Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Le avventure di Mr. Flower Episodio 2

Episodio 2

Giulia quella sera non aveva dormito. 
Sarà stata colpa del periodo lavorativo a dir poco movimentato, sarà stata colpa della eccessiva bevuta.
Ma non era riuscita a prender sonno.
Si recò in bagno per rinfrescarsi il viso. L'alba era vicina.
Si era quasi incantata al dolce suono dell'acqua.
Acqua che con dolce virulenza scivola via dentro quel vortice artificiale per scorrere nell'infinità sotterranea del mondo urbano.
Giulia.
Appena spenta la luce si sentì mancare.
Svenne.
Il silenzio silenzioso di quella casa venne interrotto dal tonfo secco del peso del suo corpo.
Il pendolo del tempo continuava ad andar avanti e falsamente indietro.
Così per minuti e minuti.
Sin quando Giulia non riaprì gli occhi.
Non realizzava l' accaduto.
Come se nulla fosse tornò a letto,non aveva voglia di recarsi ancora a lavoro.
Lavoro precario, lavoro da telefonista, lavoro monotono e stressante e pagato male.
Ma questo passava il cattivo convento e questo doveva prendere.
Ed infatti, quella mattina di tal non giorno, decise di assentarsi, decise di dedicar più tempo alla sua persona, al suo esser donna.
Giulia viveva sola e con la sua  viva solitudine.
Casa nella prima periferia di Bologna,arredata con mobili usati, tanti e tanti libri, nessuna televisione, nessun telefono.
Giulia e la sua casa.
La sera prima di rientrar a letto guardava sempre la copertina di Umanità Nova dedicata al dopo Mirafiori.
Rimase talmente colpita da come il potere padronale così di punto in bianco riuscì ad imporre il proprio volere anche alla classe sindacale, che comprese che in Italia il vento era cambiato.
Vento di destabilizzazione, vento di delusione.
Quella copertina del giornale le regalava grande spirito di umanità, di voglia di andar oltre.
E la sera si addormentava pensando che il dopo Mirafiori sarà un dopo di riconquista sociale contro la volontà padronale.
Giulia si sentiva vecchia rispetto ai suoi coetanei.
Ragazzi che parlavan di gossip, ragazzi che parlavan di palestra, di corpo, di estetica, di commedie di televisione.
Ragazzi e ragazze totalmente alienate dal suo mondo sociale.
Giulia pensava di aver coscienza critica, ma in verità si sentiva una piccola aliena in tal società sempre più menzognera.
Pensava al suo caffè giunto direttamente da Città del Messico.
Pensava all'aroma del caffè uno dei pochi piaceri non viziati della vita terrena.
Non che Giulia fosse credente, ma dato che si è in vita terrena è giusto parlar di vita terrena.
E con i piedi per terra ma senza sprofondar in nessun abisso e guardando oltre l'orizzonte con la speranza di viver una nuova era.
Fuori la sua piccola dimora splendeva il sole.
Decise di uscir di tuffarsi dallo scoglio della sua stanza per cader nel caos cittadino.
Autobus, auto, moto e persone da ore ed ore devastavano la quiete perduta della prima periferia bolognese.
Eccola sul bus.
Si siede e guarda dal finestrino scorrere la frenesia del mondo urbano.
Giunge in Piazza dei Martiri.
Piazza dominata da palazzi enormi, costruiti dopo la seconda guerra mondiale, che esternano la loro bruttezza in evidente contrasto con i palazzi storici tipici della città di Bologna.
Palazzi senza colore, senza umore.
Freddi come gli uffici da essi accolti.
Uffici, burocrazia e caos.
Al centro della piazza regna una grande fontana ove di tanto in tanto si vanno a rinfescar i nomadi della metropoli provinciale.
E dove di tanto in tanto trovi la polizia chieder documenti.
Tanti bar circondano la piazza, tanti piccoli luoghi destinati a divenir spazi di raccolta dello sfogo umano.
Giulia decise che era il momento di bere il secondo caffè della giornata con tanto di zucchero grezzo di canna.
Chiesto il suo caffè mentre lo sorseggiava  all'improvviso senza alcun preavviso si sentì mancar le forze.
Necessitava di aria.
Aria fresca.
Ma a Bologna respirar aria fresca era difficile.
I portici trasformano la città in una camera a gas.
Troppo inquinamento.
Troppe auto.
Troppo tutto.
Ma altra soluzione non vi era.
Esce dal bar senza pagare.
La barista la rincorre e le ricorda di pagare il caffè appena consumato.
Giulia non comprende cosa quella persona stia lei dicendo.
Non comprende.
Si sente spaesata.
Si sente fuori luogo.
Giulia non c'è.

Cammina per le vie del centro, attraversando la lunga vetrina di via dell'Indipendenza, verrà accolta nel salotto rosso di Bologna.
Piazza Maggiore.
Ma prima di entrar dentro la storica piazza centrale di Bologna deve attraversare piazza Nettuno.
Vede una piazza colma di persone.
Nota una persona che seduta sulla testa del Nettuno invoca aiuto con tanto di megafono.
Nota tanti ragazzi che così di punto in bianco si gettano per terra.
Nota un presidio di studenti che solidarizzano con gli indignati spagnoli.
Ma nello stesso tempo ascolta il Padre Nostro e l'Ave Maria che in modo invadente conquista lentamente quella  che era la rossa Bologna.
Rossa per le tendine che circondano l'edificio storico del Comune mica per altro.
E per finire ecco che vede persone con il viso dipinto di bianco ed altre che suonano cercando di coprir quell'invasione del potere Vaticano nella piazza del pagano Nettuno.
Tutto in pochi metri.
Un concentrato di variegate esperienze di vita.
Dalla disperazione all'arte, dalla comunicazione alla lotta all'invasione del potere della Chiesa per non parlar della solita tipica indifferenza che regna sovrana in tal Paese.
Finalmente arrivata in Piazza Maggiore si guarda intorno.
Non riconsce più la sua Bologna.
Non riconosce neanche se stessa.
Non comprende chi è.
Vorrebbe chiedere aiuto.
Vorrebbe gridar al mondo aiutatemi.
Si sedette sulla panchina di pietra nell'atrio del palazzo comunale per rilassarsi ed isolarsi da quella concentrazione di esperienze sociali viste ed assorbite nella piazza del Nettuno.
Silenzio.
Finalmente silenzio.
Chiuse gli occhi ed immaginava, sognava.
Sognava di aver le ali e volar via da quel caos perenne.
Sognava di volare.
E Giulia volò.
Trasportata dalle mani del vento, si sempre quel vento che rapì i fiori nella terra di non confine,ora accompagnava Giulia sopra le nuvole.
Le persone di Piazza Maggiore non credevano ai loro occhi.
Tutti fermi, immobili, sorpresi, sconvolti.
Tutti a guardar il cielo.
Tutti ad osservar Giulia giocar con le nuvole.
Nuvole senza forma ora rappresentavano mille e variegate forme di fiori.
Vedevi tulipani, vedevi l'orchidea diveni bocca di leone, vedi le margherite divenir rose.
Giulia sopra le nuvole, nelle nuvole con le nuvole.
Quel cielo mai osservato, sempre sognato,spesso invocato.
A volte basta alzar lo sguardo, a volte basta andar oltre il proprio senso di falso limite imposto dall'adattamento a tal sistema, per scoprire tante immense magie.
Ed in tal reale e non regale mattina, Bologna ha vissuto la magia di Giulia.
Giulia vola, vola, vola...sopra le nuvole.

Marco Barone

continuerà...

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