Un video messaggio con
sottofondo musica araba, la ripresa verrà effettuata da una donna.
Lo Giudice, ex pentito
in fuga, scriverà il numero 43 sulla busta chiusa con del nastro
adesivo, forse spedita da Macerata, perché quella è la città
indicata nella lettera dopo la sua firma.
Una busta che conterrà
una lettera destinata al Tribunale di Reggio Calabria, e verrà portata in Tribunale dal figlio di Lo Giudice e
probabilmente il numero 43 servirà a dimostrare l'autenticità
della stessa come ripresa nel video,anche questo è un messaggio di sfiducia verso le istituzioni.
Una lettera di cinque
pagine che riporterà la sigla nino 59, corrispondente al diminutivo
del suo nome,Antonino e sua data di nascita, 1959, che farà parte di
un documento complessivo di ben 15 pagine, su cui dirà di tutto e di
più, attaccherà, ponendo in dubbio la credibilità dei magistrati
Giuseppe Pignatone, l'aggiunto Michele Prestipino, il pm Beatrice
Ronchi e l'ex capo della squadra mobile di Reggio, Renato Cortese. Ogni pagina verrà
firmata, scritta in un italiano pessimo, inizierà con un non è
mai esistita la Cosca Lo Giudice seguito da ben 26 punti
esclamativi e si concluderà con un lasciatemi in pace seguito
da tre punti esclamativi e lascia intendere, più di una volta,che al
momento opportuno, quando lo deciderà lui, dirà quello che dovrà
dire.
La negazione
dell'esistente è la tipica mentalità ben nota della cultura
mafiosa, la mafia non esiste, la 'ndrangheta non esiste.
Tra le cose particolari
segnalo, dopo aver letto la lettera come pubblicata in rete, che
lui, il presunto boss, dopo aver letto il libo di Gratteri, ha in
sostanza emulato gli ordini ed i relativi gradi della 'ndrangheta,
conferendosi da solo il titolo del padrino, solo grazie a quel libro,
perché non conosceva nulla né di gradi né di ordini, ed infatti
preciserà che ha attuato quanto scritto nel libro del magistrato.
La cosa più inquietante,
che invece, ben delinea il succo e lo scopo della lettera, è quanto
emergerà a pagina 4.
“I collaboratori sono
sempre dei burattini che possono causare danni irreparabili colpendo
in ogni direzione costruendo dei castelli sulla roccia e difficili da
smontare. Questo servirà a giudicare sempre più attentamente chi si
presenterà davanti ai Giudici, che non si dia nulla per scontato,
che le apparenze ingannano”.
Le cose sono due, o si è
in presenza di uno strano caso giudiziario, oppure la 'ndrangheta
attacca la credibilità dei collaboratori. La 'ndrangheta è nota per
aver un numero di collaboratori debolissimo, stante il forte legame
di sangue che lega gli 'ndranghetisti, questa iniziativa, mediatica e
destinata all'opinione pubblica e non alla magistratura, destinata
ai collaboratori di giustizia e non alle forze dell'ordine, può
essere intesa come un chiaro messaggio di attacco al fenomeno del
pentitismo? Minare la credibilità dei collaboratori di giustizia è
un sorta di arma efficace, forse più efficace di qualsiasi atto
intimidatorio o di ricatto o di uccisione.
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