Il Premier Monti, al
meeting di Rimini, ha reso noto gli obiettivi del suo governo in tema
di scuola.
Il primo obiettivo
riguarda il contrasto alla scarsa scolarità.
Monti cita dei dati, resi
noti dal Vittadini, affermando che ben il 38% dei quindicenni
italiani ritiene la scuola un luogo dove non si ha voglia di andare.
Ma il problema per il
governo sembra essere di altra natura, ovvero quello legato
all'imprenditorialità, infatti, secondo l'attuale capo del governo,
la scolarità diffusa è il un passo necessario per "togliere il
freno" allo sviluppo dell'imprenditorialità e contribuire al
diffondersi di un'offerta di lavoro più qualificato.
Nessun riferimento al
diritto alla conoscenza, al sapere, nulla di tutto ciò.
Il problema è e sarà
unicamente quello della scuola lavoro, scuola imprenditorialità,
seguendo insomma il noto spirito della scuola tanto cara al ceto
imprenditoriale di questo malato Paese.
Il secondo
obiettivo riguarda la problematica dell'autonomia e
responsabilità delle istituzioni scolastiche e si pone in continuità
con il primo.
I dati che il governo
riporta sono sempre quelli correlati ad una certa area, ovvero quella
del mondo del lavoro. Cita la Confartigianato ricordando che la
stessa ha quantificato in 32mila i posti di "difficile
reperimento". Dunque, secondo Monti, una migliore formazione
tecnico-professionale è il perno su cui insistere per colmare questo
divario.
All'interno di questo
obiettivo emerge l'affermazione di un principio, che personalmente
denuncio da vari anni, ovvero che il rapporto tra docenti e studenti,
è mutato in rapporto tra servizio ed utenza, e ciò è altamente
pericoloso sia per la libertà d'insegnamento che per la formazione
libera ed incondizionata di menti consapevoli, lungi da ogni concetto
di mercato correlato al fattore servizio ed utenza.
Il capo del governo
afferma testualmente che Dobbiamo anche insistere sul digitale,
per accelerare i tempi e facilitare i rapporti tra la scuola pubblica
e gli utenti: insegnanti, studenti e genitori.
Il terzo obiettivo
riguarda l'annosa questione del reclutamento e della meritocrazia,
con il solito dilemma irrisolto. Chi valuta chi valuta? Chi decidi i
criteri di valutazione? Chi indirizza i criteri di valutazione?
Il quarto obiettivo
evidenzia una delle priorità di questo governo.
Il contrasto
all'insuccesso formativo, alla dispersione e all'abbandono
scolastico. Si riportano come esempi
da seguire i "Fondi alle Regioni il diritto allo studio degli
studenti meno abbienti".
Peccato
che nulla si dice in merito alla forte disomogeneità emergente tra i
vari territori che rappresentano uno dei più grandi fattori di
discriminazione in merito all'assegnazione delle borse di studio.
Il quinto obiettivo
riguarda invece la la promozione della mobilità degli studenti,
estendendo a tutti la possibilità di studiare e fare esperienza
lavorativa all'estero, per poi tornare nel nostro Paese e far
fruttare le conoscenze apprese. Il progetto che si cita come
riferimento è l'Angels.
Si tratta di un programma che
si integra con quello universitario e dovrebbe “riportare a casa”
30-50 ricercatori italiani impegnati all’estero per illustrare le
loro esperienze lavorative e di ricerca in circa quindici
dipartimenti italiani diffusi in tutto il Mezzogiorno.
Lo scopo?
Far crescere una nuova classe dirigente del Sud più
moderna e consapevole.
Ecco, questo è il futuro della scuola italiana?
Scuola lavoro, scuola che produce élite
imprenditoriale e poca, anzi pochissima, coscienza critica?
Probabilmente sì.
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