Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Riesplode il caso Palatucci



A Trieste, in via Giovanni Palatucci 5( ex Ratto della Pileria, ove ratto, dal dialetto "rato" solo a Trieste significa salita ripida e non ratto nel senso di roditore)si trova la Risiera di San Sabba che nel 1965 fu dichiarata Monumento Nazionale con decreto del Presidente della Repubblica.
Ratto della Pileria...

www.laputa.it/denominazioni-urbanistiche-generiche/ © LAPUTA
L’uso della denominazione “ratto” è documentata nella toponomastica triestina sin dal 1910 con “Ratto della Pileria...

www.laputa.it/denominazioni-urbanistiche-generiche/ © LAPUsi trova la Risiera di San Sabba che nel 1965 fu dichiarata Monumento Nazionale con decreto del Presidente della RepubblicaEbbene, tra la via Palatucci e la Risiera di San Sabba rischia di emergere una incompatibilità a dir poco enorme
Ebbene tra la via Palatucci e la Risiera di San Sabba rischia di emergere una incompatibilità a dir poco enorme.
Sul Corriere della Sera un articolo di Alessandra Farkas pone in discussione la figura di Giovanni Palatucci, funzionario della polizia italiana, indicato in molte targhe in via erronea come Questore ma in realtà lui fu vice commissario aggiunto, e morì il 10 febbraio 1945, nel lager di Dachau, dove era stato rinchiuso dai nazisti. Dopo l'apertura di beatificazione e il memoriale della Shoah di Yad Vashem, in Israele, che lo ha nominato nel 1990 Giusto tra le nazioni per la sua opera a favore degli ebrei perseguitati, il tutto sembra essere destinato ad un ribaltamento. La verità, o verità presunta tale, a livello mediatico, storico e pseudo istituzionale emerge solo ora, nonostante sono anni che si denunciano delle forzature sulla figura di Palatucci, una sorta di eroe, probabilmente perché la politica in passato aveva bisogno di un Palatucci eroe, così come le istituzioni per dimostrare che nel periodo buio non tutti gli addetti alle questure furono collaborazionisti, prima di ogni verità storica degna di tal nome ma quando gli studi di vari ricercatori e storici si sono incrociati ed hanno trovato il giusto canale di ascolto e giusto appoggio politico, quando non si può più celare la verità, ecco la società essere costretta a ritornare, in qualche modo, su quella che sembra essere la retta via.
Sarebbero infatti emerse delle “novità”, certamente tali per la comune opinione pubblica a dir poco rilevanti che si pongono in linea con quanto già denunciato in passato da Marco Coslovich il quale in una intervista con Alessandro Cassin ricordava, tra le varie cose, che “Se Palatucci avesse salvato anche un solo ebreo già varrebbe la pena ricordarlo. Purtroppo nel suo caso il ricordo è stato sommerso dall’enfasi, l’esagerazione, la retorica e la falsificazione. Tutto questo rende oggi quasi impenetrabile la sua reale figura storica”.

Il Corriere della Sera, ma anche Repubblica, ricorda che il Museo dell'Olocausto di Washington ha tolto il materiale su Palatucci da una mostra riguardante i non ebrei che aiutarono, o al contrario denunciarono, le persone prese di mira dai nazisti per motivi razziali. Anche Yad Vashem ha deciso di riaprire la pratica e il Vaticano, secondo quanto riferisce il «New York Times» intende approfondire la questione. Inoltre la Lega antidiffamazione, organizzazione che combatte l'antisemitismo, non premierà più ufficiali di polizia con un riconoscimento intitolato a Palatucci.

Si denuncia che dagli archivi si scopre un Palatucci sì funzionario di pubblica sicurezza presso la Questura di Fiume dal 1937 al 1944, dove era addetto all’ufficio stranieri ove si occupò dei censimenti dei cittadini ebrei ma proprio sotto la sua reggenza la percentuale di ebrei deportati da Fiume fu tra le più alte d’Italia, insomma Palatucci era un collaborazionista?


Chi di dovere conferisca una risposta quanto prima, perché se quanto denunciato dovesse corrispondere al vero, si dovrà ovviamente intervenire e per esempio via Giovanni Palatucci, ove si trova la Risiera di San Sabba, dovrà cambiare certamente nome così come dovrà essere rivista la cerimonia alla lapide che nelle carceri del Coroneo ricorda la prigionia di Giovanni Palatucci ricordato come 'giusto tra le nazioni', 'servo di Dio' e 'medaglia d'oro al merito civile' per aver salvato la vita a piu' di 5 mila ebrei... Il prossimo passo certamente riguarderà altre vicende legate alla lunga e controversa ma anche esasperata storia del confine orientale.

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