Il
decreto lavoro,che segue quello del fare che ha inaugurato i primi tagli nel settore dell'istruzione, del Governo Letta/Alfano,
può essere sintetizzato come il decreto provvisorio che incentiva la
precarietà lavorativa dei lavoratori qualificati e la
stabilizzazione per i lavoratori non laureati.
Un
decreto che a quanto pare sfaterà dei miti, rilevato che quanto
normato sin dai primi articoli è destinato proprio all'Italia
meridionale. Si legge che “Al fine di promuovere forme di
occupazione stabile di giovani fino a 29 anni di età e in attesa
dell’adozione di ulteriori misure da realizzare anche attraverso il
ricorso alle risorse della nuova programmazione comunitaria
2014-2020, è istituito in via sperimentale, nel limite delle risorse
di cui ai commi 12 e 16, un incentivo per i datori di lavoro che
assumano, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, lavoratori
aventi i requisiti di cui al comma 2, nel rispetto dell’articolo 40
del Regolamento (CE) n. 800/2008.
2.
L’assunzione di cui al comma 1 deve riguardare lavoratori, di età
compresa tra i 18 ed i 29 anni,
che
rientrino in una delle seguenti condizioni:
a)
siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
b)
siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale;
vivano soli con una o più persone a carico”.
Dunque
non è vero che al Sud si studia di più e si lavora di meno, al Sud
si studia di meno ed i lavoro è proprio un miraggio, altrimenti perchè fare un decreto come questo? Ciò
perché le risorse previste per il detto tipo di incentivi sono
indicate nella misura di 100 milioni di euro per l’anno 2013, 150
milioni di euro per l’anno 2014, 150 milioni di euro per l’anno
2015 e 100 milioni di euro per l’anno 2016, per le regioni del
Mezzogiorno, e solo nella misura di 48 milioni di euro per l’anno
2013, 98 milioni di euro per l’anno 2014, 98 milioni di euro per
l’anno 2015 e 50 milioni di euro per l’anno 2016, per le restanti
regioni. Una
disposizione che in fondo è in linea con i dati dell'Eurostat che
vede in Italia tra i 27 paesi Ue, nel 2012 solo il 21,7% di chi ha
cominciato l’università completare il percorso di studi oppure
con quelli dell'Istat ma anche dell'Ocse i quali evidenziano che la
partecipazione dei giovani al sistema di formazione al termine del
periodo di istruzione obbligatoria è pari all’81,8% e solo il
19,8% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario
(o equivalente). Dati,
statistiche, cifre e numeri a dir poco inquietanti. Dunque
da un lato si deve avviare una seria riflessione sul sistema
universitario italiano che è certamente fallimentare ma anche
sull'istruzione obbligatoria che probabilmente non funziona ma visti
i continui tagli di che stupirsi poi? Perché
non incentivare la ripresa degli studi, piuttosto che incentivare
l'entrata nel mondo del lavoro per quelle persone che non hanno
conseguito il diploma?
Questo
decreto è pericoloso, lancia un messaggio a dir poco discutibile.
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