Recentemente
è stato reso noto il nuovo record, perché quando si parla di debito
pubblico è sempre un continuo record, del debito pubblico italiano
che è pari a 2.034.763 miliardi.
Come
è noto, continuano da anni, senza sosta alcuna, manovre finanziarie,
economiche, di stabilità, che da un lato hanno lo scopo di cogliere
l'attimo offerto dalle speculazioni del mercato finanziario con
l'alibi della crisi reale e sociale, per svendere i beni comuni e
pubblici, liberalizzazioni, privatizzazioni, dall'altro invece si
riducono i diritti complessivi sociali, distribuendo le ricchezze in
modo sempre assolutamente ingiusto. I ricchi sempre più ricchi, il
ceto medio è destinato all'estinzione con l'inevitabile crescita
esponenziale del ceto sociale povero.
L'Italia
mai e poi mai potrà soddisfare il debito pubblico esistente.
E'
materialmente e teoricamente impossibile.
Neanche
la ricontrattazione è una misura idonea, poiché ciò comporterà
sempre una continuità con le politiche capitalistiche di ieri e di
oggi.
L'unica
soluzione è sollevare l'impossibilità assoluta sopravvenuta di
adempiere a tale obbligazione ricollegandosi a dei principi
universali di diritto ben recepiti anche nel nostro sistema
giuridico. L'articolo 1218 del Codice civile afferma che il debitore
che non esegue esattamente la prestazione dovuta è tenuto al
risarcimento del danno, se non prova che l'inadempimento o il ritardo
è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da
causa a lui non imputabile, mentre il primo comma dell'articolo 1256
che l'obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile
al debitore, la prestazione diventa impossibile.
Dunque
per non pagare il debito, di cui certamente questa generazione ma
anche le prossime che verranno non hanno alcuna responsabilità
contrattuale né diretta né indiretta, deve emergere in primis
l'impossibilità sopravvenuta che deve emergere dopo la contrazione
del debito, in secundis la prestazione deve essere oggettivamente e
realmente impossibile e non divenuta impossibile solo per il
debitore, il debitore non deve aver causato con il suo comportamento
nel corso del tempo l'impossibilità della prestazione, infine
l'impossibilità deve essere di natura tale da non consentire in
alcun modo l'adempimento.
Esistono
tutte le condizioni giuridiche e sostanziali per esprimere tale
concetto. Mancano, ovviamente, quelle politiche. E'
impossibile,anche vendendo la stessa Italia con tutti i beni
connessi, pagare un debito, destinato a crescere, che ad oggi
ammonta a 2.034.763 miliardi. Il debitore, in questo caso l'Italia e
conseguentemente gli italiani, se da un lato hanno favorito con
manovre politiche azzardate, figlie delle peggiori speculazioni e
logiche clientelari, la crescita del debito pubblico, certamente, il
comportamento assunto dall'Italia, con manovre continue di rigore ed
austerità hanno ben evidenziato che la stessa ha provato, a
discapito dei propri cittadini a soddisfare tale entità di debito,
ma ciò non è e mai potrà essere idoneo per conseguire i detti
scopi. E lo stesso pareggio di Bilancio, come costituzionalizzato,
che dal 2014 entrerà in vigore nel nostro ordinamento giuridico,
partorirà una infinità di manovre durissime non solo per l'economia
italiana ma in particolar modo per i diritti sociali. Il debito ha
subito una grave accelerazione nella sua crescita a causa di quella
così detta crisi nata nel 2008 imputabile in prevalenza alle
speculazioni finanziarie e di mercato. Dunque da eventi non
dipendenti dallo Stato italiano, esterni e di causa di forza maggiore
. Causa di forza maggiore che oltre ad incrementare la consistenza
del debito pubblico ha conseguentemente reso impossibile anche la
soddisfazione del precedente debito contratto, come una sorta di
effetto domino. Insomma, se forse nei primi anni in cui tale debito
veniva contratto era possibile riuscire a soddisfarlo, gli eventi
sociali, economici e reali che si sono susseguiti nel tempo, hanno
travolto l'intero debito pubblico rendendo questo semplicemente
ingestibile.
Dunque,
che gli italiani prendano coscienza e consapevolezza di ciò.
Tutte
le manovre che verranno, l'incremento delle tasse, la riduzione
drastica dei diritti, finalizzata unicamente al pagamento del debito
pubblico, ivi incluse le svendite dei beni comuni, sono illegittime,
inefficaci, sono un cappio al collo per tutto il Paese.
Che
l'Italia abbia il coraggio di dire no al pagamento del Debito
Pubblico, per impossibilità sopravvenuta di adempiere alla
prestazione, senza condizione alcuna e che si riparti semplicemente
da zero.
D'altronde
le strade sono due, o si continua sulla strada vigente, ed ognuno ne
trarrà le proprie drastiche conseguenze oppure si ricomincia da
zero.
Sì,
il momento zero per l'Italia è possibile, dipende esclusivamente da
noi, uomini e donne che viviamo in questo malandato Paese.
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