C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Che fai? Come vai? Chi sei? Sono Invalsato.

Dopo il racconto, le invalsioni barbariche, che enorme diffusione ha avuto, e ciò deve indurre alla riflessione, ecco un nuovo racconto, che meglio di ogni regola formale, legale, e burocratica, può spiegare cosa è l'Invalsi, il sistema Invalsi.


Suona la campanella, tra urla e sorrisi, tra un finalmente è finita, o un si va a casa, ecco che i bambini nella fuga con lentezza verso l'uscita dalla propria Scuola, si apprestano a raggiungere le famiglie.
Abbracci e sorrisi, manine strette nelle mani grandi e ferme degli adulti, ed in poco tempo dal caos della fuga ecco la quiete surreale circondare la scuola.
Ma non tutti i bambini erano sorridenti.
Non tutti i bambini erano felici.


Giulia, perchè questo musetto? Non sei contenta di vedermi?
La mamma di Giulia, cercava lo sguardo fuggente della propria bambina, sentiva la sua manina sudare e mentre sollevava lo zaino per caricarlo sulle proprie spalle le chiese... è successo qualcosa a Scuola?
Parole che si smarrirono nel silenzio di quel cammino che avvicinava Giulia al mondo degli adulti.
La bambina non rispondeva, poi all'improvviso, si soffermò a guardare un gabbiano, che giocava con le nuvole, che volava senza alcun tipo di ordine comprensibile allo sguardo di qualsiasi essere umano freddo e razionale, ma comprensibile allo sguardo di Giulia.
Sai perchè vola in quel modo il gabbiano? Perchè vuole giocare, vuole divertirsi, posso essere un gabbiano io mamma?
Con la fantasia sì, ma tu Giulia sei una bambina, non un gabbiano.
Perchè mamma mi hanno chiesto a Scuola se sono femmina o maschio? Non lo sanno cosa sono io?
Che dici Giulia? 
Sì, mamma oggi ci hanno fatto rispondere a tante domande...
Che domande?
Mi hanno chiesto per esempio se sono una femmina o un maschio.
Veramente?
Sì.
Ma che domande erano?
Un  Questionario  dell' Invalsi.
Ah, ne avevo sentito parlare, le avete fatte oggi le prove ?
Sì, sì.
Ma perchè quella domanda?
Boh... Ma io non sapevo cosa rispondere a tante domande. Sai che mi hanno chiesto se mi hanno rubato qualcosa di valore? 
E tu cosa hai risposto?
Sì, mi hanno rubato la penna che mi aveva regalato il nonno... Ma gli altri bambini invece mi dicevano che dovevo rispondere cose di valore, tipo telefono, cose che costano...
Parlavate durante il questionario?
No, no, non si poteva parlare, abbiamo parlato dopo.
Sai che un bambino si è messo a piangere?
Perchè?
Perchè quando gli hanno chiesto se aveva un fratello o una sorella, non sapeva cosa rispondere, perchè Cinzia, la sua sorellina è andata via..., ma non sapeva come rispondere.
Dio mio, ma chi, chi ...

In quel momento la mamma strinse forte la sua bambina ed insieme guardavano il gabbiano.
Lo sguardo di una vita da donna e di una vita da bambina , di mamma e figlia si univano nella condivisione di quell'armonia che solo il volo libero del gabbiano poteva offrire.
Quel volo era una sinfonia, una sinfonia silenziosamente musicale.
Giulia avrebbe voluto dire alla mamma, che le avevano chiesto anche se i compagni l'avevano fatta sentire esclusa,quanti libri possedeva a casa, se a casa parlava il dialetto o meno, se aveva una cameretta tutta sua, cosa che aveva sempre desiderato ma che non poteva permettersi, se viveva con i suoi genitori, o meno.
Giulia avrebbe voluto parlare.
Ma decise che il silenzio era la miglior risposta a quelle domande che invasero il suo mondo, che invasero la sua comprensione del mondo.
In tale silenzio il suo sguardo si perse nella profondità di quel cielo sempre meno colorato, sempre più cupo, ed una domanda continuava a ruotare nella sua testa, perché mi hanno chiesto se sono maschio o femmina?



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