Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dopo il satellite Uars, ora è il momento di Rosat aspettando la cometa Elenin, e la rivoluzione che non verrà.

Vi ricordate la vicenda del satellite Uars?
Rischio evacuazione, divieti di avvicinarsi ai pezzi del satellite e tanto altro ancora. 
Senza comprendere ancora le vere ragioni della caduta del detto satellite,  non si è compreso bene dove sia finito.
Secondo la Nasa  “alcune parti del satellite, rientrato alle 04.01 GMT, sono cadute in una remota area del Sud Pacifico, nei pressi di Samoa. I resti si sono sparsi su una superficie compresa tra 480-1300 Km rispetto al punto di entrata nell’atmosfera". 
Detto in breve ancora non è dato comprendere dove sia finito, o meglio dove siano finiti i pezzi del satellite.
E per strano scherzo del destino, o non destino, ora è il momento del satellite Rosat.
(Rosat è l'acronimo di Röntgensatellit, dedicato a Röntgen, lo scopritore dei raggi X), lanciato da Cape Canaveral il 1° giugno 1990 con il compito di esaminare l'universo alle lunghezza d'onda X e nell'ultravioletto estremo. 
Gli scienziati suppongono che possa cadere sulla Terra all'inizio di novembre.
Il peso del satellite è di circa 2.400 chili.
La sua composizione è caratterizzata da materiali refrattari in ceramica e vetro.
Si parla, ovviamente, già di potenziali traiettorie di rientro. 
Ad oggi le indicazioni dicono che  in pratica, l'area della potenziale caduta, è compresa tra 53 gradi di latitudine nord e 53° sud. Zona che comprende  anche l'Italia.

Il motivo della caduta sulla terra di questo secondo satellite, non è dato saperlo.
Ovviamente qualcosa non quadra.
Ma in ogni caso, la Nasa, si è disturbata, per tranquillizzare l'opinione pubblica, in merito al caso della cometa Elenin.
Già, perchè alcuni siti internet, non molto diffusi e non molto letti, iniziavano a supporre catastrofismi di ogni genere.
E' singolare che la Nasa, sia intervenuta per smentire le teorie di poche persone.
Perchè è accaduto ciò?
Perchè la Nasa si è scomodata per smentire teorie folli e poco conosciute che anzi grazie all'operazione Nasa hanno avuto maggior visibilità?
In tal domanda, dalle mille risposte, la Nasa sosteneva in sostanza che
la cometa dovrebbe arrivare alla luminosità massima poco prima del suo approccio più vicino alla Terra, il 16 Ottobre 2011. La sua luminosità esatta non è ancora del tutto certa ma dovrebbe diventare visibile a occhio nudo con un cielo molto scuro, anche se è raccomandato un binocolo o telescopio. La Cometa Elenin passerà a circa 35 milioni di km da noi. Cioè 91 volte più lontano dalla Terra di quanto non lo è la Luna.  
E sempre la Nasa afferma che ci sono state molte speculazioni su Internet riguardo ad allineamenti particolari tra la cometa Elenin e altri corpi celesti e come questo potrebbe causare gravi conseguenze per la Terra, e come le forze esterne potrebbero far avvicinare molto di più Elenin rispetto alle previsioni. "Qualsiasi allineamento approssimativo della Cometa Elenin con altri corpi celesti è privo di significato, e la cometa non incontrerà alcun corpo oscuro che potrebbe perturbare la sua orbita, ne influenzerà in alcun modo la Terra" ha spiegato Don Yeomans.


Tanto detto, io ho una vaga sensazione.
Siamo così stufi di tutto ciò che ci circonda, che forse forse la caduta di una cometa sul Pianeta Terra, che non ci sarà almeno a breve termine, e forse anche dopo tale breve termine, è vista come l'unica forma di speranza per annientare lo schifo perenne in cui siamo immersi.
Mi riferisco alla situazione italiana.
Si avvicina il 15 ottobre.
Non la data della cometa o del satellite, ma della manifestazione degli indignati italiani in sintonia con quella europea anzi mondiale.
In base a quello che ho visto con i miei occhi, in base a quello che ho vissuto, riunioni assembleari di ogni tipo, manifestazioni, piazze mediatiche indignate italiane ecc ecc, sono convinto che in Italia esiste una forma di burocrazia politica enorme.
In Italia gli indignati, stile-sostanza, movimento spagnolo, non ci sono.
Non esiste il movimento degli indignati italiano.
E certamente non lo si può creare in due giorni o con le strade della burocrazia politica.
Quello che esiste è un coordinamento figlio di varie realtà associative e politiche e sociali che smuoveranno leggermente le acque del conflitto sociale ora dormiente.
Ma è cosa diversa dalla situazione spagnola, dove il movimento è nato in modo libero e spontaneo, senza documenti politici, senza punti, senza virgole.
La gente incazzata si è ritrovata in piazza.
Le discussioni politiche e programmatiche sono venute dopo, non prima.
In Italia ci si muove, ancora ed ancora, in senso contrario.
O meglio verso quella direzione che non permetterà mai nessun tipo di ribaltamento.
Per l'ennesima volta ho sentito dire che il 15 ottobre deve essere il punto di partenza.
Così  era stato per il 14 dicembre.
Così per tutte le date conosciute e vissute.
Non voglio uccidere le speranze del cambiamento.

Ma vedo ancora l'ancoraggio del pseudo-movimento, che non esiste, alle solite dinamiche politiche e sociali.
Si vede che in Italia ancora non si sta così male.
Si vede che in Italia si deciderà di rompere con certi modi di operare solo e ripeto solo, quando non si potrà più fare nulla.
E poi?
Buon pianto, ma non sulle mie spalle.
Ecco il perchè della speranza della cometa.
Una cometa che purtroppo non arriverà e quindi teniamoci questo bel non più bel Paese e mandiamoci ancora tutti a quel paese.
Riaggiorniamoci al dopo il 15 ottobre.
Sono certo che la manifestazione andrà bene.
Ci sarà tanta e viva partecipazione organizzata.
Ma non vi sarà nessun processo rivoluzionario.
Forse cadrà dopo qualche settimana, il governo, ma certamente non festeggerò la caduta del governo Berlusconi.
Perchè morto quel governo ve ne sarà altro simile se non peggiore, perchè il sistema è sempre quello.
Forse non festeggeranno neanche altri come Travaglio e compagnia varia che hanno concentrato tutta la loro vita su Berlusconi.
Cosa faranno loro dopo il dopo-Berlusconi?
Su chi scriveranno?
Vi sarà certamente un nuovo politico o massone o padrone o capitalista governante che gestirà le sorti di tal Paese.
E la cosa triste è che non sarà il popolo a determinare ciò.
Forse perchè alla fine dei conti il popolo italiano non esiste.
Forse perchè alla fine dei conti  la prima cosa che l'italiano  "medio" deve fare è quella di gestire i propri personali conti e poi se ne ha voglia può, come dire, pensare al vicino di casa che muore di fame.
Eh già.
Non prendiamoci più in giro, anche perchè non vi sarà nessun satellite o cometa che risolverà le cose.
Ma sarà solo ed esclusivamente la solidarietà umana a determinare l'affermazione di uno Stato sociale giusto ed equo e rivoluzionario e ribelle.
Dobbiamo ripartire dalle nostre città, dai paesi, dalle valli.
Dai problemi reali.
Dalla questione casa, dalla difesa dei beni comuni, dal fatto che non si hanno i soldi per pagare le bollette della luce o dell'acqua e di tutto ciò che vi è correlato.
E' da questo che si deve ripartire, anzi partire.
Altrimenti di 15 ottobre o 14 dicembre ne vedremo ancora ed ancora tanti, per dirci sempre le stesse cose ma nella sostanza non cambiare nulla, anzi forse cambiare il colore della bandiera politica che occuperà le poltrone del Parlamento.
Prendiamo esempio dalla Val di Susa.
Quella, ad oggi, è l'unica forma vera di lotta sociale,libera, viva e partecipata.
Talmente viva, che due donne presenti alla ennesima manifestazione per opporsi alla realizzazione della tratta ad alta velocità Torino-Lione solo perchè portavano con sé  "del Maalox, dei guanti da lavoro e una maschera anti-gas", e da incensurate sono state rinchiuse in galera per alcuni giorni. Ora sono "fuori" dalla galera, ma soggette a misure restrittive della libertà personale.
Quella del Valle è una situazione di sfida allo Stato capitalista.
Senza compromesso.
Senza concertazione.
E lo Stato non perdona.
Voglio lanciare una provocazione in questo tempo d'indignazione.
Ed allora quanti sono disponibili oggi ad affrontare il carcere o certe pene per lottare veramente per altro sistema?
Perchè oggi, per come funzionano le cose, e la vicenda della Valle insegna, ti possono sbattere in galera per nulla.
Quanti sono realmente disposti a sfidare lo Stato vigente senza compromessi ?
Pochi. 
Pochissimi.
Ed allora le cose sono due.
O ci teniamo questo modello di sistema, che è il capitalismo, oppure si abbandonano i compromessi, la concertazione,la burocrazia elettorale e politica e smettiamo di discutere ciò che è inutile discutere per andare semplicemente oltre.

Che senso ha discutere delle regole migliori o peggiori che si pongono sempre all'interno del capitalismo?
Che senso ha discutere del fatto che non si devono pagare i debiti pubblici quando in realtà il problema del debito pubblico è dato proprio dal capitalismo?
Che senso ha parlare e discutere della legge elettorale quando chi verrà votato si muoverà sempre all'interno del capitalismo?
Il capitalismo concede parvenze di diritti per illudere l'individuo e la collettività.
Ma il capitalismo decide di riprendersi quella concessione quando lo vorrà.
E la vicenda Statuto dei Lavoratori insegna.
Come insegna quella della ex Istruzione Pubblica.
Come insegna quella del rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Come insegna quella sulla sanità o sulle case dette e conosciute come popolari.
Il capitalismo non lo si deve più discutere.
O meglio chi decide di discuterlo per favore non si dica rivoluzionario o che vuole contrastare il sistema o che vuole altro Stato sociale e poi lo vedi sfilare in piazza a braccetto con chi è prima di ogni cosa responsabile di questo degrado culturare e politico e sociale, e poi lo vedi sostenere chi politicamente occuperà una poltrona concedendo di tanto in tanto un piccolo accontentino in cambio della sostanza che caratterizza l'essenza del capitalismo stesso.
Questa è una mia visione delle cose.
Nessuno pretende di essere portatore della verità.
Quale verità in tale provocazione?
Si deve decidere.
Una volta per tutte.
O fuori il capitalismo o dentro il capitalismo, con tutte e ripeto tutte, le conseguenze di tal scelta.


Marco Barone

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