Vajont 9 ottobre 1963 ,
487 sono i bambini con meno di 15 anni morti non per incuria ma per
colpa. Questo è quello che
leggerai nell'area della diga, non della tragedia, non dell'incidente, non del dramma o della fatalità, ma della strage del Vajont. Poi una lunga fila di
nomi, bambini mai nati, uccisi, per la violenza che l'uomo ha
esercitato verso la natura per il solito becero profitto. Non hai la forza di
piangere, la rabbia è talmente forte, dura, che muta ogni lacrima in
silenzio, il silenzio nell'urlo, urlo che l'eco delle montagne
incateneranno ogni oltre oblio nell'ululato del dolore.
2018 persone travolte
dalla furia della natura. Una furia che si è accanita verso
l'innocenza di un popolo senza scalfire i veri responsabili di quella
strage. Vennero distrutti i borghi di Frasègn, Le Spesse,
Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè e la parte
bassa dell'abitato di Erto, Longarone Pirago, Maè, Villanova,
Rivalta. Furono danneggiati gli abitati di Codissago, Castellavazzo,
Fortogna, Dogna e Provagna, Soverzene, Ponte nelle Alpi, la borgata
di Caorera e di Borgo Piave. Vedrai l'imponenza della
diga, sorprenderti e sconvolgerti, cemento, e ruggine, strade e
cavità e ciò che rimane della frana. Leggerai Enel di m...,
scritto con una bomboletta color bianco, e vedrai sui cancelli che
condurranno a quel mostro immobile, il cartello dell'Enel, oggi
proprietaria delle strutture e dei terreni. L'Enel il 10 ottobre del
1963
scriveva “ la diga è rimasta intatta il che prova
l'eccellenza del manufatto e il largo margine di sicurezza adottato.
La enorme massa rocciosa franata ( …) testimonia che il disastro
rientra fra quegli eventi naturali a carattere catastrofico ,
assolutamente imprevedibili” Sul sito del Comune di
Longarone si ricorda che l
a “Cassazione, pur nella
mitezza delle pene inflitte agli imputati, accoglieva sul piano dei
principi, l’accusa: si dichiarava la prevedibilità dell’evento,
per cui frana e inondazione costituivano un disastro colposo”.
Nel febbraio 2008, nel corso della
presentazione dell' International Year ofPlanet Earth il disastro del Vajont fu
ricordato come un caso esemplare di "disastro evitabile"
causato dalla scarsa comprensione delle scienze della terra e dal
«fallimento
di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che
stavano cercando di affrontare» La frana
monte Toc del novembre 1960 è stato un segnale, vi furono anche
proteste e scioperi per denunciare la pericolosità dell'opera, ma la
storia ha ben insegnato come è finita, ha prevalso il senso del
profitto e la devastazione della natura che si è abbattuta poi su
intere comunità spazzate via nell'arco di attimi che mai dovranno
essere dimenticati. Eppure sembra che qualcuno vuole rimettere
in funzione quel mostro. Qualcuno vuole sentir ruggire la violenza
dell'essere disumano contro madre natura? Atto, a parer mio, di
gravità inaudita. Si insulta la memoria, si insulta la storia, si
insultano quelle persone uccise e ripeto uccise dal potere della
società.
Si avvicinano i 50 anni
della strage. Non voglio con questo scritto “scavalcare” i
parenti delle vittime, però mi sento di lanciare la seguente
proposta. Lo Stato italiano deve procedere all'espropriazione per
causa di pubblica utilità della Diga per dichiararla Monumento
nazionale.
Un Monumento che ben
rappresenti la violenza dell'essere umano drogato dal profitto e dal
potere esercitata sulla natura che, ahimè, ha scatenato l'ira
funesta nata da tal dolore sul popolo inerme e che possa fermare, una
volta per sempre, ogni tentativo finalizzato a ripristinare l'uso di
quel mostro di cemento che tanta sofferenza , ancora viva e che mai
patirà, continua ad imprimere nella mente e nel cuore di ogni
persona non indifferente.
487 bambini con meno di
15 anni morti non per incuria, ma per colpa.
Contro l'indifferenza che
la Diga sia Monumento nazionale.
alcune foto scattate nel mese di luglio 2013
Commenti
Posta un commento