Nella
lettera de 16 ottobre 2012 indirizzata alle varie Istituzioni
Scolastiche, l'Invalsi entra nel merito della questione Privacy.
Le
critiche che sono state sollevate in passato,
in tema di privacy e violazione possibile dei dati sensibili degli
studenti, sono servite a qualcosa?
Probabilmente
sì, ma a discapito delle scuole.
In
questa lettera si dedica molta attenzione alla tematica della
Privacy, che è stata una delle questioni più dolenti, specialmente
per quanto concerne il noto questionario studente, che ha
caratterizzato per anni il contrasto alle considerate prove.
Si
specifica che i dati raccolti vengono acquisiti dall'Invalsi in forma
anonimizzata con la collaborazione delle scuole; alle segreterie
viene richiesto di raccogliere in apposite maschere elettroniche una
serie di informazioni sugli studenti, come la nazionalità, livello
di istruzione, occupazione dei genitori. Si specifica che il
questionario verrà somministrato a partire dalla classe V primaria
che conterrà delle domande volte a soddisfare i seguenti ambiti di
ricerca: contesto familiare, attività dello studente, benessere a
scuola, cognizioni al sé, motivazioni ed impegno allo studio.
La
cosa particolare di questa lettera è che l'Invalsi spiega, con
maggiore attenzione rispetto al passato, la differenza dei dati
trattati, ciò perché probabilmente questa tematica è stata
affrontata con poca attenzione e poco rispetto delle problematiche
insite nella raccolta dei dati personali.
I
risultati delle prove, a discrezione e con le modalità stabilite
dalle singole scuole, come si evince nel testo della lettera,
nonché dai singoli docenti, possono essere oggetto di analisi e
riflessioni di natura didattica, è opportuno, secondo l'Invalsi, che
possano essere ricollegati all'identità del singolo studente a cura
delle scuole.
Ovvero
le prove non sono più anonime.
Dunque
sarà compito, ed altra soluzione non sussiste, dei collegi
docenti decidere se utilizzare queste prove per i fini come
indicati nella lettera e se violare sostanzialmente l'anonimato delle
prove.
Con
questa lettera l'Invalsi smentisce anche il Tribunale di Trieste, il
quale, nella sentenza di fine agosto 2012, sosteneva che i collegi
docenti non potevano decidere e pronunciarsi sulle prove Invalsi, ma
solo sulle modalità organizzative. Come ben si può notare, dal
testo di questa lettera come inoltrata a tutti i dirigenti
scolastici, le singole scuole, aggiungo io passando per le delibere
dei collegi docenti, dunque, sono chiamate a pronunciarsi su come
utilizzare le prove, se utilizzarle per fini didattici o meno, se
violare l'anonimato o meno, andando, i collegi docenti, oltre la
semplice modalità organizzativa.. Ma questo punto è strettamente
connesso anche all'informativa in tema di privacy che dovrà essere
pubblicata e resa nota alle famiglie, ma tornerò a breve su tale
questione.
In
un passaggio successivo l'Invalsi specifica che talune informazioni
personali è opportuno che rimangano anonime anche rispetto agli
insegnanti ed alla scuola.
Verrebbe
da dire o le prove sono ex toto anonime o non lo sono.
Come
concepire l'idea di una sorta di anonimato a metà?
Eppure
è quello che ancora una volta emerge dai fondali di questa nostra
burocrazia.
Ma
come detto l'Invalsi scarica la questione privacy direttamente sulle
già precarie e conflittuali spalle delle scuole.
Nell'allegato
tecnico della detta lettera si specifica che l'Invalsi riceve le
informazioni in maniera totalmente anonimizzata dal momento che sono
contrassegnate da un codice numerico che viene fornito dall'Istituto
alle scuole e la chiave di unione di questi codici e nominativi degli
studenti è conosciuta solo dagli operatori delle scuole che svolgono
a vario titolo attività connesse alla rilevazione.
Dunque
anche in questo caso anonimato a metà.
L'Invalsi
scrive, quasi urlando al mondo dei genitori, che non esiste alcuna
chiave di collegamento tra i codici alfanumerici ed i nominativi
degli studenti presso lo stesso Invalsi e che lo stesso non è in
grado di risalire all'identità degli studenti e dei loro genitori.
Sempre
in forma anonimizzata l'Invalsi raccoglie le informazioni che
riguardano la certificazione di uno studente come disabile o
portatore di specifiche difficoltà di apprendimento e lo scopo
sarebbe quello, per l'Invalsi , di fare in modo che si possano
prevedere strumenti di supporto per questi ragazzi per lo svolgimento
delle prove, e considerare separatamente , se esplicitamente
richiesto dal DS, i risultati degli studenti con bisogni educativi
speciali e non farli rientrare nella elaborazione statistica dei
risultati di tutti gli studenti.
Dunque
in questa forma di anonimato a metà, continua la discriminazione
sociale verso gli studenti con handicap o segnalati con DSA.
Ultima
nota, come anticipato, è la questione informativa sulla privacy.
E'
fatto obbligo alle scuole di fornire alle famiglie l'informativa in tema
di trattamento dei dati personali.
L'Invalsi
rileva che non è materialmente possibile per l'istituto inviare
singolarmente la detta informativa a tutti i destinatari della
rilevazione, specificando che si tratterebbe di oltre due milioni di
studenti, e dunque chiede che tale incombenza venga soddisfatta dalle
scuole.
Ancora
una volta si scarica sulle economie delle scuole il peso di queste
prove, sia con l'utilizzo improprio del personale docente e di
segreteria che svolge incombenze proprie di altro Istituto e non del
proprio datore di lavoro, sia con l'utilizzo delle risorse economiche
delle stesse.
Se
le famiglie non ricevono l'informativa sulla Privacy le prove non
potranno essere svolte.
Svolgere
attività di ricerca con la raccolta di informazioni personali,
spesso anche sensibili, tramite
questionari
da sottoporre agli alunni, è consentito soltanto se i ragazzi, o i
genitori nel caso di minori, sono stati preventivamente informati
sulle modalità di trattamento e conservazione dei dati raccolti e
sulle misure di sicurezza adottate. Gli intervistati, inoltre,
devono sempre avere la facoltà di non aderire all’iniziativa.
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