Il Ministro dell'Interno durante
l'audizione davanti alla I Commissione Affari costituzionali della
Camera si è soffermata tra le tante cose sulla problematica Val di
Susa affermando che «L'ammodernamento» della rete di trasporti
italiana, secondo il ministro dell'Interno, «non può dismettere i
suoi progetti di sviluppo s
otto l'influenza della pressione della
piazza senza
autocondannarsi ad un futuro di declino».
Come è noto il Ministero dell'Interno
ha delle funzioni ben definite dal Decreto Legislativo 30 luglio
1999, n. 300 e successive modifiche ed integrazioni, ove emerge che
è compito del detto Ministero quello di attivarsi per la garanzia
della regolare costituzione degli organi elettivi degli enti locali e
del loro funzionamento, finanza locale, servizi elettorali, vigilanza
sullo stato civile e sull'anagrafe e attività' di collaborazione con
gli enti locali; garantire la tutela dell'ordine e della sicurezza
pubblica e coordinamento delle forze di polizia; garantire l'
amministrazione generale e supporto dei compiti di rappresentanza
generale di governo sul territorio; garantire la tutela dei diritti
civili, ivi compresi quelli delle confessioni religiose, di
cittadinanza, immigrazione e asilo
Tanto ricordato il Ministro dell'Interno non può, proprio per
le funzioni che governa, dichiarare ciò che ha dichiarato poiché esula,
anche eticamente, dalle sue competenze e funzioni di garanzia proprie del Ministero dell'Interno.
Certo, si dirà, ma i fatti da tempo
dimostrano ciò che ora ha espressamente dichiarato.
E' vero, ma il peso delle parole,
specialmente se manifestate in sede istituzionale, possono avere il
potere di demolire il tempio dell'abuso dello Stato di diritto.
Le forze dell'ordine
schierate in Val di Susa, specialmente a protezione del sito
dichiarato area di interesse strategico nazionale, non difendono un
luogo sensibile né un diritto della cittadinanza e della sovranità
popolare ma una idea di sviluppo e progresso che è appunto una idea
di parte, minoritaria
ma di potere ed imposta con la violenza di provvedimenti legislativi
e con il sopruso della democrazia diretta e partecipata.
D'altronde
le ragioni, ben motivate, da parte della comunità locale sono note.
La linea costerebbe circa 20 miliardi di euro; risulterebbe un
'opera del tutto inutile, dal momento che esiste già un collegamento
ferroviario tra le due città utilizzato, per quanto riguarda il
decisivo trasporto di merci, attualmente a circa il 10% delle sua
potenzialità. Il passaggio di merci lungo tale direttrice è in
costante calo da dieci anni a questa parte; la realizzazione stessa
dell’opera produrrebbe un numero di posti di lavoro estremamente
contenuto rispetto alla spesa; per di più si tratterebbe comunque di
lavoro per la grandissima parte non specializzato e a tempo
determinato; il dispendio di energia per la realizzazione della
linea sarebbe tale da rendere il trasferimento merci su di essa più
inquinante rispetto a qualsiasi altra soluzione di trasporto
utilizzabile; infine tale opera comporterebbe la distruzione
irrimediabile di beni non rinnovabili come il territorio e le falde
acquifere.
Siamo
tutti bravi a scrivere trattati e costituzioni formali.
Penso
per esempio alla Convenzione europea sulla tutela del paesaggio che
riconosce giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale
del contesto di vita delle popolazioni, ed espressione della
diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e
fondamento della loro identità, per non parlare della nostra tanto
evocata costituzione, ma sostanzialmente raggirata e denigrata.
Carte
e parole smentite dalla realtà.
Quel
Ministro difende una idea di sviluppo non condivisa democraticamente
dalla comunità, si è in presenza di un vero abuso dello Stato di
diritto e l'abuso altro non è che la morte medesima dello Stato di
diritto.
In
un Paese democratico, tale Ministro, per quelle dichiarazioni, si
sarebbe dovuto dimettere, ma in Italia, visto che di democratico non
vi è nulla, così non sarà.
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