La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il degrado del Bene Comune, l'esempio del Lido di Staranzano




Staranzano è un piccolo Comune in provincia di Gorizia ed è parte della Bisiacaria.
Esiste un lido, conosciuto come il lido di Staranzano, che si affaccia sul golfo di Panzano ed è a pochi minuti dalla splendida riserva naturale dell'Isola della Cona. Ebbene, quel luogo che ha conosciuto certamente tempi migliori nel secolo passato, in questi anni vive un grave stato di degrado che ben riflette l'immensità del degrado politico e sociale italiano.
Appena giunto sul luogo la prima cosa che vedrai sarà una catena arrangiata alla meno peggio che dovrebbe chiudere l'accesso all'area, poi un cartello con scritto che lo stabilimento è aperto esclusivamente per l'elioterapia e che non è previsto un servizio di salvamento per la balneazione.
Detto in breve puoi anche prendere il sole, ma se osi fare il bagno son rischi tuoi. Superata la catena alla tua destra vedrai ciò che rimane di quello che era probabilmente un bar, poi cabine aperte ed abbandonate, ed infine il peggio del peggio.
Una spiaggia mutata in palude e colma di rifiuti.
Bottiglie, oggetti di plastica, oggetti di metallo.
Degrado comune. In questi ultimi anni molto si è parlato di bene comune. In Italia nel 2007 è stato proposto anche un disegno di legge, rimasto tale, che provava a conferire una definizione al bene comune contestualizzata alle esigenze della società esistente. Venivano intesi per beni comuni essenzialmente, le risorse naturali, come i fiumi, i torrenti, i laghi e le altre acque; l’ aria; i parchi, le foreste e le zone boschive; le zone montane di alta quota, i ghiacciai e le nevi perenni; i tratti di costa dichiarati riserva ambientale; la fauna selvatica e la flora tutelata; le altre zone paesaggistiche tutelate. Vi rientrano, altresì, i beni archeologici, culturali, ambientali. Ma venivano intesi anche come beni comuni quelli che soffrono di una situazione altamente critica, per problemi di scarsità e di depauperamento e per assoluta insufficienza delle garanzie giuridiche. In quel disegno di legge, cestinato nei corridoi del Parlamento italiano, in sostanza si definiva come bene comune tutte quelle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona, e sono informati al principio della salvaguardia intergenerazionale delle utilità. Parole e principi, intenti e volontà, ma la realtà corre in altra direzione.
Il lido di Staranzano, che probabilmente soffre anche i vincoli dettati dal patto di stabilità, ma ciò non può e non deve essere una giustificazione, è il classico esempio di cosa è oggi il reale bene comune in Italia.

foto al Lido di Staranzano scattate il 22 aprile 2013

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