, sono state comminate nel corso del tempo, ma hanno riguardato città di Regioni a statuto ordinario, per esempio Vibo Valentia, dovrà versare alle casse dello Stato una sanzione dell'importo di 1,2 milioni, e per diverse ragioni ora è anche in stato di dissesto finanziario per un buco di circa 20 milioni di euro, il comune di Torino è stato sanzionato con 38 milioni di euro, Alcamo (1,2 milioni), Bagheria (1,2 milioni), Catanzaro (2,7 milioni) Torre Annunziata (1,3 milioni) e Trapani (2, 5 milioni ) Gallarate con i sui 1,6 milioni. Insomma uno Stato che ti impone manovre di austerità e rigore ma violando principi costituzionali chiari e certi, e le Regioni a statuto speciale non hanno avuto il coraggio di sfidare tale illegittimità in via sostanziale ma solo in via giuridica. Intanto i cittadini hanno pagato e continueranno a pagare, come sempre.
Ma il ragionamento è più complessivo ed articolato. Continuano da anni, senza sosta alcuna, manovre finanziarie, economiche, di stabilità, che da un lato hanno lo scopo di cogliere l'attimo offerto dalle speculazioni del mercato finanziario con l'alibi della crisi reale e sociale, per svendere i beni comuni e pubblici, liberalizzazioni, privatizzazioni, dall'altro invece si riducono i diritti complessivi sociali, distribuendo le ricchezze in modo sempre assolutamente ingiusto. I ricchi sempre più ricchi, il ceto medio è destinato all'estinzione con l'inevitabile crescita esponenziale del ceto sociale povero. L'Italia mai e poi mai potrà soddisfare il debito pubblico esistente. E' materialmente e teoricamente impossibile. Neanche la ricontrattazione del debito è una misura idonea, poiché ciò comporterà sempre una continuità con le politiche capitalistiche di ieri e di oggi. L'unica soluzione è sollevare l'impossibilità assoluta sopravvenuta di adempiere a tale obbligazione ricollegandosi a dei principi universali di diritto ben recepiti anche nel nostro sistema giuridico. L'articolo 1218 del Codice civile afferma che il debitore che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile, mentre il primo comma dell'articolo 1256 che l'obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile. Esistono tutte le condizioni giuridiche e sostanziali per esprimere tale concetto. Mancano, ovviamente, quelle politiche. E' impossibile,anche vendendo la stessa Italia con tutti i beni connessi, pagare un debito, destinato a crescere, che ad oggi ammonta a 2.034.763 miliardi Tutte le manovre che verranno, l'incremento delle tasse, la riduzione drastica dei diritti, finalizzata unicamente al pagamento del debito pubblico, ivi incluse le svendite dei beni comuni, sono illegittime, inefficaci, sono un cappio al collo per tutto il Paese e per i cittadini. Intanto la sofferenza non potrà che crescere ed aumentare anche il distacco tra il così detto centro la così detta periferia. Il patto di stabilità è diventato spesso alibi della dubbia modalità di gestione della cosa pubblica, ma ha anche costretto le amministrazioni a decidere su quali devono essere le priorità, come nel campo della manutenzione ordinaria sacrificando spesso proprio le periferie. A Trieste esiste una situazione di crescente disagio sociale. Crisi nel lavoro, problemi nel diritto alla casa a cui si cerca di far fronte ora con agevolazioni economiche, soffrono anche i simboli dell'apparenza, come le rive, totalmente disastrate e dove inciampare e non farsi male è un miracolo, il molo audace che da due stagioni estive è in condizioni pietose, per non parlare delle cose oramai divenute fatto notorio. Ma se soffre il centro, cosa accade in periferia? Anche se a parer mio Trieste non ha una vera periferia ma tanti piccoli centri. A Roiano, per esempio, vi è il problema ratti anche in orario diurno, nella piazza della Chiesa, dopo varie segnalazioni, lì ove vi è anche l'area giochi dei bambini, sono stati collocati erogatori d’esca topicida in polipropilene. La sporcizia domina spesso sovrana. Presso la scala al Belvedere, ove nel dicembre del 2005, è stata posta da parte degli enti culturali sloveni cittadini una targa dedicata al compositore triestino appartenente alla comunità slovena Ubald Vrabec esiste una situazione tipica di degrado, erbaccia ovunque, così come la targa stessa circondata anche da erbaccia. Ma è difficile che non vi sia un borgo od un rione che non lamenti problemi di degrado. Oppure aumentano i sogni traditi e le promesse mancate. Graziella Goitan, mi segnala, per esempio, che nell'area di Rozzol Melara ci si interroga sul perché i panelli solari per il risparmio energetico,che ben potevano usufruire le 650 famiglie lì abitanti e ne avrebbero tratto sicuramente beneficio economico mettendo in moto un volano virtuoso pure per il lavoro, sono stati dimenticati. Oppure che fine hanno fatto i propositi di “ Trieste riparte da Melara centrale con un progetto di riqualificazione partecipata “ e ancora : “ da Rozzol Melara può partire la riqualificazione delle periferie “ o “ Il nostro futuro : cominciamo costruirlo adesso”?
Piccoli segnali ma certamente significativi.
Certo, il patto di stabilità, si dirà. Ma a parer mio esiste una questione Trieste, che va oltre il patto di stabilità, oltre la crisi, su cui riflettere senza più perdere tempo.

Aggiornamento:

Segnalo che dopo la pubblicazione dell'intervento la scalinata al Belvedere è stata ripulita dall'erbaccia. (Foto scattata il 2 agosto 2013), la foto di copertina che ritrae la scalinata in condizioni di degrado è di fine luglio ed antecedente alla pubblicazione dello scritto.
mb


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