In
questi giorni è in discussione il documento di economia e finanza
2013. Da
una lettura dei documenti pubblicati sul sito della Camera si
evidenzia che la recente pubblicazione dei dati del Conto annuale
2011 ha, verosimilmente, consentito di effettuare una prima
quantificazione dei risparmi conseguiti dallo Stato e determinato, in
conseguenza, la revisione delle stime. Tale ricostruzione sembra
asseverata anche dal testo DEF che con riguardo ai risultati relativi
all’anno 2012 afferma che hanno inciso sull’ammontare della spesa
i seguenti interventi:
la
razionalizzazione del comparto scuola;
il blocco dei
rinnovi contrattuali per il periodo 2010-2012;
l’introduzione
di un limite di spesa individuale rapportato alla retribuzione
percepita nell’anno 2010;
il riconoscimento
solo ai fini giuridici delle progressioni di carriera disposte nel
triennio 2011-2013;
la riduzione in
base al numero del personale cessato dell’ammontare delle risorse
disponibili per la contrattazione integrativa;
la rimodulazione
delle limitazioni all’assunzione di personale con modalità
diversificate in base alla tipologia di comparto interessato (ad
esclusione dei soli comparti Scuola/AFAM e Forze armate).
Nelle
previsioni emerge che la
spesa
per il personale
presenta una flessione nel 2013 e nel 2014 ed un incremento nel 2015,
per il venir meno degli effetti di alcune delle misure contenitive
della spesa per il personale attualmente vigenti, in particolare in
relazione alle limitazioni ai trattamenti economici individuali, al
blocco della contrattazione collettiva nazionale ed alle progressioni
di carriera. Per il biennio successivo si prevede una sostanziale
invarianza.
Da
ciò non può che desumersi che i lavoratori del settore della Scuola
sono i dipendenti pubblici che più di tanti altri hanno pagato a
caro prezzo il debito pubblico con manovre economiche e finanziarie
ben conosciute nel corso del tempo che hanno colpito, con vivo
accanimento, proprio il settore dell'Istruzione ed in particolar modo
il personale scolastico, che probabilmente, se questa sarà la rotta
che continuerà a seguire l'Italia, pagherà ancora una forte e
pesante limitazione di diritti per contribuire a soddisfare un debito
pubblico la cui responsabilità di maturazione nè direttamente nè
indirettamente può essere fatte ricadere sui lavoratori, ma la
realtà Istituzionale e le previsioni del DEF, insegnano il
contrario. Il Documento è strettamente connesso agli impegni
maturati in sede di Unione Europea, ove de facto si è realizzata una
vera e propria cessione della sovranità nazionale a favore di quella
dell'austerità comunitaria.
Il Documento è strettamente connesso agli impegni
maturati in sede di Unione Europea, ove de facto si è realizzata una
vera e propria cessione della sovranità nazionale a favore di quella
dell'austerità comunitaria. Il
documento annovera tra le principali misure adottate: a) il piano per
il conseguimento del pareggio
strutturale del bilancio
anticipato al 2013 e l’inserimento nella Costituzione del principio
dell’equilibrio delle entrate e delle spese e della sostenibilità
del debito delle pubbliche amministrazioni; b) la strategia di
riduzione del
debito pubblico
da attuarsi con la dismissione e la valorizzazione dei beni pubblici;
c) la profonda riforma delle pensioni,
che ha reso il sistema previdenziale italiano uno dei più
sostenibili in Europa; d) le misure per il contenimento della spesa
pubblica (c.d. spending review), la riduzione del carico
amministrativo per le imprese e il miglioramento dell’ambiente
imprenditoriale; e) la riforma del mercato
del lavoro,
volta ad aumentare la flessibilità e a ridurre la segmentazione; f)
la politica di sviluppo nazionale per l’imprenditoria a favore
dell’innovazione
e dell’internazionalizzazione; le misure di razionalizzazione ed
efficientamento del sistema
sanitario; il
migliore utilizzo delle risorse
comunitarie.
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