C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Da Rotta della Cucca a Genova, alla ricerca del colpevole.

Dal lontano 17 ottobre del 589 al 4 novembre 2011,
l'Italia è stata devastata da
eventi naturali
nell'innaturale devastazione ambientale.

Ora
violento nubifragio,
ora
esondazione/piena dei fiumi,
ora
piogge alluvionali e dissesto idrogeologico,
ora
cedimento dell'argine a causa di una piena,
ora
piogge torrenziali e tifone.

Per non parlar dei terremoti.
Secoli di devastazioni.
Secoli di lacrime.
Secoli di lutti.
Secoli di esasperazione.
Eppure si continua nell'andar contro.
Contro la natura.
Nel non rispettare l'ambiente.
Tutti alla ricerca del colpevole.
Momenti di sfogo, di rabbia, di dolore.
Il vero colpevole è l'essere umano.
Siamo tutti responsabili.
Siamo tutti colpevoli.
Attendendo il prossimo evento naturale
nell'innaturale devastazione ambientale,
piangendo vittime dell'incuria umana,
vittime sacrificali nel nome
del progresso regresso,
urleremo ancora,
piangeremo ancora,
ancorando la nostra rabbia
nel senso della frenesia quotidiana.
Evento dopo evento,
morte dopo morte,
nella reale umana sorte,
tra titoli di coda,
tra raccolta fondi,
tra riprese televisive,
tra l'umano sconforto
ed il naturale diritto storto che viviamo,
continueremo ad andar alla rircerca del colpevole.
Secoli.
Non un giorno.
Ma secoli di  omologato adattamento alla tragedia
nell'innaturale sconvolgimento
della quiete naturale
ora tempestosa
e violenta
domani
serafica
e dormiente.

Marco Barone


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