Trieste,pur
essendo abbracciata dal mare, sembra respingere quel profumo tipico
dell'Adriatico. Attraversando Piazza della Borsa e Piazza dell'Unità
d'Italia, pensando allo sciopero dei trecento fuochisti delle navi
del Lloyd, del febbraio 1902, pensando ad una storia di bieca e
violenta repressione, comprenderai forse il perché quel profumo di
mare a Trieste tarda ad arrivare. Si protestava e scioperava in
particolar modo per il pagamento dello straordinario, per una diversa
regolamentazione dell'orario di lavoro, per la riduzione dei turni di
guardia notturna durante le soste dei piroscafi nel porto. La
tensione saliva, i cittadini abbracciarono la causa dei lavoratori ma
i colpi di fucile della 55^ brigata di fanteria, lo stato d'assedio
proclamato, la conseguente legge marziale, il timore di
un’insurrezione aperta contro il potere imperiale e la volontà di
Vienna di conferire l'esempio, mutò quello sciopero, quella
protesta, in una tragedia. Decine di morti. Decine di morti contro lo
sfruttamento nel lavoro non ricordate da nessuna targa. Pensieri e
passioni che ti conducono ai tre colpi di cannone della Brigata
Sassari del settembre 1920 contro gli operai di San Giacomo, e vi
saranno ancora vittime della dura e violenta repressione ed
all'Italia di
oggi, che è, sulla carta, una Repubblica democratica, fondata sul
lavoro, così recita il primo comma del primo articolo della nostra
Costituzione. Articolo,
che a guardare il come funzionano le cose nella nostra società
italiana, induce alla riflessione. Repubblica, ovvero cosa pubblica,
forma di governo e dunque di uno Stato ove la sovranità appartiene
ad una parte maggioritaria del popolo, concetto che si collega alla
democrazia, governo del popolo, e conseguentemente al lavoro,
derivante dal latino labor con il significato di fatica. Sì, fatica.
L'Italia oggi fatica ad essere una Repubblica e democratica e fondata
sul lavoro. Un principio che da un lato eleva il lavoro inteso come
massima esplicazione e realizzazione dell'individuo nella società,
alle più variegate tutele teoriche, ma nello stesso tempo afferma in
modo chiaro il concetto che per vivere o sopravvivere insomma si deve
lavorare, faticare. Vivere o sopravvivere per lavorare o lavorare per
vivere o sopravvivere, questione di punti di vista. Ma da qualunque
prospettiva si vuole osservare il lavoro e la dipendenza da esso per
il comune campare, il lavoro oggi proprio non lo si vede. Parlano i
numeri dell'Istat, parlano i sondaggi, parla la disperazione, a volta
manifestata anche in modo violento ed eclatante, e parla il silenzio.
In Friuli Venezia Giulia l'incubo di perdere il lavoro
è diffuso così come è diffusa la rassegnazione di non trovare un
lavoro o di accettare qualsiasi proposta a qualsiasi
condizione, una regione ove la crisi nelle sue forme è eterogenea,
per esempio l'area
territoriale che sembra patire maggiormente i problemi del lavoro è
quella della Venezia Giulia rispetto all'area friulana, è
significativo notare come aumenta il ricorso alla CIG su base annua
nella Venezia Giulia e diminuisce nell’area friulana o rilevare
come la domanda tendenziale di lavoro subisce un ridimensionamento
soprattutto nella Venezia Giulia (-10,1%), e sul piano congiunturale
viene penalizzato solamente il segmento femminile (-10,8%) e nello
stesso tempo va evidenziata peraltro la crescita dal punto di vista
dell’anzianità dei lavoratori, quelli degli over54 sia su base
annua che rispetto il trimestre precedente. L'emergenza ordinaria è
il lavoro, la
Strategia Europa 2020, ponendo da parte ogni processo democratico
reale, praticamente già ha definito i programmi e gli obbiettivi che
devono conseguire i vari Stati e le singole Regioni. Esiste il
Programma Nazionale di Riforma con tanto di allegati specifici ove
emerge anche la voce ‘Le misure regionali per il PNR’ e che
costituiscono il contributo del sistema delle Regioni, nell’ambito
delle proprie prerogative e competenze, al conseguimento degli
obbiettivi di Europa 2020. Per il conseguimento di questi scopi
sussistono vari finanziamenti come il Fondo
sociale europeo che
ha lo scopo principale di promuovere
l'occupazione, soprattutto finanziando iniziative per aiutare le
persone in cerca di lavoro o che già lavorano a migliorare le loro
qualifiche e prospettive professionali ed eroga finanziamenti in
tutta l'UE.
Ma un
lavoro senza diritti, è una bestemmia che si realizza anche verso tutte quelle persone che hanno perso la vita
per il lavoro e per la conquista dei diritti. Che la vicenda dei trecento fuochisti
sia da monito e che non muoia nell'oblio così come non finisca
nell'oblio quella di San Giacomo e sarebbe cosa giusta un giorno
poter vedere e leggere una targa che ricordi ad esempio alla
collettività quanto accaduto a Trieste. E chissà, forse in quel
momento, quando giusta memoria verrà scalfita sulle vie di Trieste,
il profumo del mare ritornerà ad abbracciare vie e contrade, strade
e rioni della città.
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