C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Il 19 maggio come giornata della Scuola?



 
L'Italia è il Paese dalla memoria corta, corta come quell'utopia che separa la voglia di democrazia reale e partecipata, dalla democrazia reale e vigente.
L'Italia è il Paese dove puoi cercare la verità ma non trovare la verità.
L'Italia è il Paese dai tanti e mille misteri, dove indizi gravi, precisi e concordanti determinano quella prova che potrebbe accusare il sistema per tutte quelle sofferenze patite dal popolo civile, eppure in quel caso l'indizio non può e non deve divenire prova.

La Scuola come base solida su cui ogni democrazia, degna di tal nome ed essenza, dovrebbe poggiare il proprio essere democratico, libero e rispettoso di ogni dignità civile ed umana, è la Scuola che soffre, soffre carenze, soffre lesioni, soffre offese da parte di un sistema che colma la propria bocca con demagogia e sterile retorica, ma il cuore della Scuola pulsa con una lentezza così agonizzante che comporterà la lenta ed inevitabile ed inesorabile morte in una sorte scritta e decisa da molto tempo.

La strage che forse mai alcuna verità avrà, quale quella di Brindisi non deve essere dimenticata.
Non deve essere dimenticata così come è accaduto per altre stragi evitate o maturate, che hanno riguardato sempre il mondo della Scuola.
Parlo per esempio della bomba del 15 marzo 1974 al liceo "Vittorio Veneto" di Milano, parlo del 25 marzo 1974, dove nel raid contro la casa dello studente di Milano rimarrà ferita una bambina, parlo della bomba di Trieste del 27 aprile 1974 della scuola slovena del quartiere San Giovanni, parlo della bomba della scuola Bartolomeo Guidobono, di Savona, nel 12 novembre 1974.
Ma parlo anche del crollo della scuola a San Giuliano di Puglia, avvenuto nell'ottobre 2002, in cui morirono 27 bambini e una maestra, oppure del crollo di un controsoffitto avvenuto nel novembre del 2008 al liceo «Darwin» di Rivoli, in provincia di Torino, dove Vito a soli di 17 anni, perse la vita.

E parlo ora di quel maledetto 19 maggio del 2012, che ha condotto Brindisi su quel terreno della immensa sofferenza.
Melissa è stata uccisa.
Altre ragazze ferite.
Famiglie distrutte.
E la Scuola ancora una volta viene colpita.

Ed allora per Melissa, Vito,per tutti gli studenti e le studentesse che hanno perso la propria vita a Scuola, per motivi apparentemente sconnessi, ma in realtà entrambi figli di un degrado sociale e sistemico che da un lato genera violenza con le bombe e dall'altro incuria che ricade sulla sicurezza del popolo della scuola, per la scuola come fondamento di ogni democrazia che sia libera e democratica, per non dimenticare Brindisi, così come è accaduto per altri eventi dimenticati da tutti, per difendere la scuola come bene comune, il 19 maggio deve diventare il giorno della Scuola.
Un giorno dove in tutta Italia le scuole sospendono la ordinaria attività didattica ed apriranno le porte alla società tutta, dove si discuterà in momenti assembleari, tra cittadini, studenti, e docenti e personale scolastico di democrazia, di libertà, di anti-mafie, di anti-fascismo, dove le parole ed il confronto usciranno dal binario della demagogia per diventare memoria storica e reale.
Una memoria che non dovrà far dimenticare la vile uccisione di Melissa e l'ennesimo attacco alla scuola.
E' una proposta che nasce da una constatazione di fatto.
E' una mia proposta che nasce dal basso e dalla rete e dalla più profonda sofferenza umana.
E' una proposta che potrà essere condivisa o meno.
L'Italia non ha memoria, e la mancanza di memoria offuscherà ogni democrazia.

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