Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

A Cristina Angeli.

Opicina, terra sospesa per la via distesa,

aria di mare nel profumo delle lacrime amare.

Sapore di caffè, zucchero di canna,

nudità grezza,

nella quiete sonnolenza.

Un sorso di nero,

suon di tazze,

tamburi danzanti,

nell'attesa di perder il senso del non più tempo.

Strada infernale,

via fatale,

attimo,

attimo,

attimo.

Vita catturata,rubata, privata,
vita non più viva,
vita non più viva.

Marco Barone
M&G

Dedicata a Cristina Angeli lavorava al bar Vatta di Opicina.
Morta a soli vent'anni in un tragico incidente stradale.

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