Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Da 15 giorni "prigioniero" di Trieste




Le stazioni dei treni o le autostazioni, sono luoghi ove spesso ti capita di incontrare persone che senza inibizione alcuna mostrano la loro nudità esistenziale.
Nessuna veste.
Il limite tra follia e ragione corre su quel limbo tra il reale ed il surreale, che divide la monotonia quotidiana dalla straordinarietà quotidiana.
Osservi la mano della bora schiaffeggiare i motorini che con effetto domino cadono uno dietro l'altro violentemente sull'asfalto cittadino, vedrai i lampioni ballare.
Una sigaretta fumata dal vento ed una persona che si avvicina interrompendo quel silenzio effettivamente ululante passione.
Ti sentirai chiedere “è questa la Bora?”
“Beh, poteva andare peggio” sarà la tua risposta.
Poi una chiacchiera dopo l'altra ed ecco la sua storia personale.
Ha vissuto in Francia per vari anni, poi è stato contattato da una azienda che opera in Serbia in futura collaborazione con la Fiat e per qualche motivo, che non è dato ben sapere, verrà arrestato.
Nove giorni nelle galere serbe, mi dirà che erano in 16 in una sola cella.
Nove giorni senza poter avvisare nessuno.
Nove giorni nella prigione di nessuno.
Dopo quei giorni di prigionia, ovviamente ha perso il lavoro, per assenza ingiustificata ma anche perché ha avuto il foglio di via.
Ed eccolo a Trieste.
Da settimane, mi riferisce, cerca di partire per la sua terra,la Puglia.
Ma non può..
Ad ogni tentativo viene fatto scendere dal treno.
Già,perché senza soldi, non può comprare il biglietto.
“ 68 euro, tanto mi serve, vedi? Questa è una multa di 219 euro. Ero senza biglietto, mi hanno fatto scendere e come la pago? Carta sprecata. Intanto sono bloccato qui, non ho soldi per andare via”
E la storia continua, ti racconterà che non dormirà presso il dormitorio locale, pochi letti, preferisce la strada o quando si può l'atrio della stazione. E poi ecco lo sfogo che esplica bene l'essenza della guerra tra poveri con inconsapevole o consapevole rabbia razziale.
Ti sembra giusto- mi dirà con voce violenta e dura- che quelli della Romania possono ritornare a casa, gli pagano anche il biglietto, ed io che sono italiano non posso rientrare a casa mia in Italia? La gente non guarda, ti lascia morire per strada.

Penserai che sarà la solita fantasiosa storia raccontata per commuovere le persone e sollecitarle ad offrire qualche moneta.
No.
Non mi chiederà neanche un centesimo.
Il tempo corre.
Il treno è in arrivo.
Devi andare.
Lui, con la sua vita criminale, folle o forse razionale, sarà ancora lì a provare per l'ennesima volta un viaggio clandestino per la Puglia, mentre la vita continua.
Prima di salutarti ti dirà, con sorriso beffardo, è da 15 giorni che sono prigioniero di Trieste, ti sembra normale?


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