Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Uccisa dalla pessima sanità e dalla burocrazia.

Ricordate la vicenda, triste, molto triste, di Federica Monteleone? 
La ragazza che a soli 16 anni, dopo quello che doveva esser un banale intervento di appendicite nell’ospedale di Vibo Valentia, è morta?
O meglio uccisa dalla pessima sanità.
Vi sono state anche delle condanne penali per tal evento figlio della grande incuria umana.
Ma la cosa più dolorosa, è che oltre al danno si è realizzata anche una incredibile beffa dal sapore amaro, molto amaro.
A casa di Federica è arrivata, dopo quattro anni dalla sua uccisione, la tessera sanitaria.
Tessera spedita dal sistema sanitario.
Quel sistema, la cui parte malata, ha ucciso una ragazza di soli 16 anni.
Uccisa due volte.
Uccisa dalla pessima sanità e dalla burocrazia.
Non oso pensare, immaginare, cosa possa aver provato la sua famiglia nel vedersi recapitare quella tessera.
Un pezzo di plastica che ha certamente comportato grande dolore e sofferenza.
La burocrazia  di tal società è anche questa.
Un pezzo di plastica che forgia dolore ma anche giusto e comprensibile rancore, nei confronti di quella parte del sistema perverso e malato, che spera di trovar riparo nella frenesia dell'informazione quotidiana e nell'indifferenza collettiva ma specialmente nell'oblio di quell'automatismo che tende ad abituare la società a queste meschinità.
Ma non si può dimenticare,non si deve dimenticare, proprio per evitar che si possa ancora morire di mal-società.
La burocrazia non ha dimenticato Federica.
Ma nel peggior dei modi.
Uccisa due volte, già, uccisa due volte.
Può essere sufficiente solo indignarsi?

La mamma di Federica ha dichiarato  «Quanti anni dovranno ancora passare prima che capiscano che me l’hanno già ammazzata una volta, la mia Federica? E che non si devono permettere di ammazzarla ancora?».

Marco Barone

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