Quello che è accaduto in Val Rosandra è a dir poco incredibile.
Parliamo di un sito noto per le esplorazioni speleologiche, situtato nei pressi di Trieste, che tra pareti a strapiombo, rupi e vegetazione selvaggia, rappresenta un ritrovo dove l'uomo può trovar riparo dalle inquietudini quotidiane.
Almeno fino a qualche mese addietro.
Perchè l'inquietudine di una società che offre sempre più depressione caspica ora è giunta anche in Val Rosandra.
Nel weekend del 24 e 25 marzo 2012 ha avuto luogo la prima fase
dell'intervento regionale di prevenzione "Alvei puliti 2012" organizzato
dalla Protezione civile della Regione. Alle attività, suddivise in 12
diversi scenari d'intervento, hanno preso parte oltre 2000 volontari dei
Gruppi comunali e delle Associazioni di Protezione civile del Friuli
Venezia Giulia.
Operazione ben riuscita in molti casi.
Il
lavoro fatto dalla protezione civile deve essere riconosciuto come
importante per la salvaguardia della natura e dell'ambiente.
Però
a volte basta poco per annientare sia quella credibilità che deve
caratterizzare la Protezione Civile, che l'intero lavoro svolto, da
numerosi volontari, in una terra complessa come quella del Friuli
Venezia Giulia,. Basta poco per gettare nel pozzo del dimenticatoio
l'intero operato posto in essere da uomini e donne, da volontari.
In
Val Rosandra durante la pulizia degli Alvei è stata praticamente
annientata la foresta a “galleria” di Salice e Pioppo bianco che
con gli Ontani,rendeva unica la Valle. Quanti anni serviranno per
ripristinare il tutto? Chi dice trenta, chi quaranta, chi non tornerà
più come prima.
Cosa confermata anche dal comunicato stampa apparso sul sito della Regione Ciriani infatti si è recato prima sul torrente Rosandra, a San Dorligo
della Valle in provincia di Trieste, per poi raggiungere l'Isonzo in
prossimità del ponte tra Sagrado e Gradisca.
Ed
allora visto che il sig. Ciriani è Assessore alla Protezione Civile,
visto che ha visitato i luoghi del delitto, con tanto di sopralluogo
durante i lavori, il minimo gesto che ci si deve attendere è la
produzione formale ed immediata delle dimissioni.
Certo
non saranno le dimissioni a risolvere il problema Val Rosandra, ma
intanto l'assunzione diretta della responsabilità politica e non
solo di quanto accaduto in Valle è atto necessario, sia per non
compromettere l'immagine della Protezione Civile che da questa
vicenda rischia di uscirne, per ovvi motivi, altamente lesa, che per
rispetto di tutta quella cittadinanza che ha delegato indirettamente
o meno a certi uomini il coordinamento di operazioni volte alla
salvaguardia dell'ambiente, del bene comune e collettivo.
Ancora una volta l'essere umano, con la sua mano, ha devastato e violentato la propria naturale madre, la natura.
Marco Barone
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