C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

#Vaticanocrazia: a Trieste si vieta all'Arcigay di protestare davanti alla Curia

Smofobiamo Trieste


Venerdì 21 dicembre alle ore 17 sotto il Palazzo della Curia, in via Cavana a Trieste, il Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica di Trieste insieme ad un gruppo di cittadine e cittadini aveva organizzato un sit in di protesta contro le recenti dichiarazioni omofobiche del Papa, che ha attribuito alle coppie omosessuali la volontà di danneggiare, destabilizzare e oscurare la famiglia.
Per ragioni di ordine pubblico e per turbativa di ragioni di sicurezza la protesta sotto il palazzo della Curia è stata vietata, concedendo invece un presidio nella solita Piazza della Borsa di Trieste.
Probabilmente le ragioni di ordine pubblico che hanno determinato questa scellerata scelta sono duplici ovvero le recenti contestazioni contro il rigassificatore che hanno visto l'interruzione di un convegno presieduto dal locale Vescovo ed il periodo natalizio.
Già perché protestare sotto la Curia a pochi giorni dal natale non si può mica fare. Sarebbe una provocazione che turberebbe il loro natale, quello della Chiesa.
Tutto credibile perché successo e la conferma è data dal fatto che al presidio indetto per sabato 12 gennaio 2013, dunque dopo il periodo natalizio, nessun veto questurino è emerso.
La Questura, probabilmente su pressione diretta o meno del Clero, ha deciso di porre un divieto intollerabile, ingiustificabile, inaccettabile pro-salvaguardia tradizione natalizia, la loro.
Questo Paese, che sarebbe sulla carta laico, dunque aconfessionale, patisce ogni giorno l'ingerenza nelle cose interne da parte dello Stato estero del Vaticano.
Quale provocazione?
Chi istiga alla violenza, alla denigrazione della dignità è Stato chi ha violentato la dignità dell'essere umano e chi sostiene tale complicità e non certamente chi si è visto negare un diritto democratico e fondamentale.
Trieste ha vissuto l'ennesima pagina buia di quella che io ora definisco #Vaticanocrazia.
Si è rifiutato il compromesso, quello di Piazza della Borsa, e si è deciso di non scendere in piazza lasciando un vuoto.
Un vuoto silenzioso che manifesterà paradossalmente con la non presenza dei manifestanti tutta la forza e la violenza del dissenso, un vuoto che rappresenterà quel vulnus che oggi vive la nostra malata democrazia.
Il 2013 vedrà come tema prevalente la battaglia proprio contro l'omofobia ed a Trieste, salvo imprevisti, verrà realizzata una grande manifestazione nazionale su tale tema.
A parer mio, criticando la campagna istituzionale sull'omofobia e mutando la direzione da essa imposta, l'omofobia è l’avversione motivata e razionale alle persone omosessuali e non immotivata ed irrazionale, come sostenuto dalla detta campagna.
L'omofobia non è una malattia, cosa che invece veniva sostenuta sempre dalla campagna del Governo contro l'omofobia, è uno stato pregiudiziale fomentato da falsi valori conservatori e tradizionali il cui unico scopo è preservare quel potere secolare che arde ogni speranza di umanità.
Una società sarà liberà di essere comunità solo quando affonderà nelle acque dell'oceano della memoria perduta quel sentimento di odio razionale perché figlio di una idea pensata e coltivata e motivato perché figlio della peggiore ignoranza di stato che alimenta ogni fobia verso l'individuo.
Non parlerò di differenza, perché parlare di differenza vuol dire riconoscere l'essere diverso, nessun essere è diverso, siamo tutti esseri umani.
Vi sarà il vero no all'omofobia solo quando lo Stato sarà libero dal potere secolare di quella Chiesa anche istituzionale che giustifica ed istiga ogni fobia verso il diritto a vivere come voglio la mia vita umana e con il pieno riconoscimento di tutti i diritti civili ivi inclusi quelli che tradizionalmente vengono esclusivamente riconosciuti alle famiglie tradizionali.
Fino a quando ciò non accadrà, le carte costituzionali, i trattati, le campagne, saranno solo delle pagine bianche, vuote, il diritto sarà solo diritto astratto.
Riempiamo la nostra agenda quotidiana con il diritto ad esseri umani.
Deve passare un concetto semplice semplice, chiaro chiaro, preciso preciso. Chi è contro i diritti civili pro persone omosessuali, è OMOFOBO! Senza se e ma, punto.

Umanamente provo un gran senso di vergogna per Trieste, per questa situazione e negazione di diritti basilari, ma a parer mio ora deve essere l'opinione pubblica, la cittadinanza, la comunità a pretendere la democrazia contro l'imposta e vigente Vaticanocrazia.
Esprimo tutta la mia più umana e viva solidarietà al Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica di Trieste, a tutte le cittadine e tutti i cittadini che oggi hanno subito l'ennesima violenza di Stato.


xcolpevolex



Aggiornamento: Il circolo Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica Trieste a cui va la mia massima vicinanza e solidarietà accoglie la mia provocazione.


Comunicato stampa  Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica Trieste

 MANIFESTARE SOTTO LA CURIA NON È PIÙ PERMESSO
SOSPESA LA MANIFESTAZIONE DI ARCIGAY E ARCILESBICA A TRIESTE
CONTRO LE DICHIARAZIONI OMOFOBE DEL PAPA
CONFERENZA STAMPA
DOMANI 21 DICEMBRE ALLE ORE 14.30

PRESSO
Caffè Teatro Verdi – Trieste
Con grande amarezza dobbiamo comunicare che quest’oggi la Questura di Trieste ci ha negato il diritto di manifestare domani sotto la Curia contro le dichiarazioni omofobe del papa.
È già la seconda volte nell’arco di un mese che ci spostano una nostra manifestazione senza alcun margine di trattativa.
Non accettiamo il compromesso di manifestare in un’altra piazza, sarebbe un ulteriore schiaffo alla nostra dignità, dopo le gravi affermazioni del massimo rappresentante della Chiesa cattolica, nei confronti delle famiglie omosessuali.
La nostra manifestazione aveva senso davanti a quel palazzo del potere ecclesiastico, che, spiace constatarlo, è in grado di condizionare la vita democratica della nostra città.
La motivazione ufficiale della Questura è che potremmo causare turbative dell’ordine e della sicurezza pubblica. Il movimento omosessuale in Italia, come nel resto del mondo, ha sempre manifestato pacificamente: e così volevamo fare, ma ci viene impedito.
Domani non ci sarà alcuna manifestazione in Cavana e in nessun altro luogo della città; non potremo esprimere la nostra indignazione per quanto ci è stato detto, non potremo esercitare quel diritto fondamentale della democrazia, che consiste nella critica e nella manifestazione pacifica del proprio pensiero. In Italia noi omosessuali siamo senza diritti, non tutelati come singoli e come coppie, ed ora ci tolgono anche il diritto di manifestare. Domani a Trieste sarà scritta una brutta pagina per la democrazia. Facciamo appello a tutte/i coloro che credono ancora nella laicità dello Stato e vi invitiamo alla
CONFERENZA STAMPA
DOMANI 21 DICEMBRE ALLE ORE 14.30
PRESSO
Caffè Teatro Verdi – Trieste
piazza Verdi n° 1/B

Il presidente del Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica Trieste
Davide Zotti

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