La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Trieste ad alta tensione


Notte di luna piena, tra l'accanimento delle zanzare tigri ed il continuo innamoramento del gatto di Roiano oserai la conoscenza del sonno.
Sonno, finalmente, sonno. Una forte esplosione ti sveglierà di colpo, cercherai nel buio della stanza l'orologio, in quel momento comprenderai che solo cinque minuti dall'inizio del sonno passarono invano. Una eternità di cinque minuti. D'altronde mica si vivrà per l'eternità. Spalancherai le finestre e la curiosità ti rapirà per Trieste. Esploderà una gomma, un tombino ed un bicchiere di vino di troppo. Urla, insulti, tonfi e parole senza senso, ordinaria follia alla ricerca della sempre più stabile sociale entropia.
Sonno, dove sei sonno?
Ci riproverai. Ti blinderai nella stanza, alzerai le barricate anti-zanzare, immergerai nel bagno del sudore il tuo corpo, il gatto continuerà ancora nel suo calore.

Mona, sei un mona,
mi hai messo le mani addosso
devi andar via di qui


Sono le 6.35.
Qualcuno vivrà ancora gli effetti di una notte a dir poco lunatica.
Caffè e sigaretta, solito nel solito che quando diverrà insolito cercherai di renderlo nuovamente solito ed uscirai dalla tua tana.


Una salita carsica.
Una macchina che salirà, una macchina che scenderà.
Due donne al volante.
Si sfideranno a colpi di sguardi.
Il duello sarà costante.
Una stringerà in mano, come una bomba a mano, il cellulare, sarà pronta e chiamare i vigili urbani, l'altra, che percorrerà la via in contromano, non si sposterà di un millimetro, sarà pronta alla guerra di logoramento.
Capirai che sarà, in quel che sarà,  impossibile conciliare la situazione.
Quando due estremi si affronteranno dovrai convincere chi è nel torto a ritornar sui passi della normale civiltà stradale.
Io non mi sposto, dirà la conducente che vuol salire, io neanche, dirà la conducente che vuol scendere.
Giunsero gli abitanti del luogo, qualche urla, una retromarcia, e la determinazione di chi salirà per la retta via trionferà.
Alalà griderebbe la figlia di  Polemos demone della guerra.
Insomma, Trieste ad alta tensione, già.



Marco Barone







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