Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

"Blitz" del movimento No Tav di Trieste al Piccolo.

Decine di mail inviate nell'arco di una settimana alla redazione del Piccolo.
Il principale quotidiano della Città di Trieste ma anche del Friuli Venezia Giulia.
Richieste legittime e semplici consistenti nel dare voce, a chi oggi ha poca voce, di conferire spazio a chi oggi ha visto il proprio spazio vitale essere letteralmente occupato da uno Stato che vuole imporre con la forza la realizzazione della TAV in Val di Susa.
Una lettera.
L'ennesima.
Un pezzo di carta ove ben 360 studiosi evidenziano, con cognizione tecnica di causa, il perchè del no alla Tav.
Una lettera appello  che ha trovato poco o nessuno spazio in quella stampa che si è anche mobilitata per difendere il diritto all'informazione.
La libertà' di informare e di essere informati.
Ma come potrà esservi libertà d'informazione compiuta se si attua una censura preventiva?
Ed allora, mail dopo mail, lettere dopo lettere, il movimento no Tav di Trieste decide di recarsi personalmente presso i locali che ospitano il Piccolo.
Si chiede, cortesemente , al portiere di turno, di essere ricevuti dalla redazione.
Un contatto telefonico interno.
Destra, sinistra e scale.
Ed ecco la segreteria della redazione.





Si espone velocemente il problema.
Si chiede il perchè ad oggi non è stata pubblicata, nonostante le ripetute richieste avanzate in tal senso, la lettera appello.
Risposte di rito.
Scontate.
La lettera viene consegnata.
Verrà pubblicata?
Il tempo conferirà risposta.
La lotta contro la Tav è la lotta per la democrazia reale e partecipata.
E la difesa della libertà di vera informazione, è una battaglia che deve essere madre e padre di ogni principio su cui deve trovare elevata edificazione ogni Stato che pretende di definirsi democratico.
Trieste  vuole la democrazia reale.
E le iniziative di protesta e comunicazione continuano.
Per esempio il movimento no Tav si ritroverà venerdì 16 marzo in Piazza Cavana mentre sabato 17 marzo, in Piazza dell'Unità a Trieste si svolgerà il primo incontro della Piazza Sociale. Cittadine e cittadini,uomini e donne, con una periodicità tutta da definire,con luoghi che possono anche variare nel corso del tempo, si ritroveranno dalle 16.00 alle 18.00 in Piazza dell'Unità di Trieste per discutere dei problemi che riguardano la nostra società, il nostro tempo, la nostra città. La Piazza deve ritornare ad essere il centro di confronto dialettico e propositivo per la ricerca di quella democrazia che oggi tarda a trovare piena affermazione. Questa iniziativa avrebbe come scopo,ma non come unico scopo,quello di superare quell'indifferenza, quella mancanza di confronto e dialogo che dilaga senza sosta alcuna in ogni angolo della nostra epoca. La Piazza come centro della democrazia, per la ricerca della democrazia, oltre ogni rete virtuale.
E per usare le parole di Izzo, dove vi è la rabbia ecco la rivolta, dove vi è la rivolta ecco la vita.
Ed io aggiungo che dove vi è la vita, vi è la speranza, quella speranza che non deve mai trovare confine, e neanche latitanza.
E Trieste corre nella direzione giusta.

Marco Barone
 

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